Avellino – “Nozze per i bastardi di Pizzofalcone”, al Circolo del Nuoto arriva De Giovanni

Il papà del Commissario Ricciardi e della saga I bastardi di Pizzofalcone, in città per presentare il suo ultimo romanzo noir edito da Einaudi

degiovanniAvellino - Maurizio De Giovanni, sceneggiatore, drammaturgo, scrittore, è stato il graditissimo ospite del Circolo del Nuoto di Avellino per la presentazione del suo ultimo romanzo giallo “Nozze per i Bastardi di Pizzofalcone” edito da Einaudi. E’ il decimo romanzo incentrato sulle vicende dell’ispettore Lojacono, altro protagonista della narrativa dello scrittore napoletano. Con la saga di Pizzofalcone, De Giovanni ha ispirato una serie tv per la Rai che ha inchiodato allo schermo milioni di telespettatori. La serata, ad ingresso gratuito, è stata preceduta dai saluti di Gabriele Acocella, presidente del Circolo del Nuoto, e da Patrizio Ciasullo, presidente del Rotary Club Avellino.

Moderatrice dell’incontro è stata Annamaria Pellecchia, che subito prende la parola: “De Giovanni ha avuto la capacità di sviluppare più storie contemporaneamente. Generalmente lo scrittore si innamora particolarmente di un personaggio, invece in questo caso l’autore si innamora di tutti i personaggi del romanzo”. Annamaria Pellecchia racconta, senza rilevare ogni particolare del racconto, la storia di una protagonista del romanzo: una ragazza brillante, solare, che si prepara con gioia alle nozze, per essere poi uccisa, purtroppo, con una coltellata al cuore. “Nella prima pagina è presente un altro punto di vista dell’osservazione della storia: queste nozze celano un mistero. La ragazza avrebbe dovuto sposare il figlio di un camorrista, ed anche non avendo direttamente legami con la camorra, ciò fa pensare ad un omicidio per vendetta. Il trucco delle investigratrici risolverà il caso, perchè le donne hanno qualcosa in più, hanno un intuito, hanno la capacità di ingrandire un particolare che sembrava secondario”.

Napoli è lo sfondo di tutte le storie, una Napoli triste, una Napoli cupa. Lo scrittore sfugge dal rischio di essere banale o di presentare una Napoli folcloristica. E’ rappresentata una Napoli misteriosa e un po’ pagana. “Francesca è morta però rimane l’amarezza di non riuscire a dare a questa ragazza un risarcimento per la sua fine tragica, l’immagine di una sposa col cuore spezzato che vola nel vento”.

Successivamente prende la parola Maurizio De Giovanni, il quale si sofferma principalmente sull’importanza della lettura e sul ruolo dello scrittore. “Non è banale, anche se è purtroppo ad oggi sempre più raro, vedere gente che si raccoglie attorno ai libri”. Riferendosi proprio al fenomeno del crescente disinteresse nei confronti della lettura, l’autore prosegue esplicandone i motivi: “Leggere non è un’attività che si può compiere con distrazione o con leggerezza, per leggere un libro bisogna stare da soli, leggere non è social”

Segue poi il paragone con altre forme di fruizione di un racconto: “Quando si è al cinema o al teatro, lo spettatore ha la facoltà di distrarsi senza che la storia si interrompa, che guarda un film o uno spettacolo ha un ruolo passivo, il compito dell’osservatore è quello di ricevere; leggere un libro è invece del tutto immersivo, il lettore lavora continuamente perchè leggere vuol dire immaginare, è per questo che la lettura è diventata impopolare”.

De Giovanni descrive, con il suo tipico tratto ironico, i propri personaggi come dei figli: “Bisogna essere coerenti con i propri personaggi, bisogna volergli bene, trattarli come se fossero vivi. Questo è il modo che ha lo scrittore di rispettare il lettore, ed è per questo che non cancello mai quello che ho scritto in precedenza in funzione dello sviluppo della storia”. A conclusione del proprio discorso l’autore della “saga di Pizzofalcone” descrive il processo di stesura di un libro come la composizione di un’espressione matematica: “Scrivere un libro non è qualcosa di predeterminato, è come comporre un’espressione algebrica della quale ancora non si conosce il risultato”, ed infine si congeda alla platea con un monito: “Leggere significa essere coinvolti, amate i personaggi o odiateli, fateli vostri, ma non leggete un libro con leggerezza”.

Source: www.irpinia24.it