Si è svolto questa sera, presso la Chiesa del Carmine di Avellino, il laboratorio “TurnTable, da Langston Hughes a Jack Kerouac, da Robert Burns ai giorni nostri”, inserito nell’ambito della rassegna artistica Winter Open Art e dedicato alla Jazz Poetry.

“Stiamo vivendo un’esperienza di libera improvvisazione creativa, dove tutti i jazzisti si raggruppano su un palcoscenico, libero a chiunque voglia partecipare” afferma Paolo Godas, bassista dell’evento. “Nell’ambito di questa libertà espressiva nasce TurnTable, un progetto che vede raggrupparsi di volta in volta artisti e partecipazioni diverse. In questo caso, si tratta di un laboratorio di Jazz Poetry: vogliamo illustrare al pubblico, non solo attraverso la musica e la poesia, ma anche attraverso alcuni filmati, come nasce la Jazz Poetry negli anni ’50, come si sviluppa fino ai giorni nostri e come noi l’abbiamo arrangiata attraverso l’elettronica”.

Come nasce il progetto TurnTable? “Il laboratorio di oggi proviene dalle varie esperienze vissute, partendo già con l’esperienza decennale dei SinjarmaJazz” afferma Godas. “Esso nasce anche dalla collaborazione con Domenico Cipriano per gli spettacoli di Jazz Poetry ai quali abbiamo preso parte in tutta Italia. I versi di Cipriano sono molto intensi e forti e verranno accompagnati per l’occasione dalla mia musica”.

Esiste, dunque, un filo conduttore tra artisti irpini e americani della Jazz Poetry? “Il legame c’è – sostiene Godas -  e possiamo trovarlo nella figura dello stesso Cipriano, insignito recentemente di un premio all’Università di New York. Egli possiede una forte cultura su questo movimento culturale: i suoi versi sono conosciuti in tutta Italia e il suo laboratorio è già stato sperimentato qualche anno fa, con alcuni gruppi musicali e attori, come Alessandro Haber. Sono orgoglioso di poter collaborare con uno dei massimi esponenti non solo irpini, ma anche a livello nazionale, della Jazz Poetry”.

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