De Pierro protesta davanti al tribunale a Roma

Il presidente dell'Italia dei Diritti, vittima di aggressione, avvia manifestazioni e sciopero della fame per un giusto processo

Panda con vetro infranto a pugniIl prossimo 3 luglio presso l’Ufficio del Giudice di Pace Penale di Roma potrebbe scriversi, nella storia giurisprudenziale italiana, un precedente clamoroso in tema di sicurezza pubblica. A lanciare l’allarme è il movimento politico Italia dei Diritti – De Pierro che annuncia 2 manifestazioni di protesta previste per il 19 e  per il 26 giugno. La prima proprio davanti all’Ufficio del Giudice di Pace in via Gregorio VII e l’altra di fronte al tribunale di piazzale Clodio.

La vicenda ha avuto inizio la mattina del 23 marzo 2023 quando il giornalista Antonello De Pierro, presidente della nota formazione partitica che ha fondato la sua linea su un progetto etico e legalitario, mentre si recava in Campidoglio, dove lo attendevano alcuni candidati per formalizzare l’accettazione di candidatura, fu bloccato in piena corsa da un’autovettura , che gli tagliò la strada facendogli rischiare un grave incidente stradale. Da questa scese un individuo  palestrato sulla trentina, il quale prima sferrò dei calci contro la sua e poi colpì ripetutamente con dei pugni il vetro dello sportello lato guida fino a mandarlo in frantumi. Quando il leader dell’IdD, pieno di vetri addosso, riuscì a scendere il tizio gli sferrò dei pugni, ma in particolare uno con forza alla nuca, tramortendolo, per poi darsi alla fuga, dopo aver tenuto in ostaggio un’intera carreggiata dell’importante arteria cittadina per circa 15 minuti. Incredibilmente tutti gli automobilisti presenti, che erano rimasti inerti, bloccati in una lunghissima coda, si dileguarono, tranne uno, il quale allertò i soccorsi. Sul posto giunsero alcune volanti della Polizia di Stato,oltre a un’ambulanza e un’automedica che soccorsero l’esponente politico, il quale fu trasportato in codice giallo presso l’Ospedale San Giovanni con trauma cranico occipitale e varie ecchimosi provocate dai vetri infranti, di cui alcune scorie furono anche ingerite. In tutto De Pierro ha riportato 66 giorni di prognosi e un danno permanente e pur se ancora manifesta dei sintomi il danno sarebbe stato probabilmente molto più grave se fosse stato in trattamento terapeutico con farmaci antiaggreganti o avesse assunto semplicemente un comune antinfiammatorio.

Non sembrano esserci dubbi sul disvalore sociale della condotta criminosa dell’aggressore, a maggior ragione per il fatto di trasportare in auto la sua compagna e 2 bambine figlie della coppia, ma per quello che De Pierro ritiene un clamoroso errore valutativo da parte del Pm Stefano Pesci, titolare del fascicolo e peraltro molto stimato dalle parti dell’IdD e dal suo presidente , in sede di rubricazione dei reati il procedimento è stato ascritto alla competenza decisionale del Giudice di Pace Penale invece che essere immesso nella cognizione del giudice monocratico del Tribunale Penale. Ciò permetterà all’imputato, rinviato a giudizio per lesioni personali, di estinguere il reato con un’offerta banco iudicis, cosa che sarebbe già accaduta in occasione delle precedenti udienze fissate se le cifre proposte (la prima, che sfiorava il ridicolo, era stata addirittura di 500 €) non fossero state ritenute non consone dalla dottoressa Gregoria Pellegrino, giudice chiamata a conoscere della vicenda. Secondo il movimento Italia dei Diritti – De Pierro la condotta posta in essere dall’imputato non poteva prescindere dall’ipotesi del reato di violenza privata, con previsione di competenza da parte del tribunale monocratico. Anzi senza un comportamento riconducibile a tale fattispecie delittuosa non avrebbe potuto svilupparsi l’intera azione criminosa. La circostanza fattuale in esame non pare possa far nutrire dubbi ermeneutici in tal senso, grazie al conforto delle codifiche normative, nonché della piattaforma giurisprudenziale e della stessa logica giuridica. De Pierro proseguiva tranquillamente la sua marcia nel flusso del traffico veicolare quando subiva un’azione coercitiva da parte di una vettura che, tagliandogli la strada e costringendolo a fermarsi, con lapalissiana coartazione della sua formazione volitiva e della sua libertà di movimento. Non si comprende come questi dettagli, peraltro desumibili da vari ed inequivocabili elementi probatori, tra cui alcune testimonianze oculari e quella della stessa compagna dell’imputato, non siano stati presi in considerazione dall’attento dott. Pesci, il quale ha inviato gli atti per competenza alla Procura presso il Giudice di Pace. L’unica ipotesi che il giornalista romano ha preso in considerazione finora è che si sia trattato di una svista, di un errore. Può succedere, ci mancherebbe, ma alla luce del fatto che esistono rimedi a questo, sarebbe opportuno che questi venissero esperiti.  Nel caso di specie l’unico abilitato a sanare l’eventuale sbaglio è il Pm d’aula, ma già per 3 volte ciò non è avvenuto, in quanto chi di competenza ha preferito rinviare al dibattimento per far emergere tale circostanza. Poco male in quanto l’unico elemento negativo sarebbe è l’inutile decorrere di un lasso temporale prezioso in termini di prescrizione, ma il problema è che il reato potrebbe essere estinto prima di arrivarci in dibattimento. E questo sarebbe inaccettabile a fronte della gravità dell’evento. Significherebbe sdoganare condotte similari. Peraltro il giornalista e politico ha riportato, come attestato da certificazione medica, danni fisici guaribili in 66 giorni e un danno permanente. Dell’intero decorso clinico il Pm Pesci non poteva sapere in quanto la denuncia querela è stata proposta quasi nell’immediatezza dei fatti, ma i vari Pm d’aula, che si sono avvicendati nelle udienze in cui frattanto l’imputato lanciava le sue ridicole offerte banco iudicis, sempre ritenute incongrue dalla dottoressa Pellegrino, ai fini dell’estinzione del reato, ne hanno acquisito pienamente la consapevolezza, ma non hanno ritenuto di riformulare l’ipotesi di reato né per la prefata violenza privata, né per le lesioni superiori si 40 giorni, come novellato dalla recente riforma Cartabia, e trasferire il procedimento rilevando l’incompetenza per materia.

