Corte d’appello di Napoli – In esposizione “Oriri”

La mostra fotografica sulle donne in schiavitù

prefettura-corte d'appelloLa Sala Arengario, del Palazzo di Giustizia di Napoli “Alessandro Criscuolo” ospita, fino al 16 giugno, la mostra “Oriri”, realizzata da Francesco Bellina ed organizzata dal Movimento per la Giustizia Art.3– ente del terzo settore – con obiettivi di promozione di attività culturali e sociali - del cui direttivo fa parte la moderatrice dell’evento, Ida Teresi, Sostituta Procuratrice della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

È intervenuto all’incontro di presentazione il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, che ha evidenziato il pericolo costituito dalle reti criminali transnazionali: “Ad oggi le mafie sono molto attive in Africa, in particolar modo nel settore degli stupefacenti, giacché vi è una grande richiesta dalla ricca Europa”.

Allo stesso modo, “non bisogna sottovalutare la tratta, che nel corso dei secoli ha mutato forme ma ha, però, potuto contare sulla stessa miscela di sottovalutazione e indifferenza. Siamo in presenza di un fenomeno che dovrebbe interessare tutti e tutti dobbiamo fare la nostra parte per contribuire alla sua emersione, contando anche su una dimensione di volontariato che svolge un importante lavoro di supporto”.

“L’opera di Francesco Bellina è giusto che si mostri in un Palazzo di Giustizia – ha concluso il Procuratore- ma credo che lui stesso abbia più a cuore quello che i suoi scatti possano generare in ognuno di noi”.   

La Presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli: “Francesco Bellina propone un autentico percorso immersivo, ad alto impatto emotivo, frutto di un lungo lavoro, in viaggio attraverso paesi come Benin, Niger, Nigeria, Ghana e la Sicilia. Attraverso le immagini, ha catturato anche il legame rituale imposto alle vittime, spesso attraverso pratiche che le vincolano ai loro sfruttatori, in una sorta di debito infinito”.

“Il Palazzo di Giustizia è il luogo simbolo della legge e della protezione dei diritti – ha affermato la Presidente-. Mostrare immagini di donne sfruttate sottolinea il dovere delle istituzioni di riconoscere, denunciare e contrastare questi fenomeni, che interessano i soggetti più vulnerabili. La lotta alla schiavitù sessuale non si vince solo nelle aule di tribunale, ma soprattutto nei luoghi dell’educazione, della formazione e dell’informazione. Ringrazio sentitamente Giovanni Melillo per la sua significativa presenza, Ida Teresi per il grande impegno nella realizzazione di questa emozionante esposizione e Raffaele Mea, dirigente dell’Ufficio Periferico della Corte d’Appello per il fattivo supporto”.      

Ida Teresi, dopo aver illustrato le finalità del Movimento per la giustizia art.3 E.T.S. e le tante iniziative realizzate, ha sottolineato che: “Il tema di questa mostra ne racchiude tanti. L’Africa, che rappresenta l’espressione delle sofferenze e delle ingiustizie umane: una cultura antica e ricca che nel corso del tempo è stata profondamente vilipesa, e derubata della possibilità di una vita dignitosa. Uomini e donne disperati in cerca di una condizione di vita migliore che da noi occidentali vengono respinti o maltrattati. Umanità e disumanità: che interrogano le nostre coscienze, disorientate di fronte all’ offesa costante di diritti che pensavamo oramai acquisiti. Violenza e sopraffazione come cifra delle relazioni individuali e collettive del nostro tempo. Governo mondiale delle migrazioni: e difficoltà per l’Occidente di assumersi le proprie responsabilità. Ancora, la donna, vittima di soprusi in tutte le epoche e le latitudini. Infine, il coraggio: per contrastare quelle paure che ostacolano l’emersione dei reati legati alla tratta di esseri umani, anche in ragione delle credenze religiose. Per queste ragioni la strada del contrasto con la leva penale è ancora lunga, e può fare la differenza un lavoro di comunità: chiunque si accorga dell’esistenza di situazioni di rischio deve spingere queste donne a denunciare, proprio per ricevere le giuste tutele”. 

Marta Correggia, Giudice del Tribunale di Napoli, fra i relatori dell’evento: “Le immagini fotografiche di Francesco Bellina rimandano a una visione del mondo in cui la ricerca della bellezza convive con il giusto, che è poi anche il vero. Bellina non tradisce né l’una né l’altra realtà, mantenendo questa doppia fedeltà. Ricorda la visione artistica di Albert Camus, per il quale l’arte non è gioia solitaria, ma un mezzo per commuovere il maggior numero di uomini, offrendo loro un’immagine privilegiata delle sofferenze e della bellezza del mondo, che mette le sue radici in due difficili impegni: il rifiuto della menzogna e la resistenza all’oppressione”.

L’autore degli scatti, Francesco Bellina ha voluto condividere il proprio percorso: “Oriri, nella lingua Bini, significa incubi. Quegli incubi li ho ritrovati guardando queste donne vittime di sfruttamento. Sono partito dai quartieri multietnici di Palermo, come Ballarò. Proprio a Palermo ho scattato la prima foto a una ragazza che era una schiava sessuale. Da lì sono poi giunto a Benin City e ho iniziato il mio giro per il mondo, vivendo numerose esperienze al limite, come il salvataggio di un gommone che ospitava una madre con bambini. Alle donne che ho incontrato ho voluto dare, virtualmente, un megafono, la possibilità di far conoscere la propria storia”.

Al termine dell’inaugurazione è stato possibile degustare prodotti provenienti da aziende che operano in beni confiscati alla criminalità organizzata e che occupano anche giovani con disabilità.       

Source: www.irpinia24.it