Avellino – Un viaggio virtuale in Irpinia lungo l’antica Via Appia
Il GAI racconta la storia e gli studi svolti su una delle strade antiche più importanti dell'Irpinia e dell'Impero romano
Avellino – Ha avuto luogo questo pomeriggio, presso il Circolo della Stampa, il consueto appuntamento archeologico organizzato dal Gruppo Archeologico Irpino con la presenza del direttore Gerardo Troncone e di Pietro Luciano, dirigente nazionale del GAI. Questa volta, l’incontro ha avuto come argomento principale la Via Appia, una delle tre grandi strade imperiali del Sud Italia e sicuramente la strada più importante per la regione degli “Hirpini”, costruita dai romani per collegare il tratto Roma-Brindisi. Sono tanti ed eterogenei gli studi che si sono susseguiti sulla ricostruzione esatta della “regina viarum”, e più in generale dell’intero sistema viario irpino, ma nessuno di questi sembra convergere verso una sola linea di pensiero.
Secondo Troncone, due dei documenti antichi da cui poter ricavare testimonianze attendibili sul percorso esatto della Via Appia sono l’Itinerarium Burdigalense e l’Itinerario antonino. Il primo è il più antico racconto di un pellegrinaggio cristiano compiuto da un vescovo da Bordeaux fino a Costantinopoli, tra il 333 e il 334 d.C. La sua utilità è data dalla precisione con cui vengono elencate le stazioni di pernottamento e le tappe per il cambio dei cavalli e, più precisamente, dalla descrizione della strada del ritorno perché i pellegrini, una volta sbarcati a Otranto, risalirono la Penisola percorrendo le grandi arterie stradali, ovvero la Traiana Calabra e la Via Appia, per raggiungere Roma e proseguire verso Mediolanum (Milano). L’Itinerario antonino, invece, è un registro redatto tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C. in cui sono riportate le stazioni e le distanze tra le località poste sulle diverse strade dell’Impero romano, comprese le direzioni da prendere per raggiungere una determinata area in base al punto di partenza.
Un’ altra opera antica che è da sempre oggetto d’esame degli studiosi che lavorano alla ricostruzione dell’Appia è una satira di Orazio dove il poeta latino descrive il viaggio da Roma a Brindisi percorso lungo la Via Appia, insieme con Virgilio e altri letterati, con una delegazione diplomatica capeggiata da Mecenate e inviata dall’imperatore romano Ottaviano per cercare di appianare i dissidi tra Antonio e Augusto. Riguardo alla descrizione dei luoghi visitati e attraversati da Orazio, Troncone ritiene che alcuni studiosi abbiano tradotto erroneamente il termine “Trivici”, presente nella satira, con Trevico in quanto fino al 1800 la località irpina era chiamata “Vicum”. Secondo il direttore del GAI, il poeta non passò per Trevico perché non ci sono elementi scientifici che lo dimostrino.
Della Via Appia, oltre a studiarne le origini e il percorso, il GAI ha anche fatto una panoramica dei ponti ancora integri che la caratterizzano. Uno di questi è il Ponte Rotto sul Calore, una costruzione a cinque arcate, interessante dal punto di vista archeologico anche per la tecnica con cui fu realizzata, un miscuglio di calcestruzzo e pozzolana, una specie di sabbia delle zone vulcaniche che, unita alle pietre, produceva un materiale molto resistente. Tale tecnica di origine romana fu impiegata successivamente dai Borboni, ad esempio nella costruzione dell’acquedotto Carolino. Un altro ponte appartenente alla strada romana è il ponte di Pietra Dell’Oglio, costruzione in calcestruzzo del II secolo a.C ma tuttora praticabile che attraversa l’Ofanto nei pressi di Monteverde.