Sanità, firmato il contratto 2022-2024: dignità e inclusione per i professionisti
Aodi (AMSI): "Ben vengano il dialogo e la maturità degli accordi, ma restano barriere per i professionisti stranieri e gravi ritardi sulle retribuzioni"
È arrivata la tanto attesa firma sul contratto nazionale 2022–2024 del comparto Sanità. Un passo importante per oltre 580.000 professionisti della sanità pubblica, che prevede un aumento medio di 172 euro mensili, pari al 6,8%, e risorse complessive per 1,784 miliardi di euro.
“Accogliamo con favore questo accordo, che nasce da un confronto lungo e serrato, durato mesi, tra sindacati e istituzioni. Essere arrivati alla fatidica firma è il segnale evidente che il senso di responsabilità verso i lavoratori ha prevalso sulle divisioni”.
Questo il commento e l’analisi del Prof. Foad Aodi, Presidente e fondatore di AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Internazionale UNITI PER UNIRE, nonché Direttore Responsabile di AISC NEWS (Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini). Medico, giornalista internazionale, docente all’Università di Tor Vergata, e membro del Registro FNOMCeO, Aodi, con oltre 25 anni di battaglie sanitarie alle spalle con le sue associazioni e movimenti, sottolinea le enormi criticità ancora presenti nel nostro Sistema Salute.
“Dobbiamo dirlo chiaramente: questo contratto non risolve il nodo della mancata valorizzazione economica dei professionisti sanitari. Gli infermieri italiani, che sono il perno del sistema sanitario, ad esempio sono ancora al terz’ultimo posto in Europa per retribuzioni. E continuano a essere sottoposti a turni estenuanti, aggressioni e carichi crescenti. Non basta un aumento, oltre tutto non certo epocale, a risolvere anni di sottovalutazione sistemica.”
“C’è poi un tema che continua a essere ignorato: oltre 110.000 professionisti sanitari di origine straniera lavorano oggi in Italia, ma il 65% di loro non può partecipare ai concorsi pubblici a causa di vincoli burocratici e ostacoli normativi – continua Aodi – E ci riferiamo al muro dell’obbligo della cittadinanza. Questo crea una situazione di esclusione che priva il SSN di competenze fondamentali, soprattutto nei territori dove il personale manca.”
Gli infermieri stranieri ad esempio sono oltre 43.000, cresciuti del 30% negli ultimi 5 anni grazie ai Decreti Cura Italia e Ucraina, ma solo il 28% riesce a lavorare nel pubblico. Il resto è nel privato, spesso con contratti precari o senza tutele.
“Serve un cambio di passo urgente e concreto. Chiediamo una semplificazione reale per il riconoscimento dei titoli, percorsi formativi clinico-linguistici, copertura assicurativa per tutti, accesso garantito alla formazione ECM, e soprattutto l’eliminazione del vincolo di cittadinanza per i concorsi pubblici”, afferma Aodi.
Le Regioni hanno già manifestato la necessità di questi operatori: solo tra il 2023 e il 2024, AMSI ha ricevuto oltre 13.000 richieste formali da enti pubblici per infermieri, medici e tecnici sanitari stranieri. Eppure, le norme li tengono ancora ai margini.
“Non possiamo più accettare che la burocrazia macchinosa e le onnipresenti barriere giuridiche impediscano l’inclusione di chi è già una risorsa attiva e indispensabile – conclude Aodi –. I professionisti di origine straniera non sono un’emergenza da gestire, ma una risorsa strutturale da integrare. E la sanità pubblica italiana deve fare questo passo se vuole davvero guardare serenamente al futuro.”