Avellino: Droga a domicilio durante il lockdown

Luigi Bramati, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Avellino, sui dettagli dell'operazione Delivery

bramatiAvellino – Nelle prime ore di questa mattina, 150 Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino sono stati impegnati per l’esecuzione di 19 misure coercitive emesse dal G.I.P. del Tribunale di Avellino, per i reati di detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché estorsione.

L’operazione, denominata “Delivery”, ha consentito di disarticolare una fitta rete di spacciatori, di varia età, operanti nel capoluogo irpino e nei comuni limitrofi e impegnati nell’approvvigionamento e smercio di sostanze stupefacenti tramite consegne “porta a porta”, nonostante le restrizioni conseguenti l’emergenza epidemiologica in atto da Covid-19. Da qui deriva il nome dell’operazione antidroga: “Delivery” proprio per alludere alle consegne a domicilio di droga effettuate durante il lockdown, cercando di eludere con abili stratagemmi i rigorosi controlli delle forze dell’ordine.

Ad essere interessata dall’attività illecita tutta la periferia cittadina: da Borgo Ferrovia a Rione Parco fino a Quattrograna. 

Ciò è quanto scoperto dai carabinieri del comando provinciale di Avellino con l’ausilio dell’elicottero del settimo nucleo dei carabinieri di Pontecagnano che ha sorvolato a lungo il centro e la periferia del capoluogo irpino perlustrando il territorio a supporto delle gazzelle in corsa in città.

Per la prima volta, inoltre, è stato possibile individuare in Irpinia ben tre laboratori artigianali dove, mediante l’utilizzo di rudimentali attrezzature, veniva sintetizzata la cocaina per la produzione di crack, stupefacente altamente pericoloso che risulta in grado di aumentare gli istinti violenti, nonché alterare il sistema nervoso degli assuntori: «Anche questa caratteristica denota certamente la caratura criminale di questi spacciatori adusi a questo modus vivendi» – è quanto ha specificato stamattina in conferenza stampa il Comandante provinciale dei Carabinieri di Avellino, Luigi Bramati che ha poi chiarito: «Data la situazione di limitata mobilità cui tutti eravamo sottoposti durante il Lockdown gli spacciatori prendevano accordi con gli acquirenti per poi recarsi in luoghi prossimi al domicilio dell’acquirente per poter effettuare la consegna e ricevere il pagamento pattuito eludendo con abilità i controlli».

«Non abbiamo riscontrato presenza di vedette – ha proseguito Bramati – ma attraverso le intercettazioni emerge il supporto vicendevole tra clienti e spacciatori, per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Tutti avevano l’autocertificazione falsa, si suggerivano itinerari da percorrere, come passaggi pedonali o aree periferiche, per arrivare in zone limitrofe ai domicili dei richiedenti, dove si riteneva che la presenza delle forze dell’ordine fosse meno intensa. Parliamo di persone abituate a vivere nel sottobosco criminale della città».

Non solo produzione, detenzione e spaccio, ma anche estorsione: difatti, gli spacciatori indagati non esitavano a minacciare mogli e figli degli acquirenti in caso di mancato pagamento della droga.

Molti dei clienti avrebbero addirittura utilizzato il reddito di cittadinanza per saldare il conto: «In talune circostanze gli acquirenti chiedevano delle dilazioni di pagamento nelle more di ricevere l’accredito del reddito di cittadinanza a loro spettante» – ha specificato il Comandante sottolineando, infine, che il Gip del Tribunale di Avellino ha disposto tre misure restrittive in carcere, tredici arresti domiciliari e tre obblighi di dimora.

Source: www.irpinia24.it