Filctem CGIL: salvaguardare le reti idriche
La Filctem CGIL, nel prendere atto della scarsa considerazione che la classe dirigente irpina rivolge al problema delle risorse idriche, ritiene necessario ribadire e sottolineare alcuni concetti essenziali riguardanti la gestione del BENE acqua in irpinia, peraltro ampiamente trattati nel II Congresso Provinciale, sia nella relazione introduttiva che nel documento politico finale.
La salvaguardia delle risorse idriche rappresenta sicuramente una delle priorità da affrontare nell’interesse generale della popolazione.
Per raggiungere questo vitale ed essenziale obiettivo, non è più rinviabile l’individuazione di una strategia complessiva che fronteggi quella che ormai sta diventando una vera e propria emergenza, sia per quanto riguarda la protezione da potenziali fonti di inquinamento, sia per quanto attiene alla razionale gestione che, a nostro avviso, deve necessariamente partire dalla drastica riduzione delle perdite e degli sprechi.
A tal proposito ci interroghiamo sull’efficacia delle varie iniziative fino ad oggi intraprese in tale direzione, considerato che, nonostante i tentativi posti in essere dai vari soggetti per sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica sull’importanza della corretta gestione delle risorse idriche, soli pochi Comuni hanno presentato proposte di finanziamento per l’ammodernamento delle reti idriche, mentre i tavoli di discussione su “patti per lo sviluppo” e su “grandi progetti” corrono il rischio di essere “inutili” e di far emergere tante contrapposizioni e ben poche proposte ed iniziative concrete che, peraltro, vengono “svuotate” per problemi politici o per insipienza e ignavia amministrativa.
Infatti si continua a predicare in un modo, ma poi molte Amministrazioni si comportano in tutt’altro modo.
Eppure dai dati forniti dai diversi gestori, in particolare da A.C.S. spa per quanto riguarda le Province di Avellino e Benevento, appare addirittura elementare giungere alla conclusione che non è più concepibile né accettabile registrare perdite in rete che, mediamente, superano il 50% dell’acqua captata, con punte addirittura superiori al 75%, senza contare che il nostro territorio, già devastato dal dissesto idrogeologico, veda aumentare, con le perdite delle reti, anche i fattori di rischio idrogeologico.
I mancati interventi di manutenzione, ammodernamento e potenziamento del sistema idrico integrato, cioè fognature, depurazione e rete idropotabile, corrono il rischio di determinare una vera e propria emergenza socio-ambientale, il tutto anche in considerazione dei vari fenomeni di inquinamento, come ad esempio l’inquinamento della falda profonda verificatosi nel montorese-solofrano o anche del drammatico stato ambientale dei principali corsi d’acqua (Sele, Calore, Sabato, Ofanto e Sarno), così da costituire un ulteriore onere sociale, oltre che economico, per tutte le popolazioni servite, regionali e non, che utilizzano l’acqua qui prelevata.
Ci fa specie constatare, e quindi denunciamo, come le Amministrazioni, Comunali e Provinciali, facenti parte dell’Assemblea dei soci che “vorrebbe” salvare A.C.S. e A.C.P., non siano conseguenti ed in grado di presentare i progetti idonei a mettere in sicurezza i cittadini, il territorio ed anche il patrimonio di competenze dell’A.C.S., dimenticando così tutte possibili drammatiche conseguenze sulla tenuta occupazionale e, più in generale, sulla complessiva gestione del servizio idrico e della depurazione delle acque reflue, ma anche dei loro bilanci in quanto soci.
Questa “inezia” ed “inerzia” al lavoro, condita di malafede politica, fa venir meno un’idea di sviluppo possibile, sostenibile ed immediato per l’Irpinia-Sannio per degli investimenti a tutela del bene acqua, che porterebbero evidenti ed immediati riscontri economici ed occupazionali.