Avellino – Confini: dalla grande marcia del ritorno palestinese al movimento delle migrazioni

L'Associazione Comunità Accogliente presenta l'incontro dibattito su un tema di grande attualità

gazaAvellino - Oggi pomeriggio alle ore 17:00, presso il Circolo della Stampa di Avellino, l’Associazione Comunità Accogliente ha presentato l’incontro dibattito sul tema: “Confini”, dalla grande marcia del ritorno palestinese al movimento delle migrazioni. L’incontro è stato moderato da Carlo Landolfo, giornalista de “Il Ciriaco”.

La prima ad intervenire è stata Letizia Monaco, Presidente Associazione Comunità Accogliente, che sostiene l’accoglienza e l’integrazione dei tanti giovani provenienti da Paesi stranieri. “Tante persone migrano, vanno via dai loro Paesi per svariati motivi. Parlando della marcia del ritorno, la gente protesta per offrire ai loro figli un futuro migliore. C’è una linea che unisce la Palestina con l’Africa” - spiega Letizia Monaco - “Anche gli africani partono dai loro Paesi rischiando di morire prima in Libia e poi nel Mediterraneo”.

Sicuramente l’intervento più atteso è stato quello di Ahmed Abuirtema, poeta e scrittore nonchè attivista palestinese tra gli “architetti” della Grande Marcia del Ritorno, Il suo interessante discorso si è focalizzato principalmente sulla striscia di Gaza, che definisce una prigione. Non vi è  comunicazione con il resto del mondo, non vi è libertà di movimento per gli abitanti. “La storia per i palestinesi inizia nel ’48 con la fondazione dello Stato di Israele. Da quel momento si verificarono molti massacri dei palestinesi, alcuni dei quali furono costretti a fuggire dalle loro case e da allora divennero rifugiati”. Quindi Ahmed racconta che l’istituzione dello Stato di Israele fu una catastrofe per la Palestina. Alcuni palestinesi sono andati ad abitare nella striscia di Gaza, compreso la sua famiglia. Altri invece in Giordania e in Siria.

“Da allora i palestinesi non hanno più avuto una propria terra. Lo Stato ebraico occupò la striscia di Gaza, solo l’1% della Palestina si trova nella striscia di Gaza. Lo Stato di Israele ha costruito un muro ed è impossibile recarsi dall’altra parte” - continua a spiegare Ahmed - “Israele controlla le persone che entrano nella striscia di Gaza, ed ha anche messo in crisi l’economia palestinese perchè ha distrutto molte attività economiche palestinesi”. Ahmed racconta che Israele impedisce di costruire porti e di essere connessi con il resto del mondo. Addirittura è stato distrutto l’ultimo aeroporto presente a Gaza. Così Ahmed decide di scrivere un post su Facebook per organizzare una protesta pacifica al fine di far ottenere ai palestinesi i loro diritti. Quindi ha invitato i palestinesi ad unirsi per una manifestazione pacifica.

I palestinesi hanno accolto il suo invito, e tutto ciò è diventato la grande marcia del ritorno. I palestinesi hanno manifestato pacificamente mettendo in evidenza che non possono vivere più nelle condizioni in cui versano. Ma sfortunatamente lo Stato di Israele ha cominciato ad uccidere molti manifestanti, senza aver fatto loro alcuna minaccia. “Israele non vuole che il mondo ascolti il messaggio che stanno mandando queste vittime, anzi cerca di mostrarsi come uno Stato democratico al mondo intero. Non vuole apparire come un Paese discriminatorio. Israele continua a mentire e a dire al mondo che è sotto la minaccia dello Stato palestinese, ma la verità è che i palestinesi sono le uniche vittime del dominio israeliano”. 

I palestinesi vogliono che i loro figli vivano in un mondo migliore, senza occupazione, senza che il potere possa essere più importante della legge. Gennaro Avallone, ricercatore UNISA Dipartimento di Studi Politici e Sociali/DISPS, afferma che i palestinesi rifugiati nel mondo sono 5 milioni e mezzo, ma di questi rifugiati nessuno viene in Europa. Le persone emigrano nei Paesi vicini, la stragrande maggioranza in Turchia. Infine Mauro Aquino racconta la sua esperienza in CISGIORDANIA.

Source: www.irpinia24,it