“Educhiamo-ci al senso della vita”, l’incontro-dibattito all’Istituto Amatucci di Avellino
Preside Caterini: "Noi adulti dobbiamo cercare di rappresentare dei modelli per i ragazzi"
Avellino- “Educhiamo-ci al senso della vita”, è questa l’iniziativa dell’ Istituto d’istruzione superiore “A. Amatucci”, per sensibilizzare i giovani ad avere un comportamento più civico e responsabile, soprattutto in seguito al drammatico evento che ha colpito Sabatino Armieri, il 16enne forinese morto nella giornata del 25 febbraio a causa di un gravissimo incidente stradale.
L’incontro-dibattito si è tenuto oggi, presso la palestra dell’istituto scolastico. Presente non solo il dirigente scolastico, Pietro Caterini, ma anche il sacerdote della Parrocchia di Montoro, Adriano D’Amore, nonchè il neuropsichiatra infantile Lorenzo Savignano, il Presidente dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada di Avellino Anna Nardone ed il pedagogista Domenico Cerullo.
Un’occasione per mantenere vivido il ricordo di quel ragazzo che, in sella alla sua moto, viveva spensierato gli anni più belli della sua vita, strappata via troppo presto da un destino così crudele.
L’educazione stradale, con le relative norme precauzionali e di sicurezza da osservare quando si è alla guida di un veicolo, è stata, infatti, una delle tematiche focali trattate al convegno con l’obiettivo di evitare che i giovani rischino la vita alla guida a causa di comportamenti imprudenti e pericolosi.
«Attraverso questo convegno - ha affermato Pietro Caterini - cerchiamo di far capire ai ragazzi che bisogna dare grande importanza ai valori e dare minore considerazione alle cose futili. Spesso succede il contrario, si vive con il continuo pensiero verso le frivolezze. Noi adulti, che abbiamo già vissuto una parte della nostra vita ed abbiamo più esperienza, dobbiamo cercare di rappresentare dei modelli per i ragazzi attraverso le nostre azioni e non solo con le parole. Dobbiamo comprendere il mondo che appartiene ai giovani, ciò che li condiziona in maniera negativa».
«Viviamo in una società globalizzata che non fa altro che sfruttare quei modelli chiamati influencer, che rappresentano le grosse società con il solo scopo di ottenere guadagni. Questo comportamento condiziona in modo negativo i giovani facendo perdere di vista i valori in cui credere fermamente» – ha concluso il Preside.