Pd, l’area Fierro chiede un atto di saggezza politica

lucio-fierro2-pdNon c’è pace nel Partito Democratico irpino. Continua il botta e risposta tra le varie anime dei democratici. Dopo la presa di posizione del gruppo dei franceschiniani, a prendere la parola sono anche gli esponenti della mozione “Un senso alla nostra storia”, che in una lunga nota scrivono: “Lo spettacolo che sta dando di sé il PD nell’affrontare la scadenza elettorale per il Comune di Avellino sembra fatto apposta per legittimare una immagine scostante della politica e per portare il centro-sinistra ad una sicura sconfitta. Noi non ci stiamo più. Se per un ulteriore senso di responsabilità lo facessimo, diventeremmo parte del marasma e tradiremmo la nostra identità. Dall’indomani delle elezioni politiche abbiamo indicato che solo la continuità con quanto avevamo fatto per dare la migliore immagine di noi agli elettori era la strada per conservare ad uno schieramento progressista e di rinnovamento il comune capoluogo. Abbiamo proposto che il PD, fulcro essenziale della coalizione, assumesse da subito la responsabilità di concordare con le altre forze del centro-sinistra una piattaforma elettorale di svolta rispetto al fallimento dell’amministrazione Galasso, di rottura con metodi sbagliati e soprattutto capace di corrispondere ai bisogni veri della città: il Comune della solidarietà e della cultura, il Comune che ripensa alla città ed al suo sviluppo chiudendo con qualsivoglia nuova edificazione e con la logica delle opere faraoniche per valorizzare e migliorare l’esistente. Abbiamo indicato il metodo della condivisione con gli altri partiti come quello essenziale per scegliere la rappresentanza apicale, fermo restante il diritto-dovere del PD, nucleo essenziale della coalizione, di avanzare le proposte. Abbiamo respinto, sin d’allora l’idea di primarie del PD ed indicata la possibilità di primarie della coalizione solo nel caso il tavolo del centro-sinistra, non pervenendo ad indicazioni unitarie, le avesse scelte come soluzione obbligata. Abbiamo sostenuto la linearità di questo percorso con la disponibilità piena a farci carico di un processo di condivisione con i moderati del PD di un candidato da loro indicato, astenendoci dall’avanzare nostre proposte pur legittime e forti. Questo percorso, a parole condiviso, è stato gestito o con pressapochismo o, -cosa che in queste ore appare sempre più evidente- con fini reconditi. Ha aiutato le ambiguità del gruppo dirigente l’esplodere di ambizioncelle personali che nulla hanno a che vedere con l’interesse della città, del centro-sinistra, del PD. Da qui la demagogia delle “primarie comunque” e lo spazio che si è dato a Sel per disimpegnarsi senza pagare il pegno per l’oggettivo indebolimento del centro-sinistra e di un progetto di rinnovamento della guida politica per la città. Abbiamo lavorato per ridare voce, nel PD, ai veri protagonisti della battaglia politica, i circoli cittadini, i loro gruppi dirigenti. I circoli, pur privi di una guida politica provinciale, hanno lavorato bene, sia dal versante della definizione di una base programmatica da sottoporre ai partners, sia predisponendo una bozza di regolamento delle primarie che fosse fondato su tre scelte non negoziabili: primarie effettivamente aperte, al riparo da incursioni clientelari e da immagini negative determinate da palesi conflitti di interesse, allargate alle forze disponibili, anche civiche, di cui fosse netta la scelta di collocazione nell’ambito del centro-sinistra. Una indegna recita ha manipolato tali indicazioni, in una prima fase attenuando la norma sulla incandidabilità (attraverso un marchingegno che aveva il solo merito di confermare come essa fosse necessaria nel suo rigore) e poi introducendo, con una “foglia di fico”, una norma contra personam per escludere qualche candidato scomodo. La successiva resipiscenza sulla incandidabilità, se coniugata, con il mantenimento della esclusione di Gianluca Festa, segna del sapore acre dello strumentalismo anche i passaggi di queste ore. Dopo che l’incerta condotta sul piano politico ha consentito a Sel di “sfilarsi” dal tavolo riducendo a ben poca cosa la coalizione, impedire di correre alle primarie a Gianluca Festa, che è stato alleato comunque leale del PD e che ha dichiarato di voler essere parte dello schieramento di centro-sinistra, ci porta al primo turno nella condizione di poter contare solo sulla forza del PD e poco altro. Noi non sappiamo se di questo si rendano conto gli “strateghi” alla cui regia dobbiamo il capolavoro che abbiamo davanti. Di certo c’è che se il risultato elettorale del primo turno, a prescindere dal candidato, dovesse presentare sorprese negative, tutti sappiamo sin d’ora chi ne è responsabile e non consentiremo poi di invocare scusanti per un errore politico così marchiano. Da questo affondare nella melma delle manovre e delle manovrine occorre uscire. Appelli in tal senso sono stati lanciati da pezzi significativi del partito. Lo chiede un popolo sconcertato e demotivato. Occorre un atto di saggezza politica: fermarsi sull’orlo del baratro e cercare le condizioni per cui quell’elettorato che ci ha dato la fiducia alle elezioni politiche ritrovi nel PD il suo interlocutore.”