E’ l’unico modo per rimediare a quello che sembra a tutti gli effetti un errore di valutazione  e far sì che l’imputato subisca un giusto processo nella sede più idonea. Perché se di errore non si trattasse la cosa potrebbe destare più di una preoccupazione nell’opinione pubblica in quanto sancirebbe che chiunque potrebbe fermare un’autovettura in corsa su una strada a scorrimento veloce tagliandole la strada, prenderla a calci,tirare pugni sul finestrino fino a frantumarne il vetro, colpire alla nuca il conducente mandandolo in ospedale con trauma cranico, tenere in ostaggio per molti minuti decine di automobilisti e poi estinguere il reato con circa 1000 €.

Per il presidente dell’Italia dei Diritti – De Pierro è semplicemente inaccettabile e pertanto ha deciso di porre in essere varie manifestazioni di protesta a iniziare dal 19 e 26 giugno rispettivamente presso l’Ufficio del Giudice di Pace Penale e presso il Tribunale per poi continuare a oltranza a prescindere dall’esito del procedimento, annunciando anche uno sciopero della fame e ogni altro tipo di protesta legittima per sensibilizzare il più possibile l’opinione pubblica su quanto accaduto. Deciso anche a rivolgersi al ministro della Giustizia e al Consiglio Superiore della Magistratura riservandosi di manifestare anche di fronte alle sedi istituzionali di riferimento. L’auspicio è anche quello di ottenere una dichiarazione ufficiale dal Pm Pesci o dal procuratore capo della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi in merito alla vicenda, per chiarirne i contorni valutativi in sede di disamina istruttoria, disposto anche a un confronto pubblico se necessario e se disponibili. Se il procedimento si concluderà con un estinzione del reato una nuova battaglia civile attende il movimento Italia dei Diritti – De Pierro in quanto se non siamo in presenza di un criterio valutativo errato (errare è umano e pertanto comprensibile) e ci troviamo al cospetto di una normale prassi procedurale in eventi criminosi dispiegatisi con queste modalità allora probabilmente stiamo assistendo a un diritto che cozza contro le più elementari ragioni di giustizia e ciò è segno che qualcosa non funziona nei meccanismi della giustizia italiana. Per chi come il presidente De Pierro è attaccato fortemente alla giustizia come etica di una nazione diventerebbe una battaglia di civiltà a fronte di un messaggio allarmante che si diffonderebbe dalle aule del Giudice di Pace di Roma, che chiunque abbia un po’ di sensibilità giuridica non potrebbe non giudicare incompetente a conoscere di un disegno criminoso sviluppatosi con un divenire fenomenico di questo tipo. Se il Pm d’aula, che finora aveva riconosciuto comunque la violenza privata, salvo rimandare al dibattimento per farla emergere, non formulerà nuovamente i capi d’accusa un profondo senso d’insicurezza potrebbe serpeggiare nell’opinione pubblica e allungare la sua ombra sulle generazioni future.

Il primo appuntamento che attende pertanto De Pierro, accompagnato da alcuni esponenti del movimento tra cui la responsabile per l’Area del Lago di Bracciano Ylenia Massimini, il responsabile per il V Municipio di Roma Giancarlo Villani e la consigliera di Roccagiovine Graziella Pais, è alle ore 10 del 19 giugno davanti al Giudice di Pace Penale in via Gregorio VII, 122. Un’occasione peraltro per gridare a gran voce, in tutta la sua gravità, l’esatto svolgersi fattuale, cosa che finora gli è stato preclusa in aula, dove si è avuta l’impressione che, a iniziare dalla dottoressa Pellegrino, non sia stata percepita la reale drammaticità di quanto accaduto sia in termini di disvalore sociale che in termini di pregiudizio fisico per l’aggredito.