Il Dibattito sul Conflitto Israele-Hamas: Una Prospettiva Umanitaria e di Pace

Conflitto e speranza al Circolo della Stampa

conflitto israele palestinaIn un’atmosfera carica di impegno e speranza, oggi, sabato 24 febbraio, alle 17:30, il Circolo della Stampa ha aperto le sue porte per ospitare un evento di discussione vitale: “Il conflitto Israele-Hamas: guerra e pace nella Terra Santa“. L’evento ha affrontato il profondo e complesso conflitto, mettendo in evidenza non solo le dimensioni politiche e strategiche, ma anche l’aspetto umanitario che ha lasciato dietro di sé un mare di vittime e una moltitudine di persone in cerca di riparo. In particolare, si è posto un focus speciale sull’eroismo e la dedizione dei medici che operano in zone di guerra. L’evento ha offerto spunti significativi per la riflessione su come affrontare questa crisi e perseguire la pace in una delle regioni più contese del mondo.

L’evento ha visto la partecipazione di diverse persone, tra cui Pasquale Luca Nacca, esponente del movimento “Insieme per Avellino e l’Irpinia“, il quale ha voluto mettere l’accento sull’importanza delle manifestazioni e degli eventi volti a sensibilizzare la popolazione locale:« Bisogna insistere con questi eventi, manifestazioni, convegni e con la marcia della pace. Bisogna far capire alla diplomazia internazionale che occorrono passi decisivi e importanti poichè il passo fondamentale spetta a loro anche se noi possiamo implementare questa azione, ma sono gli stati, i governi e la diplomazia a fare il resto».

Durante l’evento, hanno preso la parola anche altre figure di spicco nel campo umanitario, offrendo prospettive preziose e esperienze personali che hanno arricchito ulteriormente il dibattito. Tra queste Leopoldina De Varti:« Le conseguenze sono veramente drammatiche perchè i bambini vivono costantemente nell’angoscia e nella paura. L’unico suono che ascoltano è quello delle bombe e delle sirene. Gli è stata negata l’infanzia ,una prospettiva , non hanno l’immagine di una vita che può andare verso la prosperità , l’immagine della guerra gli si è attaccata addosso come un vestito. La costante paura di perdere fratelli e genitori, li fa vivere nel disagio e nella sofferenza» ha affermato la psicoterapeuta. « Quello che preoccupa di più è che questi bambini sono stati utilizzati nella guerra, anche in prima persona in forma suicida. Davanti a loro non c’è più una missione per la vita, ma una missione di morte, e noi abbiamo il dovere di capovolgere questo» ha infine aggiunto.

Antonio Volpe, dirigente dell’ematologia nell’ospedale Moscati di Avellino, ha inoltre affermato:« Dal punto di vista medico, le difficoltà sono enormi. Su 45 ospedali a Gaza , ne sono rimasti 17 che lavorano in condizioni precarie e disperate: manca l’acqua, i servizi igienici, la corrente … i medici sono costretti ad operare in condizioni disperate. Gli aiuti umanitari sono bloccati e di conseguenza anche tutta la strumentazione e il necessario, oltre ovviamente alle medicine, viene a mancare. Gli ospedali vengono inoltre presi di mira perchè si ritiene che possano esserci chiaramente i terroristi di “Hamas”. Gli appelli , a partire da quelli del papa, sono completamente inascoltati».

Un’altra voce influente all’interno della discussione, Claudio Petrozzelli, dottore in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, si è espresso sulle prospettive per una soluzione duratura e sulla comunità internazionale:« L‘unica risposta è quella del riconoscimento anche della Palestina , cosa che vedo difficile per le posizioni che ha Israele, ma anche per la scarsa decisione che ha la comunità internazionale, soprattutto Stati Uniti e Unione Europea, di riconoscere la Palestina. In questi giorni tutti fanno riferimento al diritto di Israele di difendersi e di esistere, ma nessuno fa riferimento al diritto eguale di esistere del popolo Palestinese».

Alla luce delle discussioni odierne, è chiaro che si tratti di un tema che richiede ulteriori approfondimenti e analisi da parte degli esperti del settore.

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Source: www.irpinia24.it