La formazione dei giornalisti punta sulle fragilità

Per Ottavio Lucarelli l’Istituto Domenico Martuscelli di Napoli deve essere riconsiderato un gioiello di tutta la Campania

ottavio lucarelliFa tappa a Napoli, presso lo storico Istituto per non vedenti Domenico Martuscelli, la penultima giornata di formazione annuale offerta gratuitamente dall’Ordine dei giornalisti della Campania a tutti i suoi iscritti. “Comunicare le fragilità: accesso e inclusione nella società della conoscenza” questo il titolo dell’evento che si inserisce all’interno della X edizione della Fiera dei Beni Comuni promossa dal CSV di Napoli, strumento di dialogo e  di animazione territoriale per sensibilizzare alla sostenibilità e alla solidarietà, una vetrina di buone prassi per le associazioni impegnate per lo sviluppo e la valorizzazione del nostro territorio, un momento di confronto con il mondo del volontariato e del Terzo settore, utile anche per una futura programmazione

Al tavolo relatori e testimoni d’eccezione, come  Nicola Caprio Presidente CSV, Chiara Tommasini vicepresidente CSVnet, Gianluca Budano della presidenza nazionale delle ACLI, Carmine Piscopo assessore ai Beni Comuni del Comune di Napoli, Stefano Trasatti già direttore della rivista “Redattore sociale” e ora direttore comunicazione di CSVnet, Francesco Fusiello rappresentante della Lega per i diritti degli handicappati, Mario Mirabile presidente sezione italiana di Napoli dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti,  Daniele Romano presidente campano della Federazione italiana superamento handicap e, ovviamente il Presidente dell’Ordine dei giornalisti, Ottavio Lucarelli che ringrazia l’Istituto Martuscelli per l’ospitalità.  “Un Istituto che deve essere riconsiderato un gioiello di tutta la Campania. Siamo al quinto anno di formazione. Riusciamo a portarla avanti per le tante Istituzioni che ci danno una mano. Ad oggi, abbiamo erogato circa 550 corsi gratuiti in tutta la regione grazie alle istituzioni e anche ai relatori che intervengono a titolo gratuito”.

Ma come si comunicano le fragilità. Quali sono i diritti e i doveri del buon giornalista. A queste domande cerca di rispondere Stefano Trasatti. “Mi sono sempre preoccupato di come comunicare il sociale. Si cade quasi sempre nel pietismo e nella compassione. In molte casi vi è la volontà di commuoversi e far commuovere, di infantilizzare la persona disabile, non ci si mette sullo stesso piano, ma su un piano più basso, quasi a volersi umiliare, perché tutto ciò fa spettacolo. Per molti, il disabile è mite, rassegnato, sorridente, asessuato, privo di qualsiasi aspirazione e abilità. E’ un angelo che non ha nessuna possibilità di essere cattivo. Dunque, è speciale. Ma queste stesse persone coccolate in TV, sono poi tanto trascurate nella vita quotidiana. Si veda la legge sul lavoro che non viene applicata, la presenza di barriere architettoniche e cosi via. Vi è nel mondo della comunicazione una scarsa conoscenza di base delle disabilità ma soprattutto vi è una scarsa propensione ad entrare nel mondo delle persone disabili, a parlaci, conoscerle, a farle parlare”- e continua -“ Il linguaggio è fondamentale. Non esistono parole sbagliate ma esiste un modo sbagliato di usare le parole. E dunque l’espressione “affetto da disabilità” che sembri indicare un difetto personale perde di significato se si comprende che la persona diventa disabile in interazione con le barriere. Più barriere vi sono in una società è più la persona ha una disabilità”.

Più servizi dunque. Più ascolto e azione. E su questo versante che si inserisce l’assessorato al Bene comune della città. Primo esempio in Italia. Ma come afferma l’assessore Piscopo “è un settore che ha bisogno di studi e di delibere, fatti concreti, beni funzionali per i diritti delle persone. Ma quanto di questi beni comuni esistono realmente nella nostra società?

Per Gianluca Budano “è nostro dovere comunicare bene ciò che facciamo perché se non lo facciamo rischiamo di diffondere la paura, l’odio. Secondo l’ultimo rapporto delcorso fragilità Censis viviamo in una società  affetta da “sovranismo psichico”. E’ dunque anche una questione di sicurezza sociale che si riflette sulla qualità della nostra vita”.

Si passa poi alle testimonianze personali, di chi vive sulla propria pelle la disabilità ma che non si arrende e combatte per il bene comune di tutti. Alza la voce per avere più servizi, più diritti. Lo fa in maniera cruda Francesco Fusiello, che attacca le istituzioni. Lui che apre le porte alla sua situazione economica e personale per ribadire che non viviamo in uno stato di diritto se si vede negata l’assistenza per soli 200 euro in più rispetto a un reddito comunque basso. “E’ inaccettabile che io mi debba pagare la mia disabilità. Abbiamo dei doveri. Se non pago la bolletta mi staccano la luce. Ma abbiamo anche dei diritti. E questi ci vengono negati. Eppure io mi considero una persona. Non un handicappato. Se sono simpatico o antipatico dipende anche da me”.

E infine, Mario Mirabile: “Mi piace soffermarmi sulla parola persona. Non siamo ciechi, sordi, paraplegici. Siamo persone. Ognuno con il suo intelletto”. E ci ricorda l’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese

Un’articolo che dovremmo sempre tenere a mente soprattutto quando ci si occupa di comunicare le fragilità.

Source: www.irpinia24.it