“Per la sicurezza serve rieducazione”

Meloni: "Non bastano nuovi reati, bisogna investire su formazione e lavoro in carcere"

pexels-rdne-6069351Sembra quasi una formula matematica, maggiore è il numero dei reati, maggiore sarà la sicurezza dei cittadini. Con tutti i reati che sono già previsti in Italia, il nostro paese dovrebbe essere il luogo più sicuro al mondo. In realtà, assomiglia ad una formula matematica, ma non fa tornare minimamente i conti. In primo luogo perché aumentare il numero di reati, non vuol dire che si vadano a colpire delle condotte che in precedenza fossero prive di punizione. I nuovi reati spesso sono soltanto delle specificazioni di reati similari già sussistenti e che già erano in grado di inglobare le condotte di cui ai nuovi reati, oppure se non sono delle mere specificazioni di reati similari, molte volte sussistevano comunque delle figure di reato alle quali fosse possibile ricondurre determinati comportamenti. In secondo luogo, il numero dei reati può anche aumentare ma i soggetti che delinquono, come sappiamo, sono alla fine sempre gli stessi. Il tasso di recidiva è molto alto. Aumentando il numero di reati, in linea generale, noi non andiamo, quindi, a colpire, ad aggredire delle nuove sacche di criminalità impunita, una moltitudine di persone che sino ad oggi era rimasta senza punizione, e non aveva avuto esperienze di sanzioni penali. Certamente, in merito a questi soggetti dediti ad una vita delinquenziale, la previsione di figure più specifiche di reato, ne potrà aggravare la pena. Sarà possibile tuttavia ritardare il tempo del fine pena, ma prima o poi dovrà ugualmente verificarsi il momento dell’uscita dagli istituti. Ed è proprio su questo momento dell’uscita che si gioca la vera grande partita per aumentare la sicurezza dei cittadini. Un soggetto che non è stato rieducato durante la sua esperienza di vita penitenziaria è destinato subito dopo l’uscita dal carcere a commettere dei nuovi reati, spesso molto più gravi di quelli commessi in precedenza e, quindi, a tornare nuovamente all’interno degli istituti. Escono dal carcere soggetti che frequentemente non hanno un tetto, non hanno una rete di protezione familiare, non hanno un lavoro, e non posseggono neanche la necessaria formazione per svolgere un lavoro. È facile presagire che questi soggetti, usciti dal carcere, torneranno in breve tempo a commettere dei nuovi reati. Per aumentare la sicurezza dei cittadini bisogna evitare che chi esce dal carcere torni nuovamente a delinquere. Quando si pensa alla rieducazione da una parte viene in mente la Costituzione, dall’altra molti tendono contemporaneamente a sorridere, come se si trattasse di una “favola della buona notte”, di un qualcosa di non realizzabile. In realtà, rieducare non significa per forza provocare i grandi pentimenti, le grandi conversioni di vita, le straordinarie mutazioni dell’indole da cattiva a buona. Rieducare significa semplicemente mettere il più possibile in condizioni di non delinquere ulteriormente, il soggetto che ha appena finito di scontare una pena. Queste condizioni si creano innanzitutto se sin dal principio dell’esecuzione della pena vengano forniti la necessaria istruzione e formazione ad un mestiere, e venga intrapreso durante la stessa esecuzione della pena, un percorso concreto di lavoro da poter estendere agevolmente e senza interruzioni al momento successivo e cruciale che è quello dell’uscita dagli istituti. Per aumentare la sicurezza dei cittadini serve quindi un grande investimento sulla rieducazione, intesa non solo come progetti, ma anche come personale e dotazioni. Un discorso a parte meritano i soggetti tossicodipendenti, per i quali, naturalmente, il discorso della rieducazione deve essere necessariamente accompagnato da un serio percorso di disintossicazione.”

Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.

Source: www.irpinia24.it