“The invisible cities”: l’opera di Calvino nell’arte contemporanea

L’esperimento artistico di Max Coppeta e Margherita Peluso presso l’AXRT Contemporary Gallery

IMG-7517Avellino – Il teatro che incontra la musica, la performance, la scultura, l’installazione, fornendo una spiegazione su come queste modalità espressive possano incrociarsi tra di loro. Una contaminazione di linguaggi, resa possibile dalla rivisitazione di un celebre romanzo di Italo Calvino, “Le città invisibili”, nella mostra inaugurata questa sera presso l’AXRT Contemporary Gallery di Via Mancini e disponibile fino al 15 marzo 2019.

La mostra, a cura di Stefano Forgione, ripercorre soltanto tre delle 55 differenti visioni di città che l’autore propone nel suo testo: Le città sottili, Le città e i segni, Le città e gli occhi. “Siamo appena all’inizio di questo lungo esperimento” ha dichiarato l’artista Max Coppeta. Attraverso le interpretazioni di Margherita Peluso, lo spettatore riesce a scorgere l’idea di una città che non è caratterizzata dalla presenza di persone e di edifici: bensì una città mentale, visionaria, che vive di estetica e di immagini. “Il romanzo di Calvino, Le Città Invisibili, è un’opera assolutamente contemporanea: nella costruzione, nel contenuto, nella forma” continua Coppeta. “La sua opera sembra non avere un tempo, non vive né di datazioni, né di luoghi, si presta a una struttura e una lettura libere. Lo stesso autore pone delle domande sulla veridicità di questa costruzione immaginaria. Anche il dialogo tra Marco Polo e Khan sembra privo di fondamenti. Siamo rimasti affascinati da questa costruzione che abbiamo voluto riportare nelle opere, estrapolandola dal romanzo per farla vivere attraverso uno spazio fisico”.

“Io vorrei portare lo spettatore a vivere queste città: viverle attraverso la loro anima, la loro vita immaginaria, la loro immaterialità, ma anche attraverso la mia parola, il mio gesto, il mio camminare scalza” afferma Margherita Peluso, attrice e performer della mostra. “La mia interpretazione vuole condurre lo spettatore ad ascoltare questo racconto non attraverso la voce, ma attraverso la vista e l’ascolto dei rumori”.

Source: www.irpinia24.it