“La mafia è un’emergenza culturale” – Libera e l’azione cattolica unite nella lotta alla criminalità

Si è tenuto al Carcere Borbonico di Avellino l'incontro che ha visto l'ampia adesione della società civile al dibattito sulla corruzione.

image1Avellino – Questa sera il Carcere Borbonico di Avellino ha ospitato l’iniziativa organizzata da Libera e dall’azione cattolica sul tema della corruzione. Non hanno presenziato il Presidente della Provincia, né il Sindaco di Avellino, che comunque i relatori hanno tenuto a ringraziare prima degli interventi. Presenti il magistrato Francesco Soviero e il Presidente generale di Libera Marcello Cozzi, assente invece per motivi di salute Mons. Marino.

Ha aperto il dibattito il Presidente di Libera Avellino Francesco Iandolo dicendo: “Sabato eravamo a Bologna insieme all’azione cattolica e abbiamo lanciato l’importanza dell’idea di ripartire dalla memoria. Domani Libera compirà 20 anni, 20 anni di lotte contro le mafie, ma sono necessari ancora più di 100 passi. Bisogna affermare una nuova cultura della legalità che sia antimafia sociale, l’antimafia dei diritti, l’antimafia di chi vuole fare la propria parte”.

Si è spesa poi una rappresentante dell’Azione Cattolica che ha sottolineato la necessità di confrontarsi sul tema della corruzione per capire cosa possiamo e dobbiamo fare. “Quando si pensa alla mafia si immagina il politico ammanettato, il costruttore e le mazzette, ma la corruzione è qualcosa di più profondo, un vero e proprio sistema di vita. La mafia è una cultura con un linguaggio proprio. Se è vero che il male può essere banale, allora la corruzione è abituale. Le comunità cristiane devono aiutare nel processo di conversione, anche perché ci sono tante persone che credono in una comunità civile e dobbiamo partire da questa realtà. E’ l’alba dell’Umanesimo della responsabilità, abbiamo diritti ma soprattutto doveri e perciò dobbiamo imparare a non ripiegare sull’individualismo”.

Ha presenziato a testimonianza di una personale esperienza con il mondo dei corrotti il giocatore dell’Avellino Calcio, Fabio Pisacane che così ha riferito: “Sono stato vittima di un gioco sporco anche io, che vengo da un quartiere difficile come quello dei quartieri spagnoli di Napoli, ma la mia famiglia mi ha insegnato il rispetto e l’onestà. Quando fui contattato per un’offerta di 50.000 euro in cambio di un pareggio, denunciai tutto alla società per cui giocavo. Ho fatto la cosa giusta e la persona che ha cercato di corrompermi è stata radiata. E’ bello poter correre a testa alta”.

La platea ha applaudito calorosamente l’intervento del giocatore biancoverde che si è mostrato commosso nel poter dare il suo contributo raccontando la sua esperienza.

A seguire è intervenuto il magistrato Soviero senza troppi giri di parole è entrato nel merito di questioni reali, analizzando anche le responsabilità di ognuno. “L’opinione pubblica spesso è distratta e la politica si occupa d’altro. Si parla di corruzione quando ci sono morti nelle strade o politici ammanettati ma la criminalità organizzata, anche senza fatti eclatanti, continua a prosperare. Entra nell’economia legale e la inquina. Mafia e camorra non sparano più per controllare profitti e territori, basti pensare che mentre nel ’91 si contarono 718 vittime di mafia, nel 2013 se ne sono registrate 52”.

Soviero ha posto poi l’accento sull’inefficienza della burocrazia italiana: “I politici agiscono per il potere fine a se stesso, aggirando le regole. Quando si fanno troppe leggi e per giunta incomprensibili è più facile che un cittadino per esercitare un suo diritto ricorra a un mezzo illecito.

Il magistrato si è soffermato poi su cosa sia effettivamente una casta, asserendo che essa si traduce nella creazione di una barriera tra il cittadino e uno Stato autoreferente. “La trasparenza è il rovescio della medaglia della democrazia – ha incalzato Soviero – Il reato del falso in bilancio per esempio consente la costituzione di fondi neri e quindi evasione fiscale, corruzione. Oggi la criminalità non indossa cappelli e lupare, ma ha i suoi adepti tra i professionisti, gente istruita. La camorra si serve dei politici e degli imprenditori, dei politici nella misura in cui hanno bisogno di voti e di denaro per mantenere il loro potere e degli imprenditori, ai quali concedono in cambio la pacificazione dei cantieri. Così il camorrista ottiene la protezione del politico e ha favori dall’imprenditore per partecipare alle gare d’appalto”.

Concretamente secondo Soviero la lotta alla mafia è una lotta innanzitutto alla disoccupazione e alla dispersione scolastica: “ A Scampia il principale datore di lavoro è la camorra. La lotta alle mafie dovrebbe essere il centro dell’azione di governo”.

A terminare la relazione è stato Marcello Cozzi che ha dichiarato: “ In primis bisogna ammettere quale sia realtà, dirsi la verità”.

Su Bologna Cozzi ha ironizzato: “Per la prima volta i dati numerici sono stati più o meno uguali a quelli della questura” e ha poi spiegato che la piazza bolognese e ogni sala in cui si discute di mafie sono testimonianza di una speranza, di una parte di società che costituisce un vanto. “Ce la possiamo fare – ha proseguito il Presidente di Libera- in 20 anni abbiamo costruito tanto. Abbiamo messo insieme 1600 associazioni ognuna con le sue specificità e potenzialità. Abbiamo messo insieme circa 6.000 scuole, fatto progetti con enti e istituzioni e abbiamo portato in piazza tutti i sindacati”.

L’intervento si è concluso con un ringraziamento alle famiglie delle vittime di mafia e alle cooperative: “Abbiamo messo insieme grazie a 650 famiglie tantissime storie di vittime innocenti purtroppo sconosciute e soprattutto abbiamo sfatato il mito che le mafie non hanno mai ucciso bambini, perché si contano almeno 90 morti in un secolo. Infine grazie alle cooperative nate dai beni confiscati alla criminalità organizzata e che portano lavoro pulito. Le mafie sono soprattutto un’emergenza culturale, per cui la vera sfida è la normalizzazione dell’illegalità laddove insiste la mafiosità. Come già ci diceva il 416 bis la presenza di intimidazione, assoggettamento e omertà sono sintomi di presenza mafiosa”.

Source: www.irpinia24.it