Avellino contro il cyberbullismo

Il delicato compito dei genitori nella lotta contro la discriminazione infantile

WhatsApp-Image-2020-02-15-at-21.52.45-e1581800152467Avellino- Oggi, 15 Febbraio 2020, si è tenuto presso la “sala blu” del Carcere Borbonico, il convegno “Contatto 2.0 Genitori verso figli, organizzato dall’associazione il Bucaneve e diretto dalla sociologa Maria Ronca. Tale incontro, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la pressante tematica del cyberbullismo, ha avuto ad oggetto principale l’importanza e l’attenzione con cui i genitori sono chiamati a relazionarsi con i propri figli rispetto all’utilizzo della tecnologia, oggi strumento onnipresente, veicolo di comunicazione e socializzazione, ma anche di alienazione e violenza, se non utilizzato nelle corrette modalità. 

L’evento ha visto la partecipazione della sociologa Maria Ronca, del ricercatore presso l’università di Salerno Simone Picariello, e della docente Gaetana Aufiero.

A prendere per prima la parola è la dottoressa Ronca, che spiega qual’è l’obbiettivo del convegno:” E’ necessario oggi affrontare le tematiche del cyberbullismo, essendo questa una tematica di sempre crescente attualità. Abbiamo scelto di rivolgerci ai genitori perchè essi sono la chiave per la prevenzione, e questo incontro si pone nell’ottica di un percorso che non può prescindere dalla loro partecipazione. Spesso i genitori restano troppo presi dal loro lavoro e da problematiche di altra natura, ma è importante capire che il loro ruolo è necessario per creare un riferimento abbastanza forte da aiutare i ragazzi in fase adolescenziale a premunirsi contro ogni tipo di violenza informatica.”

Successivamente prende la parola il sociologo Simone Picariello, il quale illustra come si manifesta il fenomeno del cyberbullismo e ne spiega le differenze con il bullismo cd. tradizionale: “Assistiamo oggi ad un mutamento radicale del metodo di comunicazione, buona parte della vita sociale ormai si svolge su piattaforme virtuali, comportando lo spostamento da un luogo a un non-luogo. La tecnologia non è uno strumento positivo o negativo in sé, esso però va utilizzato, specie da soggetti nel pieno della propria fase formativa, con estrema coscienza. Il bullismo tradizionale prevede la conoscienza dell’ individuo-bullo, il contatto fisico, o quantomeno la presenza corporea del soggetto agente; il cyberbullismo invece non ha dimensione locale, bensì globale. Chi pone in essere condotte di bullismo tramite i mezzi tecnologici ha una portata potenzialmente infinita ed è protetto dalla distanza o talvolta dall’anonimato, il cyberbullo è invisibile.  Genitori, scuola e società sono le uniche risorse di prevenzione; il genitore, in particolar modo, deve conoscere e valutare gli atteggiamenti del figlio e monitorare l’utilizzo che questo fa di internet.”

Il convegno è infine concluso dall’intervento della professoressa Gaetana Aufiero, la quale, portatrice di una esperienza ultraventennale nel campo dell’insegnamento, riferisce: “Spesso le prime difficoltà per i ragazzi sorgono con l’acquisto da perte dei genitori del loro primo cellulare. Ciò che nasce come scherzo può facilmente degenerare in forme più violente. Ciò che la scuola può fare è racchiuso nella definizione “didattica delle emozioni”. E’ necessario che le giovani coscienze in fase di formazione vivano l’apprendimento come un’emozione, il compito rimesso all’insegnante è quello di instaurare relazioni positive nel contesto scolastico e facilitare la costruzione di esperienze comuni. 

La chiusura dell’incontro è accompagnata da una struggente lettura della dott.ssa Ronca di un monologo scritto nei panni di una giovane ragazza afflitta dalla tremenda sensazione della diversità, che la spinge prima nell’isolamento ed infine nella bulimia.

Source: www.irpinia24.it