“Come si diventa insegnanti?”, ad Avellino ci si confronta sul concorso 2018

Picariello (FLC): "Percorso nuovo e inedito. L’insegnamento non può e non deve essere una professione di ripiego"

thumbnail_FullSizeRenderAvellino – Aspettative, attese e problematiche rispetto al prossimo concorso per l’accesso all’insegnamento, è il tema con il quale molti ragazzi si confronteranno l’anno prossimo nel tentativo di uscire dalla precarietà. Oggi presso l’Asilo Patria e Lavoro si è tenuta un’assemblea pubblica dal titolo “Come si diventa insegnanti?” in cui si è parlato del nuovo concorso che sarà bandito nel 2018.

 “Provare a costruire un meccanismo non competitivo ma più cooperativo provando anche a immaginare una preparazione collettiva al concorso stesso e una condivisione delle informazioni ad esso attinenti” – esordisce Stefano Iannillo (Arci Avellino) che illustra lo spirito con il quale questa iniziativa ha preso vita per poi passare la parola alla Segretaria Generale FLC Avellino Erika Picariello, alla quale è stato demandato il non facile compito di spiegare il “nuovo e inedito percorso” previsto dal decreto legislativo del 13 aprile 2017.

 “Il meccanismo che va ad esaurirsi per il reclutamento degli insegnanti è quello del ‘doppio canale’: esistono le graduatorie ad esaurimento e i concorsi (quindi le graduatorie di merito). Su questo va ad incidere il decreto legislativo 59/2017 che oltre a cambiare il reclutamento cambia profondamente anche il modo in cui si entra e si permane nella scuola – premette la Picariello -. Contemporaneamente a questi due canali, poiché il nostro Paese si è macchiato della colpa di avere lasciato nel precariato moltissimi docenti, ci sarà un processo di stabilizzazione, contemporaneamente alla quale si avvierà un nuovo sistema di reclutamento che si chiama FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio)”.

Che cosa bisogna fare per accedere al FIT? La prima cosa è avere contezza della congruenza del proprio piano di studi con quanto richiesto dalle nuove tabelle ministeriali nel decreto del febbraio 2016 – spiega la sindacalista -. La seconda cosa è conseguire i 24 CFU. Le aree dei crediti formativi in oggetto sono quattro: l’area della pedagogia, della psicologia, dell’antropologia e della metodologia delle tecniche didattiche. Sono riconosciuti crediti all’interno dei piani di studio per tutti coloro che hanno sostenuto esami attinenti alle suddette aree. Le Università si stanno attivando per emanare i bandi: nel momento in cui si accede al percorso per i 24 CFU si passa automaticamente per una ‘forma di accreditamento”’.

Perché è importante il FIT? La prova concorsuale consterà di tre prove scritte: la prima disciplinare, la seconda metodologica, la terza facoltativa (si può accedere anche per il sostegno): il cuore della prova numero due si basa sulle materie attinenti al FIT – continua la Picariello -. Per quanto concerne la graduatoria di merito, chi sosterrà il FIT (che verrà bandito a fine 2018) entrerà in un percorso triennale, per cui i posti disponibili vanno calcolati sulla fine del triennio, il che significa che saranno al netto delle due graduatorie i residuali in misura pari al 40% nel primo scaglione e al 50% nel secondo. Quando si sarà chiamati a scegliere dove fare il concorso è importante capire nella Regione in questione le due graduatorie a che punto sono in termini di scorrimento perché questo peserà sui posti residui sui quali si calcoleranno le percentuali dei posti disponibili messi a bando”.

Una volta stilata la graduatoria di merito si sceglierà l’ambito territoriale all’interno del quale svolgere il percorso triennale cui seguirà la stipula del contratto con l’ufficio scolastico regionale – aggiunge la sindacalista -. Il primo anno si frequenta la scuola di specializzazione universitaria con l’obiettivo di conseguire 60 CFU  in tutte le discipline caratterizzanti il proprio percorso e ci sarà una minima retribuzione che si aggirerà intorno ai 600 euro lordi; nel secondo anno il tirocinante entra nelle scuole e gli vengono assegnate attività di tirocinio diretto e non (da svolgere presso le università) in accompagnamento con un tutor scolastico, oltre l’insegnante, all’interno della scuola e con un tutor universitario all’esterno; nel corso del terzo anno ci sarà un effettivo ‘anno di prova’, nel quale, in base alla sua posizione nella graduatoria di merito, il docente sceglierà la scuola presso la quale c’è il posto vacante disponibile e presso la quale svolgerà l’ultimo anno, al termine del quale, previa risposta affermativa della commissione esaminatrice dell’intero percorso svolto, ci sarà l’immissione in ruolo”.

Per coloro che sono già abilitati, invece, il percorso sarà differenziato – sottolinea la Picariello – : per quanto riguarda le seconde fasce è prevista una prova orale fondata sulla dimensione pedagogico-didattica valutata al 40% rispetto al punteggio che ci si porta dietro per l’anzianità di servizio: non è una prova ad escludendum dato che l’ingresso in quella graduatoria sarà come quello in una graduatoria ad esaurimento perché quel personale va stabilizzato e ha diritto alla stabilizzazione: nel 2018-19 e 2019-20 gli abilitati entreranno ‘massivamente’ con una percentuale che va nel tempo dal 100% al 20%”.

La stabilizzazione richiederà un tempo, esattamente come l’immissione in ruolo dei nuovi docenti, ma basterà a sanare le separazioni interne al corpo docente? Non lo so. Spero, tuttavia, che il contratto collettivo nazionale che ci apprestiamo a rinnovare restituisca al personale della scuola e ai sindacati qualche strumento di rappresentanza in più: questo è il lavoro più bello del mondo con una fortissima funzione etica. L’augurio che rivolgo a coloro i quali vi si apprestano è quello di entrare nella scuola solo se piacciono i bambini e gli adolescenti perché il pensiero di loro non si limita alle effettive ore di lavoro: l’insegnamento non può e non deve essere una professione di ripiego” – conclude la sindacalista.

Source: www.irpinia24.it