FERMARE IL DECLINO – Rossano: “Alto Calore… le responsabilita’ De Mita e De Luca”

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“Nell’attuale vicenda elettorale, mentre continuano i fumosi e noiosi discorsi relativi al radicamento sul territorio, stranamente nessuno dei candidati parla delle tante problematiche vere connesse alla risorsa “Acqua” e all’affidamento del servizio idrico integrato in Irpinia: non ne parla l’avv. De Mita, che fu consulente della scissione del consorzio Alto Calore nelle due società da esso derivanti: l’Alto Calore Servizi ed Alto Calore Patrimonio”. Lo scrive, in una nota, Claudio Rossano candidato al Senato con la lista “ Fare – per Fermare il Declino.
“E’ bene ricordare in questo momento agli elettori il suo criptico linguaggio allorquando teorizzava che “il canone d’uso in favore della società patrimoniale da parte del gestore sarà definito in modo generale ed astratto ovvero con un algoritmo di calcolo che prescinde dalla specificità del soggetto gestore di riferimento”.
Vorrà spiegare oggi agli elettori, in un linguaggio semplice, quel difficile concetto?
Quali sono stati i benefici per gli utenti irpini derivanti da quella stranissima scissione, che portò alla costituzione della società Alto Calore Patrimonio, oggi messa in liquidazione?
Ci dirà qualcosa il Sen. De Luca del processo per i reati di falso in bilancio nato dalle denunce dopo lo sdoppiamento in due tronconi dell’Alto Calore e conclusosi da poco per intervenuta prescrizione dei reati?
Ci dirà qualche esponente apicale del PD – che fu Presidente di Alto Calore Patrimonio – perché fu costituita la società Alto Calore Bluenergy, ora non più operante?
Quale vantaggio è venuto ai cittadini dalla costituzione di tale società, i cui soci erano anche tantissimi comuni irpini, che forse nemmeno conoscevano le “scelte strategiche” operate dai membri del c.d.a? Sapranno dire i tanti Presidenti dell’ATO perchè dopo dodici anni non è stato ancora affidato il servizio idrico integrato?
Eppure proprio in questi giorni il Consiglio di Stato ha stabilito la non coerenza dell’aumento del 7% sulle bollette idriche e pertanto gli enti acquedottistici saranno costretti a restituire ai contribuenti tali somme indebitamente percepite. L’Autorità per l’Energia ha anche escluso il metodo del conguaglio in bolletta e ha optato per quello della restituzione; pertanto i gestori dovranno immediatamente restituire quello che hanno ricevuto ingiustamente, senza compensarlo in bolletta. Potranno gli enti idrici locali far fronte a tale gravissima situazione, resa ancora più drammatica dalla vicenda della depurazione delle acque irpine, in molti paesi effettuata in maniera approssimativa?
Vorrà qualcuno spiegare perchè sono state fatte tantissime assunzioni negli enti acquedottistici, allorquando vi erano specifiche norme che lo vietavano? Vi fu forse voto di scambio?
Vorrà qualcuno dire se è possibile procedere ad assunzioni senza concorso alcuno in consorzi obbligatori di enti pubblici come l’ATO Calore Irpino, oggi commissariato?
“E’ mia opinione – conclude Rossano – che la vicenda delle acque irpine, il cui valore è di centinaia di milioni di euro, sia molto simile a quella della nota banca senese oggi sotto la lente degli inquirenti. Raccogliendo il monito odierno del procuratore della DDA Cantelmo: “I cittadini non possono stare a guardare come se certe vicende non fossero affari loro, delegando tutto alle istituzioni” sollevo, dopo aver detto queste cose per anni, anche in campagna elettorale, tale questione di legalità negata”.