Professione Sanità, allarme in Europa: «Carenze, burnout e violenze»

Strasburgo, convegno Vannacci sulla sanità. Aodi (AMSI): «Servono 125mila medici. Ancora esclusi il 65% degli stranieri»

aisc newsIn occasione della Conferenza internazionale “Professione Sanità: Resistere, Evolvere, Proteggersi – Tra Carenze, Burnout e Violenza”, svoltasi recentemente presso la sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, è intervenuto in qualità di relatore – in collegamento videoconferenza dall’Italia – il Prof. Foad Aodi, medico fisiatra, esperto in salute globale, docente universitario, giornalista internazionale, direttore dell’AISC (Agenzia Mondiale Britannica Informazione Senza Confini), presidente di AMSI, UMEM e fondatore del Movimento Internazionale Uniti per Unire.

Il dibattito, di alto profilo istituzionale, è stato promosso dall’On. Roberto Vannacci (Europarlamentare) e ha visto la partecipazione delle principali federazioni professionali italiane, tra cui:

• Roberto Monaco, Segretario Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri;

• Alessandro Stievano, Chief Nurse Italia Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche; 

• Diana Paoloni, Consulente per lo Sviluppo Professionale e di Carriera delle Professioni Infermieristiche all’Estero; 

• Antonello Madeo, Avvocato Penalista e Professore di diritto e procedura penale;

• Corrias Antonio – Presidente Sistema Italiano Autodifesa.

Moderato dal giornalista Ciuccio Devis, il convegno ha analizzato le principali criticità del sistema sanitario europeo e italiano: carenza cronica di personale, fuga all’estero di giovani specializzandi, burnout, turni massacranti, aggressioni in corsia, e mancata integrazione dei professionisti stranieri.

Ringraziamo il Parlamento Europeo per aver ospitato un confronto di grande valore su temi che toccano la pelle viva della nostra società. Ringraziamo l’On. Vannacci per aver dato voce, attraverso le mie parole, ai movimenti e alle associazioni che presiedo e ho fondato. La salute è il cuore dell’Europa: senza chi cura, non possiamo costruire un futuro condiviso”, ha esordito il Prof. Aodi. “In un momento così delicato, è fondamentale parlare di chi ogni giorno tiene in piedi il nostro sistema: medici, infermieri, operatori sociosanitari che spesso lavorano in condizioni estreme, senza tutele e senza il riconoscimento che meritano“.

Solo in Europa mancano all’appello 1,4 milioni di professionisti sanitari. In Italia – riferisce Aodi citando le indagini AMSI e UMEM – abbiamo bisogno urgente di almeno 125.000 medici e 60.000 infermieri, senza considerare i più di 100.000 che usciranno per pensionamento entro il 2030: 35.600 medici e 66.670 infermieri. È una cifra impressionante che ci deve far riflettere: il nostro sistema è al limite della tenuta, e senza un cambio di passo immediato rischia il collasso”.

In Italia lavorano oggi oltre 110.000 professionisti sanitari di origine straniera, tra cui più di 43.000 infermieri. Ma nonostante il loro contributo, il 65% dei medici e professionisti della sanità stranieri in Italia resta escluso dal Servizio Sanitario Nazionale. Solo il 28% riesce a lavorare nel pubblico. È un paradosso inaccettabile. Diamo formazione, ma poi li lasciamo ai margini. Questa non è integrazione, è spreco di competenze.”

Il Prof. Aodi ha ricordato come il Decreto Cura Italia e il Decreto Ucraina abbiano permesso l’ingresso nel sistema di circa 10.000 medici e 17.000 infermieri stranieri, evitando la chiusura di oltre 2.900 reparti nel biennio 2023-2024. “Senza di loro, molte strutture sarebbero oggi irrimediabilmente chiuse. È il momento di riconoscere che questa forza lavoro non è una toppa, ma una risorsa strutturale“.

