‘A Juta a Montevergine tra modernità e tradizione ed è subito polemica
'A Juta a Montevergine posseduti dalla tradizione: tra balli e canti del folklore casalingo, le note dolenti della polemica. Religione e politica dal passato al presente: quale futuro?
Avellino – 10, 11, e 12 Settembre torna la Juta a Montevergine, il tradizionale pellegrinaggio verso il santuario, che dal 1999 riunisce i devoti in omaggio a Mamma Schiavona. Stamattina, al Circolo della Stampa, la conferenza di presentazione ufficiale dell’evento, alla presenza del Sindaco Antonio Saggese e del delegato alla cultura del comune di Ospedaletto, Carlo Preziosi. A moderare gli interventi, Giulia D’Argenio di Orticalab.
Canti e balli sul tamburo, musica sacra, artisti di strada, la paranza dei Monti Lattari e le Capere, la Perteca di Pino Iovine, la Paranza ro’ Lione, Vincenzo Romano il cantore pellegrino, Paranza Mazzone, Mascarimirì, Rareca Antica, Fiorenza Calogero, Damadaka & la voce della tradizione, I Giuglianesi, ‘E Marris’, Angelo Salvatore Daddelli e i Picciotti, la Bottega di Ciro Bevilacqua, Peppe Mauro e tanti altri faranno da cornice a un evento che coniuga tradizione e modernità inserendoli nel contesto contemporaneo.
Una tre giorni all’insegna della tradizione che si rinnova, dunque, per un appuntamento attesissimo, come sempre, ma anche, quest’anno, tanto discusso per via della controversia che in questi giorni ha visto opporsi il sindaco Saggese a don Vittorio Guerrillo, parroco di Ospedaletto. Oggetto della polemica la presunta blasfemia del manifesto che, accostando l’immagine della Madonna a quella di una sinuosa ballerina con le nacchere, è stato ritenuto offensivo dell’immagine sacra. E se in principio era parso che quel “posseduti dalla tradizione” fosse un oscuro riferimento alla possessione demoniaca, la compresenza di sacro e profano nella rappresentazione grafica si è rivelata il vero problema. “Con l’intermediazione dell’Abate, don Riccardo, mi era parso che si fosse giunti a un compromesso, con l’accordo di provvedere alla ristampa dei manifesti – ha dichiarato Saggese -; avremmo sostituito quel “posseduti” con una formula che non turbasse gli animi“, salvo poi scoprire che più drastica era la richiesta di don Vittorio. Chiedeva il ritiro del manifesto, altrimenti, avvertiva, avrebbe annullato la processione. “Ritengo che non ci sia blasfemia in quella rappresentazione – ha affermato Saggese -, solo una trasposizione fedele a quelli che sono i contenuti di un evento importantissimo per Ospedaletto, che si compone di una parte sacra e di una profana e festaiola, dove lo spirito devozionale è sostanziale e fondante“. Senza mezzi termini il sindaco si è detto, dunque, non disposto a tornare sui suoi passi, perché “se il prete vuole fare politica, la faccia, ma accetti le conseguenze; in questo momento la maggioranza sono io e non mi piego a certe imposizioni“.
di Eleonora Fattorello