“Quando mi chiamavano frocio”: il romanzo di Raffaela Vallese.
La presentazione del libro nella giornata mondiale contro l’omobilesbotransfobia.
Si è svolta nel pomeriggio di oggi, venerdì 17 maggio – in occasione della giornata mondiale contro l’omobilesbotransfobia – la presentazione del libro “Quando mi chiamavano frocio” di Raffaela Vallese, presso la Sala Penta della Biblioteca Provinciale di Avellino.
L’incontro, realizzato con il patrocinio morale della Provincia di Avellino, si inserisce nell’iniziativa “La discriminazione nuoce gravemente alla salute”, organizzata dall’associazione Apple Pie. L’amore merita Lgbt+. Ha partecipato, oltre al presidente di Apple Pie, Christian Coduto, Ivana Caputo di Agedo (Associazione nazionale genitori, parenti, amici di persone lesbiche, gay, bisex, trans +). Ha fatto da moderatrice, poi, la giornalista Selene Fioretti.
La Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia è una ricorrenza promossa dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l’Omofobia e la Transfobia, riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite, che si celebra dal 2004 il 17 maggio di ogni anno, nel giorno in cui, nel 1990, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) rimosse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. L’obiettivo della giornata è promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia, della bifobia e della transfobia.
“Quando mi chiamavano frocio” è un romanzo di formazione, che racconta il percorso di Dario, il personaggio protagonista, nella sua transizione che lo porterà a diventare Gisella e, quindi, nella sua autodeterminazione personale e piena affermazione; una storia intensa e vibrante che riporta a vissuti personali e privati, in cui riconoscersi e riconoscere.
«Nessuna legge, neppure la legge della natura, potrà dirti chi essere e chi puoi amare», scrive Raffaela Vallese. L’autrice ha dichiarato: «Quello che mi ha spinto, a 73 anni, a scrivere questo libro è il ricordo dell’adolescenza dei miei figli, in cui mi chiedevo come avrei reagito se avessero avuto un’esperienza del genere. Ho conosciuto questo mondo, che è il nostro mondo, e mi sono innamorata: qualcosa che gli altri discriminano, io invece accolgo».
Ha, poi, sottolineato: «Molti romanzi che parlano di transizione sono accomunati dal racconto della prostituzione, della droga. Io, invece, ho voluto scrivere qualcosa di diverso, una storia positiva – nonostante i molteplici aspetti di difficoltà che chiaramente caratterizzano un percorso del genere».
Ancora, ha continuato: «Il messaggio che ho voluto trasmettere ai lettori è quello dell’amore: per una famiglia, affiancare, prendere per mano, fare il percorso insieme al proprio figlio permette di risolvere qualsiasi angoscia questi provi, qualsiasi problematica, anche se non è semplice. La soluzione è l’inclusione, non la discriminazione».