A 50 anni dalla sua morte un convegno celebra l’artista Carrà

Al Palazzo Vescovile un convegno di studi sulla carriera e le opere di un grande protagonista del novecento e della storia del'arte

convegno carra'Avellino si apre alla grande arte contemporanea e celebra il maestro Carlo Carra’ nel cinquantesimo anniversario dalla sua morte. Si è tenuto ieri il convegno di studi con cultori d’arte ed esperti che hanno esaustivamente ricordato il grande pittore italiano nella sala conferenze del Palazzo Vescovile in Piazza Libertà dove sono state esposte anche due opere del 1924 intitolate “Bagnante” e “Onde”.

La serata è stata condotta dal Dott. Vincenzo Sbrescia,cultore d’arte e coordinatore provinciale di Fare Ambiente e aperta del saluto della poetessa Prof.ssa Maria Rosaria Di Rienzo che ha invitato l’assemblea ad avere fiducia nella potenza creativa dell’uomo: “ L’arte offre la possibilità di vivere momenti che illuminano il quotidiano e a superare i limiti dell’esistenza. Sono questi momenti la ragione piu’ profonda del nostro sentire e il dono piu’ grande dal Cielo”. Riflessioni profonde e condivisibili che conducono a una definizione di arte come ‘‘ un sogno che conduce a mari ignoti. In cui si scoprono il disincanto, la solitudine, il tradimento ma anche oceani di bellezza che si irradiano nella liberta’ e nella verita’. L’arte quando diventa universale crea un legame inscindibile tra gli uomini. Tocca tutti i cuori e crea legami e stati d’animo comuni come Onde di Carra’ in cui un mare in burrasca diventa metafora della nostra vita fatta anche di angosce, dolori e disinganni che non offre la possibilità di recuperare il sogno “.

Presente tra gli ospiti anche l’artista Francesco Roselli di Calitri che ha proposto ai presenti sue personali considerazioni su Carrà :” L’incontro di questa sera mi riporta indietro col tempo quando ai tempi della scuola ho studiato la vita e le opere di Carrà. Considero il futurismo una corrente intensa che proponeva una rottura con l’arte precedente. Ha riportato la grande arte internazionale in Italia e ha dato immenso valore ai nostri artisti che col futurismo ottennero la sintesi di tutte le manifestazioni artistiche che partono dall’impressionismo alla meta’ del secolo scorso esaltando orgogliosamente la modernità ma anche l’italianità”.

Particolarmente entusiasta dell’iniziativa l’Arch. Ingrid Titomanlio (presidente Club per l’Unesco di Avellino, convinta che la cultura possa ” contrastare quelle menti diaboliche che vogliono distruggerla. La cultura è lo strumento per avvicinare i popoli , costruire legami forti e contrastare le violenze”. Dichiarazioni che sintetizzano i già noti intenti educativi e di promozione di pace dell’Unesco .

Interessanti anche l’intervento di saluto di Don Gerardo Capaldo (Direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali della Diocesi di Avellino) che ha ricordato come la pittura, fin dalla preistoria e prima di ogni cosa, ha cercato di raccontare l’umanità seppur attraverso un’immagine trasfigurata, priva di materia e oltre la realtà e di come sia importante invece riprodurre la natura affettiva e relazionale dell’uomo e di quanto si senta il bisogno di riscoprire i suoi reali bisogni e priorità

Ad illustrare invece la biografia di Carrà il Dott. Angelo Cutolo, cultore di storia locale, che ha parlato dell’artista definendolo la figura che ha vissuto pienamente il 900, il secolo delle grandi conquiste e delle tragedie e che considerava l’arte come risultato di una operazione mentale. Dalla relazione si scopre che Carra aderì a diverse tendenze artistiche dal Realismo al Divisionismo, dalla Metafisica, al Realismo mitico degli anni Venti e Trenta e che fu figlio di una coppia di artigiani. Inizio’ come decoratore e dopo aver frequentato scuole di disegno si iscrisse all’Accademia di belle arti di Brera. Firmò il Manifesto del Futurismo e fu collaboratore delle riviste “Lacerba” e “la Voce”. Nel fondò con De Chirico, la Metafisica e per 17 anni fu critico d’arte per “l’Ambrosiano “. Dopo il ’19 cominciò un periodo di crisi, superata nel 21 con una nuova pittura concentrata sulla semplificazione dell’immagine e nel 1923 affrontò il tema del paesaggio marino. Nel 1941 venne nominato professore di pittura all’Accademia di Brera e negli anni del dopoguerra cambiò gradualmente le atmosfere dei suoi paesaggi e delle marine, con superfici smorzate, pennellate meno compatte e una maggiore luminosità.

