Le carceri campane sono sempre più “grandi piazze” di droga

Di Giacomo: “negli istituti campani siamo proprio come a Scampia-Napoli"

pexels-mart-production-7230269“Come denunciamo da tempo le carceri campane sono grandi piazze di spaccio di droga – almeno 3 kg la settimana con un giro di affari di una decina di milioni d’euro l’anno – e adesso ci auguriamo che l’autorevole conferma della nostra denuncia da parte del nuovo Procuratore di Santa Maria Capua Vetere Bruni, nello specifico sulla “piazza di Santa Maria”, abbia l’effetto di far aprire gli occhi all’Amministrazione Penitenziaria, al Ministero, al Parlamento, a chi preferisce non vedere”. Il segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo rilancia l’allarme: “negli istituti campani siamo proprio come a Scampia-Napoli, ai comuni vesuviani e casertani dove la camorra gestisce i traffici più consistenti di droga del Paese. È un giro che – afferma Di Giacomo – vede i familiari dei detenuti far entrare la droga (che ovviamente costa di più dai normali listini) oppure pagare direttamente i clan per la fornitura in cella di stupefacenti e l’alternarsi di pusher fuori e dentro le celle, grazie in particolare ai detenuti in permesso lavoro che fanno la spola o utilizzando i detenuti più deboli e ricattabili. Sono invece gli uomini dei clan, che si servono di telefonini per il più comodo spaccio di droga dentro e fuori il carcere e per ordini agli uomini sui territori, a gestire i traffici. Così la detenzione del capo clan che dovrebbe rappresentare la fine della “carriera criminale” non solo si trasforma in continuazione ma cementifica i rapporti con detenuti e alimenta l’economia criminale necessaria specie per sostenere le famiglie dei detenuti. Ovviamente – continua il segretario del S.PP. – questo avviene perché la domanda di stupefacenti è alta: la presenza di detenuti classificati tossicodipendenti già all’ingresso in tutta Italia è di circa 18mila (poco meno del 30% del totale) per i quali il cosiddetto “programma a scalare” con la somministrazione di metadone ha dato risultati molto scarsi. Non a caso la recidività di reato per questi detenuti, una volta fuori, è altissima. A questi si deve aggiungere che tre detenuti su 10 sono solo spacciatori e non consumatori”. Purtroppo – aggiunge Di Giacomo – la droga non è l’unica emergenza: nelle carceri della Campania – come riprovano i gravi episodi di 2 agenti aggrediti sempre a S. Maria e 2 a Secondigliano, nel giro di 48 ore, i disordini a Salerno – la situazione è fuori controllo al punto che detenuti a Poggioreale diventano influencer con video diffusi dalle celle sui social e che i colloqui familiari-detenuti (sempre a Poggioreale) si fanno dall’esterno con il megafono, quando non c’è il telefonino”.

Source: www.irpinia24.it