L’appello dei profughi africani agli arianesi: “Aiutateci a restare qui”
Si mobilitano le associazioni e le parrocchie del Tricolle in favore dei profughi africani ospitati ad Ariano Irpino, alla vigilia della conclusione dell’emergenza umanitaria, prevista per il 28 febbraio. Sono tante le storie di disperazione e di speranza di giovani migranti, fuggiti dalla guerra di Libia, in cerca di un futuro migliore. Come la storia di Alidou, ventiquattrenne del Burkina Faso, che in Libia lavorava come muratore per aiutare la sua famiglia poverissima e che non aveva alcuna intenzione di affrontare un pericoloso e travagliato viaggio in mare. Eppure la guerra ha sconvolto i suoi programmi ed eccolo qui, ad Ariano Irpino, dal maggio 2011. Il giovane lancia un appello alla cittadinanza arianese: “Aiutateci a restare qui, indietro non possiamo tornare e non sappiamo come potrà essere il nostro futuro senza il vostro aiuto. A breve dobbiamo lasciare le strutture che ci hanno ospitato fino a questo momento. Facciamo appello al buon cuore degli arianesi per trovare un lavoro anche modesto e una nuova sistemazione. Ad Ariano abbiamo incontrato tante persone buone”. A scendere in campo in aiuto dei profughi, Luca Orsogna e Giovanni Maraia di ‘Ariano in movimento’, con una lettera al prefetto e ai sindacati provinciali: “Chiediamo che, nei confronti dei rifugiati che ancora non hanno trovato un’occupazione lavorativa, venga al più presto attivata la prosecuzione dell’accoglienza ordinaria fino all’inserimento nello Sprar, che è il sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, finalizzato all’accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione sussidiaria e umanitaria. Sono presenti Sprar in tutta Italia per un totale di 3mila posti e vi sono Sprar anche in zone non molto lontane da Ariano, come Conza della Campania e Foggia. Queste persone devono essere aiutate a presentare domanda di inserimento. I soggetti rifugiati devono essere considerati vulnerabili a causa del forte trauma psichico mentale determinato dalle violenze subite durante la loro vita, nei rispettivi paesi di origine, e a causa del lungo viaggio attraverso il mare e il deserto affrontato per arrivare in Italia. Chiediamo un supporto anche per chi è riuscito a trovare un’occupazione”.(Flavia Squarcio- fonte Il Sannio Quotidiano- edizione Irpinia)