“Una vita piena di avvenimenti” – come ha sottolineato il Dott.Luca Nacca cultore d’arte – “Molte opere realizzate e tanti multipli d’autore ovvero immagini prodotte in piu’ esemplari da considerarsi non una copia ma un originale. Le stampe artistiche vengono prodotte attraverso una superficie detta matrice, di rame o zinco, per l’incisione o l’acquaforte, pietra per la litografia e legno per la xilografia. In particolare due sono i periodi in cui Carrà si è dedicato alla grafica è sono dal 22′ al 28′ e dal 44′ al 64′ in cui si concentrò tantissimo nella diffusione di aspetti inediti delle sue intenzioni attraverso la semplicità della composizione e l’assenza di colore con qualche cenno di grigio”.

Infine una dettagliata relazione a cura del prof. Stefano Orga critico d’arte sull’opera di Carlo Carrà negli anni venti: “Carrà è stato uno degli artisti più importanti che l’Italia ha avuto e una figura molto affascinante che ha sempre colpito l’interesse del pubblico poiché incarna tutto il 900. Sono 111 le tipologie di opere grafiche realizzate, migliaia i suoi dipinti su olio e tempere e oltre 100.000 i suoi disegni . Quasi tutti pubblicati mentre le opere grafiche lo sono tutte”.

Una carriera intesa che si sviluppa in parallelo alla professione di teorico e critico dell’arte per riviste come Lacerba, Voce , Valori Plastici e l’Ambrosiano.

“Gli anni venti furono cruciali per la sua carriera e per l’Italia caratterizzata in quel momento da trasformazioni sociali e politiche che cambiarono la nazione. Nel 1921 supera un periodo di crisi con la corrente del realismo di Carrà o realismo magico mistico che lo isola da qualsiasi manifestazione di gruppo come la metafisica che abbandona per dedicarsi a una nuovo stile che si basa sul paesaggio. Riprende correnti dell’800 come il verismo e le interpreta in chiave metafisica. Sviluppa la corrente della poesia e delle cose ordinate e definirà l’arte come il mezzo per rappresentare la bellezza e la grazia . Riprende laghi, campagne, paesaggi e scopre nel 1922 l’incisione realizzate su rame e poi stampate. Nel 1924 invece l’ incisore milanese Guidi lo avvierà a una nuova tecnica artistica, la calcografia.

Dal 1923 soggiorna a Camogli , in Liguria, dove realizza poche tele, tanti disegni e incisioni che non superano i 27 esemplari. Dal 1944 la tiratura fu invece 100-110 rispetto ad altri che realizzavano 8000 esemplari. Nel 1925 si trasferì in Toscana e l’anno seguente acquistò una casa a Forte dei Marmi in Versilia dove viveva quattro mesi l’anno fino all’anno della sua morte. All’epoca quella cittadina non era un luogo di villeggiatura ma un paese di pescatori riprodotto dall’artista in diversi disegni, bozzetti e dipinti”. In quel periodo modificò radicalmente la sua poetica. Alcuni quadri sono quasi astratti e, attraverso l’amore per l’amore e l’ambiente, raggiunge il momento il piu’ alto del suo verismo . “La sua produzione di questi anni fece conoscere la Versiglia del 26-27 , ancora non toccata dal boom del turismo e degli stabilimenti balneari sulla costa. I lavori di Carrà furono caratterizzati da tratti essenziali e colori chiari che conducevano l’osservare a sviluppare la propria fantasia per definirli. Furono opere abbozzate che nascevano da una interpretazione della natura e che si arricchì di elementi immaginari come cavalli, personaggi o pescatori. L’opera iniziata in un modo veniva modificata nel corso della sua realizzazione ampliando in questo modo la sua liricita’ e poeticita’. Questa è la grandezza di Carrà negli anni venti che viveva in quegli anni una sorta di momento catartico. Una lunga e profonda ricerca che si concretizzava in un incontro con l’infinito. Carrà si immedesimava con l’opera, la purificava. Questo suo modo di fare lo hanno reso importante e significativo per il 900 e per la storia dell’arte di tutto l’occidente” conclude il dott. Orga.

Sabato 30 aprile ore 18 nuovo appuntamento con l’arte alla scoperta dell’arte sacra di Cesare Uva con la presenza del prof. Andrea Massaro storico.

Generoso Vella

 

 

 

Source: www.irpinia24.it