Avellino – Consiglio Comunale, seduta monotematica sulla questione Alto Calore

Approvata la mozione presentata da Amalio Santoro (Si Può) con 18 voti favorevoli

consiglio comunale 18 novembre 2019

Avellino – Si è svolto ieri pomeriggio, presso il Palazzo di Città, il Consiglio Comunale monotematico sulla questione dell’Alto Calore. Nel corso della seduta, organizzata su richiesta del consigliere Amalio Santoro (Si Può), si è discusso sulle soluzioni da implementare per risolvere la delicata situazione finanziaria in cui versa l’ente preposto alla gestione delle risorse idriche in gran parte della provincia. 

La seduta si è caratterizzata, nelle battute finali, per la spaccatura nell’opposizione riguardo alla mozione da presentare alla Giunta. A conclusione del Consiglio Comunale, è stata presentata una prima istanza dai consiglieri di opposizione Luca Cipriano (Mai Più Avellino), Francesco Iandolo (Avellino Più), Nicola Giordano (Laboratorio Avellino), Ettore Iacovacci e Francesco Russo (PD) che, tuttavia, è stata respinta con ben 18 voti contrari (tra cui quelli di Amalio Santoro e Ferdinando Picariello). Tra gli obiettivi trattati all’interno della prima mozione: l’attivazione volta a evitare il fallimento dell’Alto Calore, sostenendone il Piano Pozzoli; l’opposizione a qualsiasi modifica dello Statuto dell’Alto Calore che favorisca l’ingresso di privati; l’abbassamento della massa debitoria; l’assistenza nei confronti degli attuali dirigenti dell’Alto Calore nel tentativo di salvataggio dell’ente. Il rifiuto della prima mozione ha causato il malcontento dei consiglieri firmatari: “Al di là di tante belle parole, l’obiettivo di questa Giunta era quello di trovare un bersaglio da abbattere. Esprimiamo il rammarico per un’occasione sprecata, da parte di una maggioranza allargata, di condividere i principi generali” ha affermato Cipriano.

La seconda mozione, proposta dal consigliere Amalio Santoro (Si Può), è passata con 18 voti favorevoli e 1 solo voto contrario e si differenzia dalla prima per l’individuazione di un nuovo piano di risanamento e il completo azzeramento degli attuali vertici dell’Alto Calore, concretizzando l’intervento risolutivo anche con il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti. Il capogruppo di “Si Può” ha risposto, inoltre, alle accuse di Cipriano: “Sento parlare di maggioranza allargata da chi ha un piede e mezzo nel Partito Democratico. Su una proposta e su una questione specifica, si è aperto un ampio consenso nella maggioranza e nella Giunta che non dipende da logiche di potere. Ho apprezzato il ragionamento del Sindaco che, più di tutti nella maggioranza, coglie quel senso e quella responsabilità volta a un cambiamento radicale in quel luogo. Non abbiamo bisogno in questo periodo di terapie mediche, ma di una terapia chirurgica”. Tra i consiglieri di opposizione, l’unico a strizzare l’occhio alla mozione presentata da Santoro è Ferdinando Picariello (M5S), criticando l’atteggiamento dei consiglieri a favore della mozione di Cipriano: “Oggi, si assiste all’ennesima pagina di chi cerca di difendere un sistema che ha prodotto soltanto 140 milioni di debiti, una situazione catastrofica che si riverbera su tutto l’ente. Segno di una sinistra che risulta essere spaccata e che ha ancora fiducia in un piano, come quello Pozzoli, che si è rivelato fallimentare. È possibile trovare una strada diversa rispetto al passato, ma non la condivisione con chi sostiene tale strategia”.

consiglio comunale alto caloreLa rabbia dei firmatari della prima mozione si è manifestata anche dopo la lettura dell’istanza presentata da Santoro, con l’abbandono dell’aula consiliare (a eccezione di Francesco Iandolo) dopo aver espresso parere contrario. “Non accettiamo tanta ipocrisia di fronte a una questione che andava affrontata con maggiore responsabilità” ha tuonato Cipriano. “Com’è triste una parte di Consiglio Comunale travolta dall’acqua dell’Alto Calore” ha replicato il Sindaco di Avellino, Gianluca Festa. “Pochi hanno parlato realmente della questione all’ordine del giorno e, chi ne ha parlato, è presente ora in quest’aula. L’obiettivo è quello di difendere la gestione pubblica dell’acqua, qui c’è un senso di appartenenza e una coscienza civica nel difendere un bene pubblico. Possiamo dire con orgoglio alla città che questa gestione sta per terminare. Il piano Pozzoli è il piano redatto per portare Alto Calore al fallimento e alla privatizzazione dell’acqua”.

