Giornata Nazionale delle Miniere – Anche Avellino celebra la loro importanza

Carpenito: "Ci sono tradizioni e i riti che ci portiamo ancora dentro, nel nostro DNA"

WhatsApp Image 2022-05-12 at 18.22.00 (1)Nell’ambito degli eventi per la XIV Giornata Nazionale delle Miniere, si è svolta nella giornata odierna presso il Circolo della Stampa di Avellino, la manifestazione “Lo sguardo nella miniera: una narrazione tra storia e progetto”, patrocinata dal Comune di Tufo.

Tale manifestazione ha visto, da programma, un saluto introduttivo a cura di Carmine De Maio, Segretario Provinciale della FILCTEM CGIL Avellino.

La proiezione del documentario “Il sapore acre della memoria – Gli ultimi minatori di Tufo “, con un illustrazione di Ranieri Popoli e di Paolo Speranza – Direttore di “Quaderni di cinema Sud”.

La presentazione del romanzo “Sulphur” di Cesare Carpenito, con cui ha dialogato la giornalista e sociologa Floriana Mastandrea.

Il racconto dell’incontro con le esperienze storiche minerarie del Sulcis, da parte di Emanuele Madeddu – Segretario FILCTEM “Sardegna Sud Occidentale”.

E per concludere, l’intervento della Prof.ssa Rossella Del Prete, Dipartimento di Diritto, Economia e Management (DEMM) dell’UNISANNIO, su “L’archeologia industriale tra storia e progetto”.

WhatsApp Image 2022-05-12 at 18.22.00 (2)Il romanzo “Sulphur”, di Cesare Carpenito ed edito da “Edizioni il Papavero”, 20.00 €, racconta sullo sfondo di un borgo del Sud Italia di fine anni Cinquanta, il cui cuore pulsante è incarnato da una miniera di zolfo, la storia di Enea e Ninetto. Due ragazzi così diversi eppure legati da una profonda amicizia, che trascorrono la propria adolescenza, fra le arcane credenze custodite dagli anziani, la musica della banda del paese e la poesia appresa sui libri di scuola sgualciti. Tutto a Borgo San Michele sembra cristallizzato, fuori dallo spazio e dal tempo: non avrebbero mai potuto immaginare che quell’estate li avrebbe cambiati per sempre, per volere di un destino ineluttabile che, inconsapevoli, si portavano già cucito addosso. La scoperta dell’amore e la ricerca del leggendario tesoro della “Ripa Favella” si tramuteranno in un drammatico percorso di formazione, alla fine del quale nulla potrà più essere uguale a se stesso, nemmeno le loro coscienze.

Abbiamo raccolto le parole dell’autore, che riguardo alla sua opera ci ha dichiarato «“Sulphur” è un romanzo di formazione che ha come protagonisti due adolescenti che vivono un estate nel loro borgo di nascita, ovvero Borgo San Michele, che è ispirato alla nostra Valle del Sabato, e nello specifico ai paesi di Tufo e a Prata Principato Ultra, con Tufo che è il mio paese d’origine, e per la presenza della sua cava. Quindi, a far da sfondo a questa loro estate che li cambierà profondamente, è tutto il tessuto sociale che lega gli abitanti del borgo.

I due ragazzi crescono alimentati dalle leggende e dal mito che permea i racconti degli anziani, dove non c’è differenziazione tra mito e vita reale. In questa estate particolare i due saranno costretti a crescere troppo presto, ed emergerà per il protagonista Enea un segreto familiare di cui è incolpevole, ma che lo travolgerà e che ci mostrerà come il destino di ognuno di noi, soprattutto in queste piccole realtà dell’epoca, sembra essere già scritto. Quindi tutto sarà stravolto per loro, perfino le loro coscienze. 

WhatsApp Image 2022-05-12 at 18.22.00Nell’opera, dunque, si fonde la memoria locale, che ho preso dai miei nonni e dai racconti degli anni passati, anni 40 e 50, con una fusione antropologica tipica di tante zone del sud, nello specifico dell’Irpinia e della Valle del Sabato come accennato prima. Questa fusione tra mito e leggenda con la vita reale, una realtà pragmatica che era quella dei nostri predecessori in Irpinia. 

Il libro segue due filoni, uno è quello sociale-antropologico che riprende i tratti caratterizzanti della nostra terra, con anche l’aspetto dal punto di vista sociale del sistema socio-economico che esisteva a Tufo. Segue quelle che sono le tradizioni e i riti che ci portiamo ancora dentro, sebbene trasformati e con una diversa attenzione rispetto ad un tempo, ma che comunque ci caratterizzano perché fanno parte del nostro DNA.

Mentre nel secondo si vede come questa riflessione si può trasporre anche ai giovani dell’Irpinia di oggi, e delle zone dell’entroterra italiano in generale. Giovani che molto spesso si sentono schiacciati da un destino inesorabile legato alle origini. Possiamo anche cercare la fuga fisica, territoriale o morale, però molto spesso questo è difficile e non si riesce ad evolvere se non a costo di grandi sacrifici e di una grande trasformazione interiore, come quella dei nostri protagonisti.

Nel romanzo, ovviamente, c’è un colpo di scena legato ai legami di sangue, però questa è anche una metafora per i giovani di oggi».

Source: www.irpinia24.it