Avellino – Convegno in memoria di Don Luigi Sturzo

L'attualità dell'appello ai liberi e forti e del programma politico

btyAvellino - Si è tenuto questo pomeriggio, presso il Palazzo Vescovile, il convegno “L’attualità del pensiero sturziano a cento anni dall’appello ai liberi e forti” organizzato dalle ACLI di Avellino. Il discorso sul carattere profetico della visione di Don Luigi Sturzo, mediato dal giornalista Angelo Picariello, è stato intavolato in presenza del Presidente delle ACLI di Avellino Domenico Sarno, del prof. di Storia Moderna Francesco Barra, del Presidente Nicola Mancino, di Mons. Vincenzo De Stefano e del Presidente ACLI Campania Filiberto Parente.

A cento anni dall’appello ai liberi e forti, poco tempo fa, Papa Francesco ha ribadito un concetto che è in sintonia con il pensiero sturziano, quello della politica come atto caritatevole più importante per un cattolico ed io oggi credo che i cattolici debbano ritornare alla politica e al popolarismo e valorizzare le virtù morali e del popolo italiano attorno al quale, invece, si coagulano idee poco positive come il populismo. Occorre che il mondo cattolico dia vita nelle città a spazi civici, forum, luoghi dove riappropriarsi dei temi pubblici secondo le categorie della politica. Occorre animare politicamente le città recuperando una storia e uno slancio di futuro. E’ per questo che noi ACLI stiamo cercando di costruire una scuola politica con lo scopo di ridare ai nostri giovani speranze e cultura” ha dichiarato Domenico Sarno. “Sturzo considerò l’agire politico come ricerca e attuazione del bene comune. La sua lezione, prima di essere pensata come attuale e attuabile, deve essere riconosciuta, compresa e fatta propria con coerenza e responsabilità per diventare l’impegno dei liberi e forti” ha concluso il Presidente delle ACLI di Avellino. 

La vita del “profeta inascoltato” originario di Caltagirone è stata caratterizzata dall’unione tra impegno politico-sociale e fede religiosa. Dopo essere stato ordinato sacerdote, si trasferisce a Roma dove si laurea in teologia per poi ritornare nel suo luogo d’origine e fondare il giornale “La Croce di Costantino”. Dal 1905, ricopre alcune cariche nell’ambito amministrativo come quella di prosindaco di Caltagirone e vicepresidente dell’Associazione dei comuni italiani, ma è dal dopoguerra che Don Luigi Sturzo compie le sue più importanti scelte da uomo politico, soprattutto da fautore della partecipazione dei cattolici alla vita politica del paese, nell’epoca del “non expedit”.

Il 18 gennaio 1919, in una stanza dell’albergo Santa Chiara di Roma, rivolge un appello a tutti gli italiani, oggi conosciuto come “appello ai liberi e forti” perché iniziava così: “A tutti gli uomini liberi e forti che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugniamo nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”. E’ così che il sacerdote fonda il Partito popolare italiano, un partito laico d’ispirazione cristiana. “Con il suo attuale appello, rivolto a tutti, Sturzo ha segnato la storia italiana. Ha avuto il coraggio, in un periodo in cui c’è stato tanto conflitto tra Chiesa e modernità, di fondare un partito per i cattolici nonostante il divieto di partecipare alla vita politica, ispirandosi alla nascente dottrina sociale della Chiesa fondata sull’enciclica ‘Rerum Novarum’ di Leone XIII” ha affermato Mons. Vincenzo De Stefano. 

Oltre all’appello, Sturzo redige un programma politico di due pagine caratterizzate da lucidità, completezza e chiarezza in cui si espongono sia idee di carattere politico-morale sia obiettivi di materia economico-sociale come il voto alle donne, la lotta contro l’analfabetismo, l’assistenza sociale. “Si tratta di dodici articoli programmatici e specifici di straordinaria modernità in cui si propongono soluzioni concrete e pratiche. Al primo punto si colloca la rivendicazione dell’integrità della famiglia e si nota l’uso ricorrente della parola ‘libertà’” ha spiegato il prof. Francesco Barra. “Sturzo è stato anche uno dei primi interpreti del pensieri antifascista e lo comunicò in un discorso del 1923 in cui disse che una differenza sostanziale fra il Partito popolare e quello fascista stava nella concezione dello Stato. Il suo ideale più importante dal punto di vista filosofico, etico, politico e religioso era la valorizzazione del personalismo cristiano. Non a caso, Sturzo riteneva che la politica fosse un perenne gioco di forze per la conquista e la difesa della libertà di cui il Cristianesimo ne è il presidio”.

Source: www.irpinia24.it