Di Giacomo (S.PP.) – Vicenda De Maria
"Non deve prevalere il principio della rieducazione a tutti e “a tutti i costi""
“Si sarebbe potuta evitare una seconda vittima – Chamila Wijesuriya, la collega di Emanuele De Maria con cui lavorava in un hotel milanese – se a prevalere non ci fosse stato il principio di offrire il permesso di lavoro (o qualsiasi altro beneficio di pena) a tutti e “a tutti i costi” come a chi è stato già condannato per aver sgozzato, una decina di anni fa, a Castelvolturno, una giovanissima tunisina”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria che aggiunge: “non esiste solo la rieducazione della pena da “garantire a tutti” ma anche e soprattutto la funzione restitutiva per vittime e familiari, altrimenti sarebbe troppo facile con un semplice e formale pentimento ottenere benefici di pena. A dimostrare la recidività di tanti detenuti che come De Maria hanno ottenuto permessi di lavoro o comunque benefici ci sono negli ultimi anni almeno una decina di casi. Il più eclatante è quello di Angelo Izzo, che insieme a due complici, si rese protagonista del massacro del Circeo. Un crimine che sconvolse l’Italia per la sua brutalità e che vide Izzo condannato all’ergastolo. Tuttavia, dopo 30 anni di reclusione, Izzo ottenne un regime di semilibertà, un provvedimento che avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità di reinserimento sociale, ma che si trasformò in un tragico errore di valutazione perché Izzo a Ferrazzano, in provincia di Campobasso, tornò ad uccidere barbaramente. Maria Carmela e Valentina Maiorano, madre e figlia, furono soffocate ed Izzo tentò di occultare i loro corpi nel giardino della villetta dove si consumò il delitto. Una tremenda vicenda che dopo 20 anni è ancora viva nella memoria della comunità molisana e per la quale non sono state accertate responsabilità, proprio come nei troppi casi analoghi”.
“Per questo senza alcuna intenzione di condurre una “Crociata” contro l’istituto dei permessi ai detenuti, raccogliendo diffusi dissensi di cittadini e ancor più di vittime e familiari di vittime, vogliamo ribadire il nostro punto di vista: si riveda con urgenza la normativa sui permessi e gli istituti di cosiddetta rieducazione. Per scongiurare altre vittime si istituiscano dei “paletti” precisi sull’applicazione dell’art. 21 escludendo chi ha commesso reati gravissimi e di sangue”.