Caputo (PRC): “Votiamo NO al referendum”

La nota di Luigi Caputo di Rifondazione Comunista

Rifondazione-comunistaRiceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di  Luigi Caputo – Partito della Rifondazione Comunista  - Comitato Regionale Campania:

“In queste ultime settimane di campagna elettorale il fronte del SÌ  sembra aver modificato qualche nota nel proprio spartito anche se la musica di fondo è sempre la stessa e,  dobbiamo dirlo,  più stonata che mai. In particolare i Cinque Stelle, principali sponsors del taglio dei parlamentari,  ridimensionato l’argomento del risparmio per tutti i cittadini, perché  forse eccessivamente minimalista anche per le orecchie populiste, oltre che  indigeribile dagli alleati di governo, stanno puntando sempre più su altri due temi:migliore selezione della rappresentanza parlamentare e maggiore funzionalità  delle Camere. Si tratta di due argomenti uno più  risibile dell’ altro.

Quanto al primo, una semplice osservazione. Se,  per riconoscimento  pressoché  unanime,  i candidati eleggibili attualmente sono individuati da quelle che un tempo si chiamavano le segreterie di partito, oggi sostituite dalle leadership personalistiche con annessi cerchi magici, queste finiranno per privilegiare ( ancor di più di quanto già  non avvenga) l’affidabilità e la fedeltà,  in modo da avere gruppi parlamentari omogenei e più  facilmente controllabili. A farne le spese saranno eventuali minoranze interne. Allora  la selezione  la faranno gli elettori?  Forse,  se potessero,  attraverso le preferenze (che peraltro  non sono la panacea di tutti i mali), le quali però non solo sono state abolite,  per le elezioni politiche, dal 1993, ma sono completamente sparite dai radar,  a partire dall’ attuale ddlBrescia. Non stiamo parlando in astratto. Il taglio delle assemblee è  stato infatti già sperimentato nei Comuni in questi ultimi dieci anni ( governo Berlusconi IV , anno 2009). Risultato? Ulteriore compressione degli spazi riservati alle minoranze,  e null’ altro. C’è poi un’ altra osservazione da fare,  che sarà  forse ovvia ma,  notiamo, poco presente nei dibattiti di questi giorni. Chi stabilisce la validità  e l’adeguatezza di una classe parlamentare in democrazia? Non certo chi già ne fa parte,  ci sembra,  e che ha appena votato massicciamente se non plebiscitariamente per la propria autoriduzione. Unico soggetto titolato a stabilire l’idoneità dei rappresentanti  rispetto all’ufficio a cui sono chiamati è,  naturalmente, il corpo elettorale, che però  lo fa sulla base dell’offerta  sottopostagli e che attualmente non è in grado di incidere su di essa né  a monte ( momento della scelta dei  candidati), né  a valle ( momento della scelta tra i candidati) e anzi vede spesso completamente vanificato il proprio voto,qualora indirizzato verso forze politiche che non riescono ad accedere al Parlamento pur raccogliendo consensi nell’ordine delle centinaia di migliaia o,  talvolta,  di milioni di voti destinati a rimanere perciò  privi di rappresentanza.  Queste ci sembrano questioni molto più  serie, sulle quali la riduzione del numero dei parlamentari non interviene,  se non in senso ulteriormente peggiorativo.

Quanto all’altro argomento, quello della maggiore efficienza delle istituzioni, siamo nel campo della fantasia pura. Sono lontani i tempi, correva il 1976, quando quattro deputati radicali tenevano spesso in scacco la maggioranza   con il loro ostruzionismo, praticato peraltro con finalità  spesso meritorie.  Con i regolamenti attuali, tra contingentamento dei tempi e ghigliottine anti- emendamenti, ciò  non sarebbe consentito nemmeno a gruppi molto più  consistenti. Oggi la lentezza dei lavori parlamentari è  dovuta in genere alle divisioni nelle maggioranze di governo, che tendono ad evitare o a dilazionare l’esame dei provvedimenti più  spinosi e controversi, fattore che non scomparirebbe certo con  la diminuzione dei parlamentari. È  esattamente il contrario. Sarebbe il taglio,  che, obbligando i componenti dei gruppi più  esigui numericamente ad essere inclusi  in più  commissioni, di fatto determinerebbe rallentamenti nei lavori delle stesse, allungando di conseguenza l’iter di approvazione dei disegni di legge. Come si vede,  non appena tenta di fuoriuscire dal meschino recinto di un modestissimo risparmio, la propaganda del SÌ  rivela tutta la propria evanescenza e contraddittorieta’.

Un motivo in più  per pronunciare un rotondo NO il 20 e 21 settembre.”

Source: www.irpinia24.it