#PopulEconomy, presentato ad Avellino il libro di Francesco Paolo Capone

Il segretario generale dell’UGL descrive i complessi mutamenti nel mondo del lavoro

#populeconomy paolo caponeAvellino“Il punto di osservazione di un sindacalista fornisce un privilegio rispetto a quello di altre figure: permette di vedere determinate cose mentre accadono”. Francesco Paolo Capone ha analizzato i complessi cambiamenti che hanno attraversato il mondo del lavoro nel corso degli ultimi decenni. Da questa profonda analisi, nasce #PopulEconomy. L’economia per le persone e non per le élites finanziarie: un titolo che, fin da subito, riflette la volontà dell’autore di tendere la mano a tutte quelle persone costrette a subire i riflessi negativi di tutto ciò che accade nella loro vita quotidiana.

In occasione della presentazione, avvenuta ieri pomeriggio presso la Camera di Commercio di Avellino, Capone ha descritto gli aspetti salienti del suo libro: “Il seguente lavoro nasce da una serie di osservazioni su un Paese che: da una parte, governa e segna un’economia secondo certi parametri, quello che nel sottotitolo viene definita con il termine di élites finanziarie, ossia la finanza che non è legata ai processi produttivi, ma ai movimenti di capitale; dall’altra, un mondo economico che appartiene alla vita quotidiana del popolo e delle persone, in cui il ceto medio viene stato spazzato via, le ore di lavoro sono diminuite e i salari sono più bassi rispetto a quel periodo”. È normale, oggi, il fatto che un genitore preferisca che un figlio guadagni 500 euro per un tirocinio, piuttosto che giocare alla PlayStation? Sì, indubbiamente, ma – sostiene Capone – questo stipendio non deve essere la normalità e l’abitudine alla quale i giovani devono aspirare: “Il lavoro deve permettere a chiunque si avvicina al mondo del lavoro di vivere una vita dignitosa. D’altra parte, c’è un ricorso involontario al part-time e andiamo incontro verso un lavoro molto più rivolto all’area del terziario e del commercio, e sempre meno all’industria, un settore sicuramente più redditizio”. Sostanzialmente, è in atto un tentativo di portare il Paese a una decrescita felice che, secondo l’autore: “Non accontenta nessuno di noi, nemmeno il tessuto industriale”.

Alla presentazione, alla quale hanno partecipato numerosi esponenti del mondo imprenditoriale e accademico, ha preso parte anche il Presidente della Provincia, Domenico Biancardi, il quale ha riposto le speranze di sviluppo territoriale in quella Fondazione Sistema Irpinia per la quale, questa mattina, verrà posto il primo mattone, con la sottoscrizione dell’atto costitutivo. La Fondazione, in particolare, darà vita a una piattaforma online che, come ribadito da Biancardi: “Permetterà di creare un collegamento tra le nostre ricchezze e le persone che vogliono venire a visitare la nostra Provincia”. Il problema principale è che oggi non si ascoltano più i cittadini e, in particolare, i giovani: “Questi ultimi hanno una marcia in più, che noi non abbiamo perché non siamo accompagnati in questo processo dalle istituzioni. Siamo indietro rispetto agli altri Paesi dell’Europa nell’accoglienza, nella promozione del territorio e nella riduzione della disoccupazione. L’Irpinia è tra i primi produttori di vino in Italia, ma non veniamo nemmeno citati nel mondo”.

In rappresentanza del Comune di Avellino, ha preso parola l’Assessore all’Urbanistica, alla Pianificazione e alla Mobilità Emma Buondonno: “Lavoriamo per migliorare l’accessibilità, al fine di rendere Avellino una cerniera per la Campania, connettendola a Salerno e Benevento con l’alta velocità”. A proposito della desertificazione intellettuale che l’intera Regione (e non solo la provincia irpina) sta vivendo: “Abbiamo perso una forte componente di popolazione residente, soprattutto di giovani che formiamo nelle nostre Università. Ora, siamo terzi per numero di cittadini in Italia, nel corso degli ultimi dieci anni siamo stati scavalcati dal Lazio”.

Source: www.irpinia24.it