“Omaggio al futurismo”, chiude con successo la mostra di giovani artisti
Un evento che ha attirato moltissimo l'interesse del pubblico avellinese che ha scoperto in pochi giorni bravissimi ragazzi di grande talento e opere di dirompente attualità
Avellino - Ha chiuso con successo la mostra d’arte contemporanea”Omaggio al futurismo” voluta e organizzata dal Circolo Proudhon Avellino, grazie alla collaborazione con Associazione culturale ”Nel segno dell’arte” e con il patrocinio dell’Acsi Avellino. La mostra ha coinvolto undici giovani artisti dell’Irpinia, del salernitano e del napoletano che hanno raccontato, con le loro opere, i temi, i concetti e le aspettative della prima avanguardia storica italiana del Novecento fondato da Tommaso Marinetti, capace di rompere l’isolamento provinciale del nostro paese e della nostra cultura e aprire un confronto tra Italia e il resto d’Europa. Un evento che ha attirato moltissimo l’interesse del pubblico avellinese che ha scoperto in pochi giorni bravissimi giovani di grande talento e opere di dirompente attualità e capaci di coniugare perfettamente razionalità e fantasia. Ad esporre le loro opere sono stati Vincenzo Liguori, Pellegrino Capobianco, Gabriella Chiaradonna , Michela Strollo, Antonia Ricciardi, Elisa Monica, Patrizia Luciano, Valentina Guerra, Davide Pellino, Emilio De Feo e Generoso Vella. Sabato scorso il vernissage della mostra con i saluti degli organizzatori e due interessanti relazioni tecniche sul futurismo.
A introdurre il dibattito e dare il benvenuto ai presenti è stato Emilio De Feo per il Circolo Proudhon Avellino e l’Acsi che ha parlato del Futurismo come “ un’avanguardia in grado di definire l’azione, di interpretare originalmente la realtà e fornire alle masse un lungimirante sguardo sul futuro. Il Futurismo fu un’interpretazione modernista, avventuriera, giovanilistica, aggressiva ed originale: grazie soprattutto all’abilità del suo ispiratore, alla sua genialità, al suo intuito, il movimento di Marinetti riuscì a celebrare, nel quotidiano, quella massima tanto esaltata, “scandalizzare i borghesi”, proponendo la propria idea, nella prassi giornaliera, attraverso azioni e comportamenti irriverenti e ai limiti dello scandalo. Il futurismo fu un vero e proprio laboratorio di fermenti, di idee, di progetti e di azioni, una palestra culturale della migliore gioventù intellettuale, che seppe offrire adrenalina e vitalità ad uno scorcio di secolo che le bramava follemente”.
Molto soddisfatto per l’ottimo riscontro e la riuscita dell’iniziativa, il curatore della mostra e presidente dell’Associazione ” Nel segno dell’arte, Generoso Vella: “Il futurismo c’insegna a essere intraprendenti, a seguire le regole, a essere razionali e operare in una direzione, comune a tutti. A essere gruppo e rispettare una condotta precisa e condivisa.Gli intellettuale di questa avanguardia ci hanno permesso di superare un passato, troppo invadente e molto ingombrante e stravolgere anche alcuni precetti : con il Futurismo, lo spettatore diventa elemento propulsivo del processo artistico – comunicativo ed è avvolto da fattori come l’azione, l’idea di movimento e di velocità, il moto delle figure che caratterizzano i quadri futuristi. Con estrema umiltà si è voluto riproporre quei temi e l’intento di questa mostra è lo stesso dei futuristi: lottare per un avvenire migliore. A volerlo sono i giovani artisti di oggi che danno prova della loro capacità espressiva e della scelta di trasformare questo caos, che accompagna le loro esistenze, in una ricerca di bellezza, di coraggio, di riscatto. Al Futurismo si deve l’obiettivo di svecchiare la nostra società e valorizzare le coraggiose creazioni giovanili, affinché l’arte possa continuare a rivelare energia, vivacità e ottimismo e motivare, con trasparenza e coerenza, a un mondo diverso, più semplice, più vivibile”.
Alcuni aspetti del futurismo sono stati approfonditi, invece, da Roberta Attanasio ( poetessa e scrittrice ) che ha relazionato sulle «sensazioni incrociate», prospettive dell’arte nella letteratura futurista: “Col futurismo oltre ad avere un’avanguardia abbiamo qualcosa di davvero nuovo: una forte unione tra la letteratura e l’arte e solo in questo caso non si può parlare d’ arte senza la letteratura e viceversa. L’opera d’arte futurista si caratterizza per mezzo di una combinazione di elementi di parola e per l’invenzione del tattilismo che crea una forte vicinanza tra sensi, tra il tatto, la vista e l’olfatto. Molti futuristi si avvicinano all’odore, al profumo, anche a quello sgradevole, e soprattutto a rompere quelle parvenze di armonia e a introdurre il rumore e odori forti. Il futurismo guarda a cio’ che è vero e alla realtà che ci circonda, a volte ipocrita e contraddittoria. La grande innovazione di questo movimento è non considerare solo la parola come unico mezzo scritto per comunicare ma dare importanza al carattere tipografico e a quelle sensazioni incrociate riconoscibili nella pagina scritta. Leggere un testo futurista è molto difficile ed è piu’ importante ascoltarlo. Solo in questo modo è possibile capirne esattamente il senso. Il vero carattere del futurismo è la simultaneita’, la velocita’, il dinamismo. Non si parla piu’ di statico e di oggetti fermi. Tutto cio’ che noi vediamo fermo, in realtà non lo è. Un occhio attento attivo vedra’ sempre il movimento , le linee di forza e la compenetrazione di piani e il nostro vivere in un’altra vita, l’ambiente. Noi siamo il prodotto di cio’ che siamo con le esperienze del mondo che a sua volta ci investe con la sua vita”.
Interessante anche l’intervento di Salvatore Di Marzo ( poeta e scrittore ) che ha approfondito il mito della macchina con la relazione «Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli». Percezioni futuriste di spazio e tempo: “Per capire esattamente il futurismo bisogna tornare indietro, tornare all’800 e delle invenzioni che hanno caratterizzato il secolo come il treno, l’auto, il telefono e la bicicletta che hanno modificato alcune percezioni del tempo e dello spazio consentendo all’uomo di ridurre le distanze tra i luoghi e il tempo impiegato per raggiungerli. Marinetti parte da un presupposto e cioe’ fondare una nuova societa’ attraverso il mito della macchina. Nel primo manifesto del futurismo del 1909, inscena un violento incidente d’auto e si ritrova in un fossato. La scena è simbolista, quasi allegorica e restituisce l’idea dell’ uomo moderno, partorito dalla macchina. E’ da quel momento che Marinetti abbandona il passato e diventa futurista, figlio della macchina e moltiplicato da essa, le cui percezioni diventano parte integrante della propria sensibilità numerica.Tutto questa mitologia della macchina ci rimanda a diverse concezioni di spazio e tempo: Marinetti parla di una velocita’ che determina l’abbreviazione delle distanze e di un tempo che non scorre , si ferma e che si concretizza nell’attimo preciso in cui esso è vissuto. Si esprime quasi come un sociologo e si fa portavoce delle trasformazioni della societa’ moderna. Da quelle lamiere contorte della macchina, l’uomo, secondo Marinetti, risorge a nuova vita. Sembra quasi anticipare la nostra epoca in cui basta in un click per conoscere le informazioni di tutto il mondo, si raggiungono posti lontanissimi con auto a velocita’ supersonica, dirigibili e aeroplani e le diverse forme di comunicazione esercitano nella psiche umana una decisiva influenza”.