Caputo (PRC): “Addio a Gianni Ferrara, maestro di diritto”

Il cordoglio di Luigi Caputo per la scomparsa di Gianni Ferrara

prc1“E’ scomparso sabato a Roma ( ma la notizia è  stata diffusa solo ieri),  all’età  di 92 anni,  Gianni Ferrara: campano della provincia di Caserta, costituzionalista, docente universitario,  saggista,  già  parlamentare della Sinistra Indipendente, del PCI e poi del PDS,   intellettuale completo e impegnato.  A  molti il nome di Ferrara probabilmente non dirà quasi   nulla,  soprattutto in un’epoca ( e in Paese) come quella attuale,  abituata a divorare fatti e personaggi alla velocità  della luce, salvo riempirsi la  bocca ossessivamente della parola memoria. Chi invece ha creduto e crede nella causa del progresso del mondo del lavoro e nel costituzionalismo repubblicano è difficile che non si sia  imbattuto almeno qualche volta in un intervento, in una presa di posizione , o magari in un semplice appello firmato da Gianni Ferrara. Perché  Ferrara era un intellettuale abituato a non stare al di sopra della mischia e a gettarsi generosamente nella battaglia con il peso del suo immenso bagaglio culturale e di una passione civile libera e integrale, mai  integralista. Lo ricordiamo,  ad esempio,   nel 2016 in prima fila,  insieme a Stefano Rodotà e ad altri giuristi, nel  combattere l’impresentabile  controriforma costituzionale di Renzi.

A Gianni Ferrara è  legato anche un episodio della vita di mio padre,  da lui rievocato così   tante volte da diventare ormai parte integrante della mia memoria personale. Agli inizi degli anni Settanta, in occasione di una delle tante vertenze riguardanti la Società  FiloviariaIrpina,  di cui mio padre Pasquale era dipendente, le rappresentanze sindacali furono convocate a Palazzo Chigi per un incontro con il ministro dei Trasporti,  Viglianesi,  e il vice-presidente del Consiglio, Francesco De Martino. A mio padre,  che doveva partecipare all’ incontro in qualità  di componente CGIL della Commissione Interna,  un carabiniere di sorveglianza che evidentemente mal interpretava il proprio ruolo  cercò  di impedire l’ accesso alla riunione in quanto,  nell’esibire il documento di riconoscimento ,  estrasse anche la tessera del PSI, quella con il simbolo storico,   con falce e martello ( che poi il “ nuovo corso craxiano” avrebbe cancellato negli anni Ottanta).  Un simbolo ritenuto evidentemente “sovversivo” e comunque non gradito a Palazzo Chigi. Ebbene, fu proprio Gianni Ferrara, che allora svolgeva le  funzioni di capogabinetto di De Martino a “garantire” per mio padre,   ponendo fine a una situazione incresciosa e imbarazzante,  a suo modo emblematica dell’ Italia dell’epoca,   un Paese in cui non solo poteva accadere che il partito del vicepresidente del Consiglio in carica potesse essere considerato da alcuni apparati dello Stato “inaffidabile”  e “ pericoloso”  ( figuriamoci il PCI,  all’opposizione)  ma che nel partito di maggioranza relativa, la DC, potessero convivere elementi progressisti e innovatori con altri che tolleravano e, qualche volta,  fomentavano la strategia della tensione.  Ho avuto poi modo di ascoltare Ferrara  in occasione di un seminario tenuto alla “Sapienza” a Roma, e di apprezzarne la rigorosa dottrina e la lucidità nell’esposizione.  Tra le sue  innumerevoli pubblicazioni giuridiche e politiche vorrei citarne una degli ultimi anni,   I comunisti italiani e la democrazia. Gramsci, Togliatti Berlinguer”,  in cui argomenta da par suo il profondo radicamento del PCI nella cultura democratica del Paese e il filo rosso che unisce la storia dei suoi massimi esponenti. 

In un’ Italia sicuramente complicata e contraddittoria,   uomini come Gianni Ferrara hanno sempre, fino all’ultimo,  saputo  da che parte stare:  dalla parte dei lavoratori,  dalla parte della Costituzione, dalla parte della libertà,  dalla parte della pace. Per questo oggi ci manca tanto.”

Luigi Caputo

Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Avellino

Source: www.irpinia24.it