Nel corso della precedente discussione sul tema all’ordine del giorno, Festa aveva sottolineato l’importanza del mantenimento della gestione pubblica dell’acqua, rievocando la delibera del 2016 in cui venne scongiurata la cessione dell’Alto Calore: “Tre romantici (Festa, Negrone e Genovese) avanzarono, in quel momento storico, una mozione che ebbe un parere unanime dell’Aula consiliare”. C’è bisogno, in ogni caso, di una condivisione di intenti che faccia riscoprire ad Avellino il suo ruolo di capoluogo: “Con Biancardi, abbiamo già avviato un’interlocuzione sul tema e lui ha condiviso la nostra idea sulla gestione pubblica dell’acqua. Ho parlato anche con il Sindaco di Caposele (Lorenzo Melillo, ndr) e siamo concordi nel fare sinergia per garantire la gestione pubblica dell’acqua. Cediamo gran parte del nostro bene alla Puglia e alla Campania e ciò rappresenta un dazio inestimabile di non poco conto: abbiamo anche problemi di dissesto idrogeologico e di ingenti spese di energia elettrica”. Festa, dunque, ha individuato quella che egli stesso ha definito come l’unica strada percorribile: “Convocherò un tavolo per giungere alla richiesta ufficiale, da parte della comunità, rispetto alla Cassa Depositi e Prestiti per far ripartire l’Alto Calore, immaginando un piano diverso da quello Pozzoli e proponendo un modello diverso di gestione”. 

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Amalio Santoro, capogruppo di “Si Può”, è stato il primo a introdurre la questione, ripercorrendo le tappe che hanno caratterizzato le vicende dell’Alto Calore negli ultimi anni: “Un ente che ha, dapprima, garantito un grosso salto di civiltà, è stato piegato in seguito da logiche di potere e da quei processi che sembravano far cambiare rotta”. Oggi, secondo Santoro, è molto concreto il rischio di rinnegare quanto espresso dal referendum del 2011: “Le leggi, le normative e gli indirizzi si sono orientati, dopo il referendum, su altre strade perché, in questo settore, si sono insediate potenze economiche che vogliono mettere le mani sulla gestione del servizio idrico, così come sulla creazione di multiservice che rischiano di impossessarsi anche di altri settori, come rifiuti e gas”. Santoro, inoltre, ha elencato una serie di contraddizioni che ha condizionato negativamente la gestione dell’Alto Calore: “Senza considerare l’idea di un’unica entità, si è ritenuto far nascere l’Ente Idrico Campano. Si è pensato di creare distretti che allontanano sempre di più le decisioni dal territorio. Anche il Sindaco ci ha messo del suo, in tempi recenti, con qualche nomina discutibile”

Un insieme di fattori ha, dunque, contribuito a rendere l’Alto Calore un ente praticamente fallito: “Si sono aggiunti altri 12 milioni di debiti nell’anno 2018, facendo ammontare il totale della massa debitoria pari a 140 milioni. Si sono fatte varie modifiche a un piano (il Piano Pozzoli) che aveva tratti un po’ ricattatori per le amministrazioni comunali: era stato chiesto loro di mettere mano alla tasca per recuperare almeno 25 milioni di capitali, pena il fallimento. I Comuni, chiaramente, hanno risposto picche e, ora, l’ente continua a perdere 750.000 euro al mese”. C’è tempo ancora, tuttavia, per evitare il peggio. Santoro ha indicato quali possono essere, a tal proposito, le strade da percorrere: “L’idea di tornare a una società speciale consortile, organizzando un confronto con i territori e con altri soggetti. L’interlocuzione con la Cassa Depositi e Prestiti, di fronte a un piano di risanamento realistico, è ancora possibile, così come con la Regione che si trincera molto sugli interventi sulle strutture idriche. Questo implica anche un azzeramento dell’attuale management e di chi si trovava prima a fare le revisioni. Il Comune deve farsi promotore di quest’iniziativa, con assoluta trasparenza”

Nel corso della discussione, inoltre, Luca Cipriano (Mai Più Avellino) ha suggerito di sfruttare la posizione favorevole che il nuovo Governo nazionale ha espresso in favore dell’acqua pubblica: “Coinvolgiamolo su queste tematiche in maniera bipartisan, chiamando all’appello un tavolo nazionale. Oggi, abbiamo la necessità di salvare non solo un ente che dà lavoro a 400 dipendenti irpini, ma anche un’idea: ossia, l’acqua non deve essere un business”.

Source: www.irpinia24.it