Avellino – Liceo “P.S Mancini”: dibattito sul tema “I giovani e la legalità: progetto per il futuro”
"Dobbiamo fare della legalità un modo di vivere per costruire una società giusta"
Avellino – Ha avuto luogo questa mattina, in occasione dell’assemblea studentesca, il dibattito sul rapporto dei giovani con la legalità che i rappresentanti d’istituto del Liceo “P.S Mancini” hanno organizzato presso la palestra della sede storica di Via de Conciliis, l’unica parte praticabile e in sicurezza dell’intero edificio che dallo scorso anno non ospita più gli studenti a causa della sua dichiarata inagibilità. All’evento, hanno presenziato il giornalista de Il Mattino Gianni Colucci, il vicedirettore della Caritas Diocesana nonché parroco di Capocastello Don Vitaliano Della Sala, il volontario dell’Associazione “Libera” Luca Guido Salomone ed infine i rappresentanti d’istituto.
Il tema scelto si colloca all’interno di un percorso di cittadinanza attiva e di un progetto, “Tracce di legalità”, nell’ambito del quale il Liceo Mancini collabora con il Presidio provinciale dell’Associazione di Don Ciotti per diffondere l’educazione alla legalità nel mondo dei giovani. Luca Guido Salomone ha aperto il suo intervento con un ringraziamento ai rappresentati d’istituto: “Da ex alunno di questo liceo vorrei ringraziarvi per aver creato un momento di aggregazione e formazione che favorisca la crescita degli studenti. Quando ero io un liceale eventi come questo non esistevano. Da rappresentante di un’ associazione che si batte per la legalità e che promuove la commemorazione delle vittime della mafia, vorrei ricordare che Avellino è stato il capoluogo scelto per l’edizione di quest’anno della marcia organizzata da Libera in memoria di coloro che sono stati uccisi dalla mafia, che si terrà il prossimo 21 marzo, anche a livello nazionale“.
“Le vittime di mafia sono la testimonianza che vivere la legalità non è semplice perché comporta dei sacrifici costanti, ma questo sacrificio va portato avanti se vogliamo che ci sia un’evoluzione“. Infatti, è risaputo che coloro che decidono di denunciare un’estorsione, un qualsiasi atto di violenza da parte di un mafioso o che testimoniano contro un rappresentante di un’organizzazione criminale vedono la propria vita cambiare per sempre. La libertà individuale, ma anche quella di coloro di cui si circondano, subisce delle limitazioni, ad esempio non c’è luogo che non si raggiunga se non accompagnati da una scorta, per ragioni di sicurezza. “Noi, giovani e meno giovani, possiamo osservare la legalità sempre, anche per strada quando notiamo un mendicante o un senzatetto. Essere nella legalità significa, in questo caso, aiutare queste persone o comunque riflettere sul perché vivano in quelle condizioni e, in generale, soffermare il proprio pensiero su quelle situazioni quotidiane in cui la legalità viene meno” ha continuato Salomone.
“Per me i massimi rappresentanti della legalità sono Falcone e Borsellino che persero la vita per difendere un’ideale di società giusta. E pensando a loro e a tutti coloro che hanno compiuto atti straordinari in nome della legalità mi sento frustrato e mi domando cosa dobbiamo fare noi gente comune che abbiamo come modello questi eroi” ha esordito Don Vitaliano. La risposta sta in una storia, quella del colibrì, che il sacerdote ha conosciuto durante un viaggio nella foresta del Chapas in Messico. “Noi cittadini, nella nostra quotidianità, dovremmo comportarci come il piccolo uccello che tenta di spegnere il fuoco nella foresta trasportando con il becco una goccia d’acqua, ovvero dobbiamo fare la nostra piccola parte affinché la legalità domini il mondo. Ciò significa partire dai rapporti interpersonali in cui gli screzi non andrebbero risolti con atti di violenza“. Il sacerdote ha poi sottolineato che non dobbiamo smettere di batterci per la legalità in quanto, anche se non esiste più la mafia di sangue, cioè non si verificano atti estremi come gli attentati terroristici di un tempo, ciò non significa che il problema sia stato risolto, le organizzazioni criminali agiscono silenziosamente e c’è una mentalità camorristica che va combattuta quotidianamente.
Un’intervento di una professoressa ha fatto riflettere sul ruolo che la scuola svolge nella diffusione della legalità: “L’educazione alla legalità è fondamentale ma per noi professori è una battaglia difficilissima in cui siamo ‘soldati solitari’ perché manca un accordo con il territorio, le istituzioni e con le famiglie. C’è bisogno di interventi come questo per far comprendere ai ragazzi l’importanza della cultura e alle istituzioni che occorre investire nella scuola“. Durante il dibattito, si sono trattati anche altri temi, collegati a quello principale, prendendo spunto dalle domande sottoposte dagli studenti presenti, come il bullismo che dilaga sui social networks e l’omertà di chi assiste ad atti di violenza di cui vittime sono i propri compagni e amici.