Avellino – Convegno in memoria della scomparsa di Don Michele Grella

Un libro-documento per ripercorrere la vita del sacerdote di San Ciro

btyAvellino – A dieci anni dalla scomparsa di Don Michele Grella, la città ha voluto celebrare l’amato parroco della comunità di San Ciro Martire con un convegno che si è tenuto questo pomeriggio presso la sala Penta della Biblioteca Provinciale di Corso Europa. All’evento, moderato da Gerardo Salvatore, hanno presenziato Don Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino, il missionario Don Franco Ausania, l’onorevole Ciriaco De Mita, l’attuale parroco di San Ciro Luciano Gubitosa, il giornalista del Corriere dell’Irpinia Gianni Festa ed infine il Dott. Gennaro Bellizzi. 

Don Michele Grella rappresenta ancora oggi un simbolo di carità e impegno civico e sociale per tutti coloro che lo hanno conosciuto. Assunse il ruolo di guida spirituale della comunità di San Ciro nel 1959 e da allora, fino alla sua morte, fu costantemente attivo non soltanto a diffondere la parola di Dio ma anche a migliorare la vita sociale dei suoi parrocchiani, sempre con gioia ed empatia. All’inizio del suo sacerdozio, fu subito impegnato nella costruzione della Chiesa parrocchiale nei pressi del Viale dei Platani, per dare alla comunità un luogo di raccoglimento più grande della piccola cappella dove fino ad allora si erano celebrati i sacramenti. Fu un edificatore di opere ma anche di coscienze. Si preoccupò, infatti, di educare e formare le future generazioni svolgendo anche il ruolo di insegnante presso il liceo scientifico dove “cercò di allontanare i giovani dalla tentazione del laicismo, presentando una Chiesa nuova. Si riuniva con i giovani per aggiornarli sul Concilio, dando loro nuovi documenti da leggere, oppure li portava con sé durante le visite alle famiglie per la benedizione” ha raccontato Don Franco Ausania. Amava relazionarsi con chiunque Don Michele, le sue braccia erano sempre tese verso l’altro in segno di conforto e fu proprio questo, e anche la sua umiltà, a spingerlo a rifiutare ruoli più importanti nell’ambito ecclesiastico. Il suo sogno non era quello di fare carriera ma di costruire una comunità migliore.

In occasione del decennale della scomparsa, Gianni Festa e Gennaro Bellizzi hanno pubblicato un libro-documento, edito da ABE Edizioni, per ripercorrere le fasi più significative della vita di Don Michele, attraverso una serie di testimonianze sia della gente comune sia di persone appartenenti allo scenario politico e religioso dell’epoca. “La scrittura di un libro dedicato alla vita di Don Michele era un’idea avuta da tempo ma che avevo accantonato. Poi però grazie alla collaborazione di Gianni Festa, in breve tempo, quella che era soltanto un’idea è diventata un libro ricco di tante testimonianze, alcune delle quali ci sono giunte quando si è sparsa la voce del nostro progetto” ha esordito Gennaro Bellizzi, che ha definito Don Michele il suo secondo “padre” per l’importanza che ha rivestito nella sua vita, ma anche in quella di sua moglie.

btyAbbiamo voluto raccontare Don Michele attraverso i testimoni delle varie fasi della sua vita. Siamo partiti dagli anni ’50, il periodo dell’Azione Cattolica e dell’incontro con Ciriaco De Mita, di cui abbiamo raccolto le testimonianze di due amici di Don Michele, grazie al mio amico Nino Aloisio. Poi, abbiamo ripercorso la fase della costruzione della Parrocchia di San Ciro Martire e del Concilio; l’epoca in cui don Michele si è battuto per contenere nell’ambito della bellezza del dialogo una realtà che poteva anche essere pericolosa, quella della contestazione; la parte finale della sua esistenza segnata dal cammino neocatecumenale” spiega Bellizzi. 

La scelta di raccontare Don Michele attraverso le testimonianze altrui è nata per evitare una scrittura di tipo soggettivo e troppo personale, con il proposito di permettere a tutti, anche a chi non lo ha mai conosciuto, di costruirsi un’immagine esatta del sacerdote. “Se dovessi descrivere Don Michele in tre parole, mi vengono in mente la profezia, la libertà e la carità. E’ stato profeta perché sapeva seguire lo Spirito Santo che lo ha guidato in tutte le sue fasi, anche nella contestazione; ha avuto libertà, anche quella di essere offeso; è stato caritatevole perché ha sempre provveduto al bene degli altri, senza chiedere nulla in cambio. Oggi la sua eredità appartiene al popolo, a una città, a tutti coloro che sapranno rendersi conto che la realizzazione dell’uomo è fare il bene dell’altro” ha concluso Bellizzi. Anche Ciriaco De Mita ha sottolineato nel suo discorso il senso di carità e la generosità che caratterizzavano Don Michele e il ruolo di figura paterna che rappresentò per lui: “Era una persona straordinaria che aveva la dimensione sul paradiso e la concretezza della terra”

Il vescovo Don Sergio Melillo ha espresso parole di ammirazione per l’attività di sacerdote di Don Michele, definendolo “una figura straordinaria che ha tessuto la trama del tempo della nostra comunità ecclesiale, un pastore che ha adottato un approccio innovativo e intelligente su come essere presbiteri nel tempo del cambiamento, ma anche un padre e un maestro per la società”. 

 

 

 

Source: www.irpinia24.it