Legge elettorale – Staiano: ” Non voteremo coalizioni ma cartelli elettorali”

L'Ordinario di Diritto Costituzionale riflette sull'applicazione della norma vigente in seno al parlamentarismo italiano

thumbnail_FullSizeRenderAvellino – Si è tenuto oggi pomeriggio presso l’aula magna del Tribunale di Avellino il convegno sul tema: “Legge elettorale e forma di governo: il caso italiano”.

Dopo i saluti del presidente dell’ordine degli avvocati di Avellino Fabio Benigni, ha relazionato il professor Sandro Staiano, Ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli: “Ci è parso che la forma di governo italiano sia normativamente condizionata da due elementi: il sistema dei partiti e la legge elettorale. La legge si riuscì a fare solo in seguito al passaggio del referendum ‘manipolativo’, il Mattarellum, una legge a componenti presidenziali e parlamentari. Benché la legge non lo imponesse, il Presidente della Repubblica dava l’incarico di formare il nuovo Governo al leader ‘capo’ della coalizione che aveva vinto le elezioni: in quest’ottica si pone il mutamento dell’assetto partitico – continua il professore - Nasce il ‘partito personale’, il partito del leader, una forma che in un primo tempo riguardava solo il versante del Centrodestra dello schieramento politico italiano, ma che alla fine è risultato essere l’assetto politico vincente. Questi partiti personali che tipo di influenza hanno sulla forma di governo? Nella legge elettorale vigente, che verrà applicata a marzo, si ritrova quella formula già presente nel Mattarellum, secondo cui bisogna indicare il nome del ‘capo’ ma restano ferme le prerogative del Presidente della Repubblica: funzionerà ancora quella convenzione costituzionale?”.

Più tecnico l’intervento della dottoressa Michela Troisi, Ricercatore di Diritto Costituzionale, che è entrata nel vivo della ‘nuova formula elettorale’: “Il legislatore parlamentare cerca di omogeneizzare la legislazione alla Camera e al Senato: arriviamo così alla nuova formula elettorale, la numero 165 del 2017. La nuova legge elettorale è stata approvata con il voto di fiducia: la dottrina prevalente ha sottolineato come ciò determini delle ‘forzature’ sul piano della procedura parlamentare. Questa normazione consta di 6 articoli: in realtà si tratta di ‘integrazioni’, il che produce una prosa non propriamente lineare per coerenza e coesione. L’articolo 3, in particolare, contiene una delega al Governo per quanto concerne la determinazione dei collegi uninominali e plurinominali. Nel caso specifico della regione Campania esistono due Circoscrizioni e la provincia di Avellino fa parte della seconda: in Irpinia ci sono due collegi uninominali, uno riguarda Avellino in senso stretto e l’altro Ariano Irpino”.

Poi la giovane ricercatrice si sofferma sulla modalità di presentazione delle candidature e sulla modalità di assegnazione dei seggi: “Le forze politiche devono presentare liste in almeno 2/3 dei collegi plurinominali, sono ammesse le pluricandidature (si può essere eletti in un collegio plurinominale e contestualmente in cinque collegi plurinominali), i listini sono corti (da due a quattro), sono previste delle misure per favorire la parità di genere, le liste devono depositare un proprio programma e indicare un capo politico, cosa che invece non sono tenute a fare le coalizioni. Il sistema è prevalentemente proporzionale e poi c’è un correttivo di tipo maggioritario: alla Camera dei Deputati abbiamo 232 collegi uninominali mentre al Senato sono 116. Chi vince nel collegio uninominale? In base al sistema Plurality, il seggio sarà conquistato dal candidato che ottiene anche un voto in più, mentre più complessa è l’attribuzione dei seggi per quanto riguarda il proporzionale, perché si andrà a calcolare prima il numero dei voti a livello nazionale, che verranno proporzionalmente ripartiti nelle Circoscrizioni, dalle quali nei collegi plurinominali. Partecipano al riparto coloro che superano delle soglie di sbarramento: è prevista una soglia del 10% per le coalizioni, mentre per quanto riguarda le liste è prevista la soglia del 3%”.

Infine la dottoressa Troisi invita a riflettere sulle ‘criticità’ della legge: “Il voto sarà unico: una scheda per la Camera dei Deputati e una scheda per il Senato della Repubblica. Il problema consiste nel fatto che venga espresso un solo voto sia per il canale maggioritario che per quello proporzionale, nel senso che nel caso in cui si voti il candidato nel collegio uninominale il voto verrà anche utilizzato nel reparto proporzionale, in proporzione ai risultati ottenuti dalle liste che sostengono quel candidato nell’uninominale, mentre qualora il voto venga espresso per la lista si considererà anche per il candidato uninominale che quella lista avrà deciso di sostenere. Sicuramente un profilo problematico potrebbe essere quello della ‘menomazione’ della possibilità di scelta che spetta all’elettore”.

E’ lo stesso professor Staiano a tirare le somme su ciò che potrebbe accadere dopo il voto del 4 marzo: “Abbiamo una coalizione di Centrodestra, una coalizione di Centrosinistra e un partito che non si coalizza: alla fine vincerà una coalizione e si applicherà la convenzione costituzionale ma ciò che accadrà è imprevedibile perché quelle che abbiamo di fronte in realtà non sono coalizioni, essendoci alla base delle ragioni per così dire ‘veicolari’, finalizzate ad ottenere dei vantaggi dall’essere entrati a fare parte di un determinato assetto. Sono cartelli elettorali. Abbiamo quindi un problema, dovuto al fatto che i due ‘formanti’ sull’efficienza della forma di governo, la legge elettorale e la convenzione costituzionale, sono entrambi fortemente incerti: da scienziato e da cittadino, ritengo che lo scenario che abbiamo di fronte sia assai poco tranquillizzante!”.

Source: www.irpinia24.it