Mangone omaggia Van Gogh al Papavero

"Arte e cucina si incontrano in un evento unico a Eboli"

Mangone arte4Due universi apparentemente distanti si sono incontrati in un solo luogo, in un solo tempo, sotto un’unica luce creativa. L’arte pittorica di Fernando Mangone, uno degli interpreti più intensi della scena contemporanea italiana, si è fusa con la cucina dello chef Fabio Pesticcio, con i dolci nati da miscele non di colori ma di ingredienti e spezie della pastry chef Benedetta Somma e il lavoro di tutto lo staff del ristorante Il Papavero, una stella Michelin. Il risultato è stato un evento unico nel suo genere: una performance dal vivo in cui Mangone ha dipinto un quadro ispirato al suo Maestro ideale, Vincent Willem van Gogh, proprio mentre in cucina prendevano forma piatti pensati per dialogare con l’opera, con i suoi colori e con la sua forza emotiva. Una tela e un piatto, due creazioni che nascono dal gesto, dal fuoco, dal pensiero, ma soprattutto dalla passione. E che hanno un comune obiettivo: toccare chi guarda e chi assaggia.

Van Gogh è stato sempre la mia ossessione luminosa“, racconta Fernando Mangone. “Nel suo colore c’è tutto: la malinconia, la rabbia, la speranza, l’amore per la vita. In questa serata ho voluto riportare quell’energia sulla tela, lasciandomi attraversare dall’atmosfera del Papavero, dalla musica delle padelle, dai profumi della cucina. Non è stata solo pittura, è stato un gesto di connessione”. Il Papavero non è un ristorante come gli altri. Aperto il 14 maggio 2003, grazie all’intuizione di Maurizio Somma, è diventato negli anni un punto di riferimento per chi cerca una cucina autentica e contemporanea, basata su ingredienti del territorio e un’etica di lavoro che privilegia la sostenibilità e il rispetto per le materie prime. Dal 2011 vanta una stella Michelin, riconoscimento che la casa considera “un premio di squadra”, condiviso tra sala e cucina, tra chi crea e chi racconta.

Quello che cerchiamo di fare ogni giorno è dare valore a ciò che abbiamo attorno”, spiega lo chef Fabio Pesticcio. “Usiamo solo ciò che conosciamo, ma lo combiniamo in modi nuovi, mai banali. È una cucina di pensiero, ma anche di pancia. Quella sera, con Mangone che dipingeva a pochi passi da noi, tutto aveva un senso ancora più profondo: ogni gesto era un dialogo, ogni piatto un’estensione di un pennello.”

Al Papavero, la bellezza non è solo visiva ed è fatta di profumi, di materia viva, di texture, di sguardi tra cucina e sala, dove il servizio è parte integrante della narrazione. Lo staff composto quindi da Fabio Pesticcio, Omar Yalcouye, Valentino Matonti, Benedetta Somma, Francesco Rando, Nicola Lasorsa, Andrew Vastola e Rosanna Salomone – lavora come un’orchestra, guidata dalla visione condivisa di un luogo che è più casa che ristorante, come si percepisce entrando nelle sue stanze eleganti e raccolte, o nel giardino estivo lussureggiante. Il senso di questa serata? Mettere in connessione arte visiva e arte gastronomica, rendere entrambe esperienze vive e non solo oggetti di consumo o di osservazione.

La Fondazione Arte Mangone, presieduta da Anna Coralluzzo, ha promosso con convinzione questo incontro, che rappresenta il primo passo di un progetto più ampio fatto di eventi, residenze d’artista e contaminazioni creative. “Vogliamo uscire dai confini delle gallerie”, dice la presidente Coralluzzo. “Vogliamo che l’arte sia vissuta, sentita, assaggiata. Questa serata non è stata solo un evento, è stata un’esperienza completa, dove lo spettatore è diventato protagonista, attraversato da due linguaggi diversi ma complementari e il risultato sono stati due capolavori: uno sulla tela, l’altro nel piatto.”

Questo è solo l’inizio di un percorso“, conclude Maurizio Somma, anima imprenditoriale del Papavero. “Noi crediamo che la cucina non sia solo nutrizione, ma cultura e la cultura si fa insieme. Quando un artista come Mangone entra nel nostro spazio e crea qualcosa sotto i nostri occhi, anche il nostro modo di cucinare cambia e cambia anche chi assaggia.” 

Source: www.irpinia24.it