Scambio di neonati, Avellino non è un caso isolato

Ha fatto scalpore la notizia dello scambio di due neonate avvenuto in una nota clinica del capoluogo irpino, ma in Italia era già successo

braccialettoneonato.600 (2)Avellino – Sembrava quasi l’incipit di un film quello che è accaduto ieri a due neo mamme di Atripalda. Avevano dato alla luce due bambine ed erano state dimesse lo stesso giorno da una nota clinica del capoluogo irpino. Ancora non sapevano, però, di aver portato a casa la figlia “sbagliata”.

Ad accorgersi dell’errore è stata una delle due mamme che ha notato che il numero del braccialetto della bimba non corrispondeva a quello che avevano dato a lei. Il panico ha preso il sopravvento e subito sono state allertate le autorità che hanno accertato lo scambio e hanno provveduto a restituire le bambine ai genitori naturali. Le due famiglie hanno deciso poi di sporgere denuncia.

La clinica ha condannato l’accaduto, rassicurando sul fatto che non si è trattato di uno scambio di braccialetti, che le procedure sono state effettuate correttamente e che i controlli sono rigidissimi. A quanto pare, le neonate sono state messe in culle differenti.

Come avviene, quindi, l’identificazione madre-neonato al momento della nascita? Le procedure vigenti sono sicure? In tutte le sale parto d’Italia si procede allo stesso modo: nel momento stesso della nascita alla mamma e al bambino viene applicato un braccialetto con un numero identificativo, che poi viene periodicamente controllato dal personale infermieristico della struttura. Questa procedura viene fatta sotto gli occhi della mamma. L’eventuale, e comunque raro, scambio di bambini è quindi da attribuire all’errore umano.

Avellino, infatti, non è un caso isolato. Da nord a sud, diversi sono stati gli episodi che hanno avuto come risultato lo scambio di neonati.

Come quello del 1989 a Canosa di Puglia, dove due bimbe, nate ad 11 minuti di distanza hanno vissuto nelle famiglie “sbagliate” per 26 anni. Un errore che hanno scoperto tramite alcune foto su Facebook. Le famiglie hanno chiesto 14milioni di euro di risarcimento alla Regione Puglia.

Clamoroso fu anche lo scambio avvenuto nel 1998 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. L’errore, questa volta, fu scoperto a circa tre anni di distanza dal parto. Una delle due mamme va a prendere la figlia all’asilo, ma gliene consegnano un’altra. La donna fa notare l’errore alla maestra, che si scusa dicendo che quella bambina le assomigliava molto. Il dubbio dello scambio di culla si insinua e viene confermato in seguito dal test del dna.

Esattamente dieci anni dopo, a Rivoli, in Piemonte, viene evitato in tempo un altro tragico errore. Appena le portano il bambino in stanza, infatti, la mamma si accorge prontamente che il braccialetto del neonato riportava il nome sbagliato. La ricerca del bimbo “giusto” è durata un’ora, ma si è risolta con un lieto fine.

Di due anni fa, invece, il caso del bambino scambiato all’ospedale Sant’Anna di Torino, dove è un papà che si accorge di avere in braccio un bimbo non suo dal peso diverso da quello della nascita. Uno scambio, anche quest’ultimo, da attribuire all’errore umano e che si è risolto grazie al braccialetto identificativo.

 

Source: www.irpinia24.it