Alto Calore – Slitta l’approvazione del piano di risanamento
Il tavolo si riunirà nuovamente tra dieci giorni per decidere il destino dell’Acs
Avellino – Restano ancora vive le perplessità sul piano di risanamento dell’Alto Calore, proposto questa mattina dall’amministratore unico, Michelangelo Ciarcia, al tavolo tecnico organizzato presso il Palazzo di Provincia. Istituzioni e sindacati, in presenza anche del “Comitato Acqua Bene Comune – Aspettando Godot”, si riaggiorneranno tra dieci giorni per prendere una decisione condivisa e definitiva sulla questione.
“Abbiamo realizzato sette schede progettuali che riassumono tutto ciò che vogliamo attuare con i dovuti funzionamenti e con il risparmio energetico” afferma Ciarcia, il quale si sofferma sulla volontà dell’azienda di porre fine alla sua situazione debitoria. “I dati del bilancio 2018 mettono in evidenza l’attivazione del contenimento delle spese (1,2 mln euro) e il rallentamento del debito, la cui svolta si verificherà con il bilancio del 2019. Mi aspetto che tutte le azioni di cui abbiamo parlato possano concretizzarsi entro la fine di quest’anno”. Ciarcia chiarisce, poi, la sua ferma volontà di evitare un fallimento dell’azienda, con il rischio di privatizzazione della gestione idrica: “Una società che dichiara un’utile e paga regolarmente i propri dipendenti non credo abbia la necessità di portare i libri in tribunale. Credo nella collaborazione di tutti, anche del Governo, altrimenti andrò avanti per la mia strada”.
La presentazione del piano di risanamento non basta, tuttavia, a far schiarire i dubbi che, nel precedente tavolo tecnico di gennaio, sembravano essersi affievoliti. A cominciare dalla possibilità di ottenere un finanziamento consistente dalla Cassa Depositi e Prestiti che, come evidenzia il Presidente della Provincia, Domenico Biancardi: “È possibile ottenere solo attraverso un’ulteriore mediazione da parte del Governo. Se l’attuale presidenza, oltre a recuperare crediti e morosità, riterrà opportuno mettere in pratica la nuova progettualità, l’ammodernamento delle reti e i progetti sull’energia, siamo sulla strada giusta”. È necessario, dunque, un segnale forte di discontinuità rispetto alle amministrazioni passate dell’Acs, una nuova impostazione gestionale che, secondo il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Carlo Sibilia: “È resa complicata dalla situazione debitoria delle casse di molti Comuni irpini, oltre che dalla mancanza di dati utili a programmare un intervento adeguato”. Francesco Ricciardi, sub-commissario prefettizio, avverte a tal riguardo: “Il Comune di Avellino non è in grado di dare garanzie riguardo ai 5 mln di euro che dovranno spettare alla Cassa Depositi e Prestiti nel giro di due anni”. E, per quanto riguarda la gestione del personale: “Dobbiamo verificare se il piano basterà a mantenere intatta la gestione del personale”.
“L’alternativa al fallimento era privatizzare l’Acs: è per questo motivo che abbiamo messo in pratica un tentativo estremo per scongiurare ciò” ricorda Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente della Regione Campania. “Abbiamo cercato di individuare le possibilità che consentissero ai dipendenti dell’azienda di non subire ripercussioni dalla situazione debitoria. In assenza della Cassa Depositi e Prestiti, vi deve essere il piano di ripianamento da parte dei soci: non esistono alternative”. Sull’incontro imminente con la Regione Puglia, Bonavitacola è chiaro: “Contrastando la dispersione, si favorisce il fabbisogno della popolazione, anche su altri tavoli: ci consente di presentarci con le carte a posto”.
Nel frattempo, i comitati e i sindacati ribadiscono a gran voce la preservazione di un bene pubblico, attraverso una migliore gestione dell’Acs e l’accantonamento dei contrasti politici sulla questione. Annamaria Pascale (Comitato Acqua Bene Comune): ”Si tratta di avere a cuore la necessità del bacino idrico per questa terra”. Franco Saccardo (UGL): “L’acqua non è una merce e deve stare lontana dalle privatizzazioni, è un bene che va salvaguardato e riservato per dare la giusta fornitura ai 126 comuni che vengono serviti”. Luigi Simeone (UIL): “Se si dovesse consumare un ulteriore scontro istituzionale riguardante l’Alto Calore, sarebbe difficile arrivare alla soluzione”. Mario Melchionna (CISL-Irpinia Sannio): “Dobbiamo fare fronte comune, senza interessi politici, altrimenti regaleremo l’acqua a chi auspica il fallimento dell’Acs”. Franco Fiordellisi (CGIL): “È fondamentale che ci sia un approfondimento di merito sulle questioni riguardo alle quali l’Acs, in passato, ha palesato debolezze”.