Cgil, Cisl e Uil di Avellino alla manifestazione di Napoli del 20 maggio

Insieme contro l'inflazione e i rincari

cgilRiceviamo e pubblichiamo il seguente comunicato stampa:

“La Cgil Avellino continua con le assemblee e le riunioni dei propri iscritti e simpatizzanti, oltre alle attività unitarie in tutti i luoghi di lavoro la mobilitazione prevista dai livelli nazionali  intende sostenere le richieste unitarie nei confronti del Governo al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali,  scarse risposte allo sviluppo, assenza di politiche per sostegno all’occupazione giovanile dignitosa e non precaria, riforma del fisco,  sostegno alla previdenza; ma per la Cgil Avellino anche contro l’ autonomia differenziata spacca Italia, così come denunciamo da tempo ed ieri anche appalesato in un documento dei tecnici del Senato”.

Cgil, Cisl e Uil hanno avvito una fase di mobilitazione unitaria con la realizzazione di una generalizzata campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori e con la convocazione di tre manifestazioni interregionali (Nord, Centro, Sud) che si sono già svolte a Bologna (6 maggio), Milano (13 maggio) e questo sabato 20 Maggio a  Napoli tutte le regioni del Sud.

La mobilitazione intende sostenere le richieste unitarie avanzate da CGIL, CISL e UIL e dalle Categorie nei confronti del Governo e del Sistema delle Imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali, e come Cgil Cisl Uil Avellino abbiamo inteso rafforziate la piattaforma nazionale con specifiche locali rivolte al PNRR Piattaforma Polo Logistica Valle Ufita, Servizi Pubblici- Sanità—Scuola, Tenuta delle Public Utility ( Irpinia Ambiente, AsiDep, AltoCalore…) e contrasto Autonomia Differenziata, così come valorizzato nella manifestazione del Primo Maggio ad Ariano.

Vogliamo anche riaffermare l’essenzialità  della questione occupazionale oltreché retributiva e salariale; in la mancanza di lavoro unitamente  al lavoro grigio e nero, mal pagato, determinano criticità che per la salute e sicurezza dei cittadini. Tematiche portate sistematicamente all’attenzione della Cgil Avellino dalle  lavoratrici e dai lavoratori, mentre i problemi di tenuta economica sono sollecitati oltreché dai dipendenti anche dalle pensionate e dai pensionati.

Nelle assemblee di preparazione della grande manifestazione che si svolgerà a Napoli  sabato 20 maggio. In un particolare momento in cui l’inflazione è arrivata a toccare cifre inusitate da anni, così come il rincaro dei servizi, delle materie prime, dei beni di consumo primari danneggiano e compromettono pesantemente  il potere d’acquisto di chi lavora e di chi ha lavorato ed è in pensione, noi riteniamo assolutamente imprescindibili misure volte ad un adeguamento del potere d’acquisto dei lavoratori, così come là creazione di occupazione stabilì e dignitosa, con contrasto alla precarietà e al lavoro nero e grigio.”

Fiordellisi  non nasconde la preoccupazione per l’eliminazione del reddito di cittadinanza: “Creerà molti disagi che si ripercuoteranno comunque sulla socialità e collettività, perché è inimmaginabile che persone che si trovano in una fascia d’età non più appetibile per il mercato del lavoro, scarso, possano essere private di quello che di fatto è il minimo per la sussistenza oppure indirizzate ad attività fuori sede è scarsamente retribuite“. 

Le disposizioni contenute nel Capo I del D.L. n. 48/2023 danno seguito a quanto già previsto nella Legge di Bilancio 2023: l’abrogazione del Reddito di Cittadinanza, quale misura di contrasto alla povertà universale e di reddito minimo presente in tutti i paesi dell’Unione Europea, e l’introduzione di una misura categoriale che discrimina le famiglie in condizione di bisogno in base a criteri che prescindono dalla situazione reddituale e patrimoniale. Si afferma così una nuova frontiera della disuguaglianza nel nostro Paese: l’adozione di politiche ineguali verso persone in uguale condizione di difficoltà economica.

