Libertà di stampa, sì o no? Il convegno ad Avellino

Quanto conta il condizionamento esterno e quanto incide l'occhio vigile della magistratura sulla divulgazione dell'informazione? Al Circolo della Stampa parlano gli esperti.

fotoAvellino – Si è tenuto stamattina presso il Circolo della Stampa un convegno dal titolo: “Libertà di stampa, diritto di cronaca e diritto di critica”, organizzato dalla Camera Penale per discutere del delicato rapporto tra organi di stampa e magistratura. Presenti al dibattito, il Segretario provinciale del Sindacato dei Giornalisti, Gianni Colucci, e il Presidente della Camera Penale irpina, Giuseppe Saccone, moderatori; il Responsabile dell’Osservatorio sull’Informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere penali italiane, Renato Borzone, il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, il Componente della Giunta dell’Unione delle Camere penali italiane, Giuseppe Guida, il Segretario del Sindacato unitario dei Giornalisti della Campania, Claudio Silvestri, e il Responsabile della comunicazione dell’Unione delle Camere penali italiane, Giorgio Verano.

L’iniziativa nasce dal caso che l’articolo di Nicola Battista, pubblicato sul Mattino, scatenò qualche mese fa portando alla reazione verbalmente sovversiva dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati. In quell’articolo, in merito al sequestro della scuola media Enrico Cocchia, Battista aveva sostenuto che la Procura di Avellino si sostituiva con la propria attività agli adempimenti che sarebbero spettati, piuttosto, all’amministrazione cittadina, eleggendo il Procuratore Rosario Cantelmo a Sindaco del capoluogo irpino, in vece del Sindaco in carica Paolo Foti. E ancora, in un commento, Battista definiva le inchieste sul Sindaco di Avellino “una mozione di sfiducia”, abbastanza, pare, perché l’Anm si mobilitasse, scagliando un’accusa al giornalista, come riportato nella nota dell’Ordine dei Giornalosti della Campania: “Gravissime e infondate insinuazioni in relazione all’imparzialità e alle finalità dell’operato dei magistrati in alcuni procedimenti sugli amministratori in carica“.

Si è parlato di strapotere, di totalitarismo giudiziario, addirittura; di un Paese, l’Italia, in cui i giornalisti, tra enfatizzazione e approssimazione, a seconda dei casi, sono visti come “i cani da guardia del potere”, subalterno a quello politico nel sentire comune, della magistratura. “Si è voluto insinuare nell’opinione pubblica che l’articolo in questione volesse accusare l’organo inquirente di appropriarsi di prerogative spettanti, piuttosto, all’amministrazione, laddove la ricostruzione critica di Battista mirava, invece, a lodare per le stesse ragioni l’intervento della Procura“: è quanto dichiarato dall’Avv. Saccone, esplicito, comunque, nel difendere gli “ambienti” giudiziari da quella visione unilaterale e approssimativa che confonde la verità, quando un senso di responsabilità manca a chi si occupa di informazione e divulgazione.

Il rapporto tra stampa e universo giudiziario è disfunzionale e non possiamo negarlo – ha affermato il Dr. Guida -, poiché prevale oggi una logica inquisitoria e autoritaria di cui la Stampa stessa è responsabile, per via dell’asservimento colpevole cui si presta“. Atteggiamenti inopportuni e lesivi della libertà di stampa garantita dalla Costituzione, nonché deontologicamente fuorvianti, hanno fatto sì, secondo Guida, che la Magistratura si sentisse legittimata ad ammonire la Stampa, tendenzialmente sua sostenitrice, a non criticarne le attività e le scelte.

Gli italiani vanno educati a sberle“, aveva affermato il Presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, in occasione di un’intervista, e “trovo gravissimo – ha concluso Guida – che nessuna testata, per quell’affermazione, lo abbia invitato a dimettersi, per aver espresso una visione autoritaria che da un giudice non ci si aspetta“.

In Italia, allora, c’è davvero libertà di stampa? Le statistiche ci dicono che il nostro Paese si colloca al settantasettesimo posto, dopo, tra gli altri, Armenia e Burkina Faso, che pure è uno dei Paesi più poveri del mondo. Claudio Silvestri parla di giornalisti “nel mirino” di criminalità organizzata, politica, magistratura e accenna a una cartellina, quella del giudice Davigo, appunto: “Per una serena vecchiaia” è l’appunto e contiene centinaia di querele ai danni di giornalisti. “Chiediamo – dice Silvestri – l’istituzionalizzazione dei provvedimenti contro chi fa querele temerarie, che prevedono risarcimenti senza nessun supporto di prova, e la cancellazione del carcere per i giornalisti. Il Parlamento sembra ancora ignorare le nostre richieste, perché al nostro Paese non interessa, infondo, avere una Stampa libera; gli fanno comodo i cani da guardia“.

 

di Eleonora Fattorello

Source: www.irpinia24.it