Avellino – GAI: Riflessione sul bacino acquifero irpino

Un patrimonio immenso da custodire e tutelare

btyAvellino - Continua il ciclo di incontri “Passeggiate nel tempo” promosso dal Gruppo Archeologico Irpino. Questo pomeriggio, presso il Circolo della Stampa, è stato approfondito il tema della distribuzione dell’acqua irpina grazie all’intervento dell’idrogeologo Sabino Aquino che nel 2006 ha contribuito ad uno studio, “Le risorse idriche della Provincia di Avellino”, in cui si è occupato della catalogazione di circa 1500 sorgenti di cui la maggior parte di alimentazione locale. Attraverso una cartina, Aquino ha illustrato dettagliatamente le principali fonti idriche presenti nella provincia di Avellino che complessivamente erogano 13.500 litri/sec.: “Le acque di maggior rilievo dal punto di vista quantitativo sono ospitate nella montagna del Terminio e nel monte Cervialto; non trascurabili, dal punto di vista dell’alimentazione, sono i monti di Solofra e quelli di Avella-Pizzo d’Alvano. In particolare, si può considerare il Terminio come l’idrostruttura più grande dell’Appennino Meridionale in quanto eroga circa 8.000 litri/sec. Nella Valle del Sabato sgorgano le sorgenti di Serino che alimentano la Città di Napoli; sul versante opposto, invece, il Calore e il Sabato nascono a pochi centinaia di metri dai Monti Acellica e vanno a generare le sorgenti del Cassano che fanno emergere circa 2500 litri di acqua”.

“Molti non sanno che nelle propaggini meridionali ci sono anche le sorgenti dell’Ausino che alimentano la Costiera Amalfitana. Un’altra sorgente importante è la sorgente Beardo che eroga 250 litri. A Sorbo Serpico, la sorgente Sauceto alimenta Avellino per circa 200 litri. In questa zona, a partire dagli anni ’90, è stato realizzato un sovrasfruttamento controllato con la creazione di pozzi per attingere acqua in profondità. Oltre a queste sorgenti, ce ne sono una trentina, captate dall’Alto Calore, che alimentano il fiume Calore e il Sabato. Dopo il terremoto del 1980, la provincia di Avellino ha provveduto alla carenza idrica con lo scavo di pozzi profondi nella Piana del Dragone, a Santo Stefano del Sole, nell’area industriale di Solofra”. 

L’ex dirigente dell’Alto Calore ha anche citato le dighe: la diga di Conza e quella di San Pietro di Monte Verde che erogano acqua alla Puglia. Le fonti idriche irpine hanno tre peculiarità: i calcari ad elevato grado di fratturazione e fessurazione; la vegetazione fitta, che svolge una funzione ammortizzante senza la quale l’acqua andrebbe direttamente a mare; e la durezza di 14° che rende l’acqua molto leggera. Tuttavia, anche le acque irpine sono interessate da problematiche preoccupanti tra cui l’inquinamento, provocato dall’uso di fitofarmaci e dalle micro discariche create dall’uomo sulle montagne; l’eccessivo sfruttamento delle falde acquifere e le piogge ad alta intensità che per la loro durata breve non vengono recepite dal substrato calcareo. 

Dopo le informazioni tecniche riferite da Aquino, è intervenuta Anna Maria Pascale, portavoce del comitato Rete Acqua Bene Comune – Aspettando Godot, che ha esordito definendo l’acqua come “l’oro della provincia di Avellino e il patrimonio acquifero più grande d’Europa”, il punto di forza che potrebbe rappresentare l’elemento di ripresa. Pascale ha posto l’attenzione sul tema dell’acqua come bene comune ricordando le ultime vicende riguardanti la crisi dell’Alto Calore e il conseguente rischio di privatizzazione. Ora che la questione della gestione della risorsa idrica si è risolta, il comitato si occuperà principalmente della campagna di sensibilizzazione dei cittadini per la tutela e la salvaguardia dell’acqua pubblica partendo con un evento in città previsto per il prossimo 22 marzo, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.

 

Source: www.irpinia24.it