Un caso che riaccende il dibattito sulla bigenitorialità e i diritti dei padri nelle separazioni conflittuali
Un padre in fase di separazione ha denunciato alle autorità giudiziarie una ludoteca di Rotondi, piccolo comune irpino, per aver accolto sua figlia di due anni senza informarlo né richiedere il suo consenso, nonostante detenga la responsabilità genitoriale al pari della madre.
La bambina frequenta regolarmente la struttura, ma il padre afferma di averlo scoperto solo per vie traverse e di non aver mai autorizzato tale iscrizione: “Quando ho chiesto spiegazioni, la ludoteca ha negato di sapere qualcosa sulla vicenda familiare, sostenendo che non fosse necessario il consenso di entrambi i genitori e la compilazione di un modulo di iscrizione, ma è evidente che qualcuno ce l’ha portata, e io non sono stato coinvolto in nessun modo”.
Il caso è reso ancor più delicato da una situazione familiare complessa: l’uomo ha rivisto la figlia dopo oltre 6 mesi solo grazie all’intervento del Tribunale dei Minori.
All’epoca la donna lo ha accusato di maltrattamenti, intentando un ordine di allontanamento non confermata dal giudice che ha rigettato la richiesta evidenziando che in più occasioni al padre è stata privata la possibilità di stare con la figlia, attraverso comportamenti escludenti l’esercizio della genitorialità. “Nonostante la sentenza, da allora mi è stato impedito dal mio partner di vedere mia figlia come tutti i padri. Non mi viene nemmeno detto dove si trovi o cosa faccia durante la giornata. È una forma di esclusione silenziosa, ma devastante”, denuncia.
La vicenda getta nuova luce sul tema della bigenitorialità, argomento sempre più discusso nel dibattito politico, ma ancora pieno di contraddizioni nella pratica. Sebbene la legge italiana sancisca il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori dopo una separazione, molti padri denunciano di essere sistematicamente marginalizzati nelle decisioni quotidiane, specialmente quando il conflitto con l’ex partner è elevato.
Il caso di Rotondi mette in evidenza anche una falla nel sistema: strutture educative o ludiche che, per prassi o per superficialità, accettano minori senza verificare il consenso di entrambi i genitori, quando la responsabilità è condivisa. “Non si tratta solo di un diritto mio, ma di un diritto di mia figlia ad avere il padre nella sua vita e nelle sue esperienze formative”, conclude.
Mentre la politica continua a discutere di riforme sulla separazione e sull’affido condiviso, attraverso anche la recente proposta di legge che mira a rafforzare il principio di bigenitorialità, modificando l’istituto dell’affido condiviso, previsto dalla legge n. 54/2006, e introducendo un modello che prevede invece una parità assoluta tra i genitori.
Casi come questo mostrano quanto spesso la realtà si discosti dai principi scritti.
A pagare il prezzo più alto sono i figli, costretti a crescere in una frattura affettiva che nessuna sentenza riesce davvero a sanare.