Alessandro Gioia “La gente è stata educata alla rassegnazione sin dalla letteratura”

storiaAlessandro Gioia, portavoce de ‘Unione dei comuni serinesi’ esprime il suo punto di vista   sulla fortuna dei politici nella letteratura:

“Siamo tutti come i fontamaresi, Ignazio Silone aveva ragione, ha definito attraverso l’aspetto  letterario un’area filosofica, non solo territoriale, quella meridionale in generale, interpretandolo e senza pretendere di carpirne attraverso le opere una verità assoluta. La logica della curvatura rassegnata, del farsi cadere i denti per risparmiare, del non reagire mai. Del “pane e governo pane eterno” e del bussare con i piedi dinanzi alle porte del potere, finché ci sono porte. Adesso sono chiuse! Ci può essere fede individuale, ma non c’è certezza che l’aiuto possa venire dal cielo. E così siamo noi, figli di quella letteratura, abbiamo compreso la nostra posizione subalterna, ma incapaci di reagire. I migliori se ne stanno andando. Ignazio Silone, basterebbe parafrasarlo nelle sue meditazioni, è un dipinto di scrittura che pare venirti incontro. Siamo sempre stati  considerati un educatissimo gregge, ci accontentiamo di poco, in attesa del nostro piccolo spazio singolo, poco importa il prezzo. Storicamente  chi era diverso appariva quasi una pecora nera, forma stonata, ribellistica presenza. Parlare di dignità, di non compromesso, quasi una roba da perdenti. Uno così, un guaio per le più pazienti madri. Denigrato e pacche forti sulle spalle per svegliarlo e dirgli:” Piegati, striscia che conviene sempre!”.

Ed ancora aggiunge Gioia “Abbiamo strisciato, con pazienza dunque.  Inginocchiarsi sempre, senza nemmeno vergognarci più di tanto, lo facevamo per una giusta causa: il pane. Era per il bene, un atto di clemenza liberatoria, per un giusto lavoro, per il piacere di sentirsi paradossalmente liberi, e ora non c’è nulla. Tutto peggiora lo stesso. Un inginocchiarsi metaforico che in maniera chiara faceva e fa  comprendere: ”non ci lamenteremo mai…siatene certi”. All’improvviso tutto è cambiato: adesso viviamo senza speranza, la festa è finita e i dolci sono spariti. Ignazio Silone, un grande. Una penna profetica. Ha chiarito con umiltà e semplicità il nostro rapporto con il potere, contraddittorio,opportunista al punto giusto, ora sottomessi, ora impulsivi. Adesso che il declino appare sempre più esuberante chi gestisce il potere rimane chiuso in se stesso, non si lascia quasi notare. Chi si trova adesso fuori, senza una chiara andatura lavorativa, si accorge con amarezza e vena d’incubo che è solo. E’ come quando ognuno di noi chiude la propria porta di casa dopo aver passato un guaio in famiglia e appura alla fine di essere solo. Nonostante tanta rassegnazione dunque, abbiamo fatto la fine dei “MANGIATORI DI PATATE” di Van Gogh. Simili a quei contadini nel dipinto abbiamo ormai lo sguardo spento, consumati nella fatica fisica e mentale, ma si va avanti nonostante tutto. Ricordando lo scrittore abruzzese e cercando di interpretarne le parole: prima viene  Dio, ed è risaputo, poi il potere degli uomini, padrone della terra, poi le guardie del potere, poi vengono i cani delle guardie del potere, poi nulla, ancora nulla, e alla fine vengono gli italiani. E si può dire che è finito.”