Queste disposizioni contraddicono, oltre ai principi fondanti di un sistema di welfare universale, quanto affermato a gennaio dalla Raccomandazione approvata dal Consiglio dell’Unione Europea in cui si è richiamata la responsabilità dei paesi a far sì che “tutte le persone che non dispongono di risorse sufficienti, compresi i giovani adulti, siano coperte da un reddito minimo stabilito dalla legge”, che sia continuativo finché “le persone che non dispongono di risorse sufficienti”, e vanno in dire- zione contraria anche rispetto a quanto riportato nella Risoluzione sul reddito minimo adottata a marzo dal Parlamento europeo in cui si richiama la “preoccupazione per la pressione che l’attuale crisi del costo della vita sta esercitando sulle persone e sulle famiglie svantaggiate”, e si sottolinea come sia necessario aumentare gli sforzi per sostenere “le persone che non dispongono di risorse sufficienti”.

La creazione di un doppio binario che distingue chi è ritenuto meritevole di ricevere un sostegno economico e di essere preso in carico per l’attivazione di percorsi di inclusione sociale e lavorativa, da chi è ritenuto colpevole della propria condizione e, pertanto, è sostenuto in misura minore ed esclusivamente se partecipa ad attività di formazione e per un tempo limitato, non tiene in alcuna considerazione le caratteristiche della povertà come fenomeno complesso, che richiede una pluralità di risposte e di interventi, né tiene in alcuna considerazione l’esistenza del lavoro povero. Il sistema delineato dalle due nuove misure, l’Assegno per l’inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro, infatti, esclude i lavoratori poveri, tra i 18 e i 59 anni che non appartengano a famiglie con minori, disabili o over 60. Un giovane precario di 30 anni, pur in possesso dei requisiti richiesti, non riceverà alcun sostegno.

A questa distinzione discriminatoria di fondo, si aggiungono modalità di attivazione lavorativa rivolte ai beneficiari di entrambe le misure, che denotano la totale noncuranza verso la qualità del lavoro che si vuole promuovere e l’ulteriore riduzione del perimetro pubblico del sistema di attivazione lavorativa con una pluralità di disposizioni che promuovono l’attività di soggetti privati sia per l’intermediazione sia per la formazione.

Questo decreto, dunque, dà seguito all’inaccettabile retorica della povertà come colpa individuale e non come responsabilità collettiva della società che l’ha generata e cui spetta il dovere di mettere in campo un’azione integrata di politiche pubbliche per rimuoverla.

Anche sul tema del fisco voglio e vogliamo  ribadire la nostra contrarietà sia alla flat-tax di qualunque genere che alla riduzione del numero delle aliquote perché sono scelte che avvantaggiano solo e solamente i redditi alti e altissimi. Occorre restituire ai lavoratori il il drenaggio fiscale (fiscal drag) che penalizza ulteriormente i già insufficienti adeguamenti salariali all’inflazione. Anche la richiesta della ridefinizione e l’ampliamento della base imponibile dell’IRPEF è fondamentale per mantenere i servizi in tutta Italia e quindi si devono  eliminare i privilegi costituiti a favore dei percettori di redditi diversi da quello da lavoro dipendente e da pensioni e definire la revisione di aliquote, scaglioni e detrazioni a beneficio dei redditi medio-bassi di lavoratrici e lavoratori, pensionati e pensionati.

In fine il Governo non ha previsto le  risorse adeguate per i rinnovi contrattuali del settore pubblico. Non sono previsti quegli investimenti,  assolutamente necessari, per le aree periferiche e deboli come le nostre per  la riprogettazione e rafforzamento del Sistema Sanitario Nazionale che, rischia il definitivo  collasso in favore del privato a pagamento. Anche per questo abbiamo manifestato e consegnato documento di pensionati e associazioni sociali in tal senso perché il Def non dà risposte alle attese dei pensionati sui quali il peso delle tasse è inaccettabile rispetto ai servizi essenziali erogati .

Franco Fiordellisi.

 

Source: www.irpinia24.it