Il burnout non è più una parola da convegno, è il volto stanco e demoralizzato che ogni giorno incrociamo nei reparti. Il 59% degli infermieri italiani si dichiara molto stressato, e quasi la metà (47,3%) afferma di non ricevere alcun tipo di supporto emotivo. In numerosi casi, gli operatori sanitari coprono fino a 15 turni di pronta disponibilità al mese, il doppio rispetto a quanto previsto. Questo non è lavoro: è usura.

La situazione è aggravata da una vera e propria emergenza legata alle aggressioni in corsia: “Nel 2024 abbiamo registrato 25.940 episodi di violenza, soprattutto contro donne e professionisti stranieri. E solo tra gli infermieri si stimano oltre 130.000 episodi annuali tra insulti, minacce e aggressioni fisiche. Lavorare in sanità è diventato un rischio.”

Nel suo intervento, Aodi ha rilanciato un pacchetto di riforme proposte da AMSI e UMEM, che includono:

• Formazione linguistica mirata alla pratica clinica;

• Accesso semplificato all’Educazione Continua in Medicina;

• Semplificazione delle procedure per il riconoscimento dei titoli conseguiti all’estero;

• Copertura assicurativa obbligatoria e completa per la responsabilità professionale;

• Aumento delle borse di specializzazione nelle discipline carenti;

• Contratti più stabili e retribuzioni più adeguate al contesto europeo;

• Norme severe contro le aggressioni, con vigilanza e supporto psicologico permanente;

• Potenziamento della medicina territoriale e degli ambulatori di prossimità;

• Riconoscimento pieno del ruolo dei professionisti della sanità nel team di cura;

• Uniformità delle autorizzazioni tra strutture pubbliche, private e farmacie.

La nostra battaglia è per una sanità più giusta, più umana, più forte. Un sistema che riconosca il valore della diversità, che protegga chi ogni giorno si prende cura degli altri. Non possiamo accettare che chi salva vite sia trattato come una risorsa sacrificabile. Senza i professionisti, non c’è cura. E senza cura, non c’è società“, afferma Aodi. “Nel corso del mio intervento, ho sottolineato la necessità di affrontare con urgenza la questione dei professionisti della sanità entrati in Italia durante l’emergenza sanitaria, in particolare attraverso il Decreto Cura Italia e il Decreto Ucraina. È fondamentale risanare la loro situazione giuridica e professionale, riconoscendo il valore del contributo fornito in una fase critica per il nostro sistema sanitario.

Pur già menzionate, tengo a ribadire le proposte avanzate, di cui ho confermato urgenza e importanza:

• Intensificare i corsi di lingua italiana per agevolare l’inserimento professionale e sociale;

• Iscrivere i professionisti sanitari agli albi di riferimento, ove in possesso dei requisiti;

• Garantire la copertura assicurativa e l’accesso all’ECM (Educazione Continua in Medicina);

• Contrastare la medicina difensiva e la crescente fuga all’estero di medici e operatori sanitari;

• Affrontare con decisione il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario.

Tali istanze rientrano nel quadro delle proposte del nostro “Manifesto per una Buona Sanità Internazionale e Buona Immigrazione”, che portiamo avanti dal 2000 con l’obiettivo di costruire un sistema sanitario più equo, integrato e rispettoso delle competenze di tutti”, ha concluso Aodi.

DATI E RILEVAZIONI AMSI (riepilogo finale)

• Mancano 125.000 medici e 60.000 infermieri in Italia;

• Oltre 110.000 i professionisti sanitari di origine straniera attivi nel Paese;

• Solo il 28% dei medici stranieri lavora nel pubblico;

• 2.900 reparti salvati grazie al contributo degli operatori stranieri (2023-2024);

• Il 59% degli infermieri italiani si dichiara stressato;

• 25.940 aggressioni registrate nel 2024 – oltre 130.000 episodi tra infermieri;

• Il 45% degli specializzandi italiani valuta l’emigrazione;

• Mancano 1,4 milioni di operatori sanitari in Europa.

Source: www.irpinia24.it