DE MITA – L’eredità da raccogliere e l’onore da salvaguardare
Ciriaco De Mita ha spento proprio in questi giorni le sue 85 candeline. Un compleanno “festeggiato” tra un incontro elettorale e una telefonata inoltrata a qualche grosso esponente dello scudocrociato per sollecitarlo ad impegnarsi per contribuire al massimo risultato del polo di centro guidato da Mario Monti. Per lo statista di Nusco l’appuntamento delle politiche, del 24 e 25 febbraio, rappresenta una svolta fondamentale non tanto per la vita del Paese, ma per quanto della propria esistenza. Il leader campano dell’Udc si troverà a celebrare il passaggio di consegne della guida politica in Irpinia affidandola direttamente nelle mani del nipote Giuseppe, che salvo eclatanti sorprese potrebbe, finalmente, conquistare l’agognato scranno a Montecitorio. L’eurodeputato dell’Udc lo aveva promesso, del resto, che sarebbe sceso in campo al di là di una propria candidatura. Si sa il nipote prediletto, che lo ha seguito in ogni avventura politica, merita di essere “ricompensato” considerato anche che nel 2007 lo fece dimettere addirittura da segretario provinciale irpino del Pd per abbracciare la causa dell’Udc. L’elezione alla Camera del vice governatore della giunta regionale della Campania rappresenta – in buona sostanza – la scrittura del testamento politico dell’ex Premier. Giuseppe si troverà a breve a dover gestire una eredità politica piuttosto pesante. Un cognome a cui sono stati legati ruoli di massima responsabilità, dibattuti attraverso fiumi di inchiostro e cronache, che merita di essere tenuto ancora alto con l’onore e autorevolezza di sempre. L’intelligenza di Giuseppe, come ha sottolineato lo zio, è tale da avere le carte in regola per assumere il mandato parlamentare. Invece, per i ruoli di governo certamente bisognerà attendere, perché in Italia la Dc è scomparsa e i confini della nazione sono “leggermente” più ampi di quelli della Campania.