“I vigneti di Malulena” – Storia di un amore ancestrale per la terra

La dottoressa Gregorio:"L’auspicio è che progetti come questo, possano trovare terreno fertile, in un territorio arido, dal punto di vista politico ed economico, ma ricco di risorse sulle quali poter investire"

dentro“Il vino è la poesia della terra”, scrive Mario Soldati. “Come dargli torto?! Da sempre, questo prezioso nettare, dichiara la dottoressa Emma Gregorio, rosso come la passione, vivo come il desiderio, ardente come l’amore ma anche l’ira, rappresenta un momento significativo di condivisione, di discussione, di confronto. Basti pensare all’antica Grecia e al ruolo fondamentale del vino durante il simposio, il luogo deputato alla poesia, alla politica, alle imprese militari, all’eros e, più tardi, alla filosofia. Il vino ha ispirato i più grandi poeti della storia della letteratura, i più illustri scrittori, greci e romani, da Omero e Callimaco, passando per Catullo e Orazio, fino ad arrivare ai poeti italiani, dal primo Novecento ai giorni nostri, come Saba, Pavese, Quasimodo, Scotellaro, Iuliano”.

Il vino funge da collante, continua la dottoressa, aggrega le persone, unisce popoli di cultura e costumi differenti, esprime gioia, gratitudine e amore per la vita; in più, restituisce la memoria, definisce la nostra identità, le nostre radici, la nostra essenza. È proprio questa la storia di Angelo Romano, produttore di vino Aglianico, che dai suoi genitori ha ereditato la passione  viscerale per la terra e, attualmente, collabora con “I vigneti di Malulena”, associazione volta alla promozione di tre vini prestigiosi: il COCCIONE, Irpinia Aglianico DOC, annoverato tra i migliori vini d’Italia e contemplato nella “Guida Oro I Vini di Veronelli 2017”; il TRINITÀ, Irpinia Campi Taurasi DOC; l’ANGELO ROSSO, Taurasi DOCG. La scelta dei nomi non è dettata dal caso ma da sentimenti nobili e profondi, che legano Angelo al proprio territorio e, soprattutto, alla propria famiglia“. “Ho incontrato il produttore irpino, afferma Emma Gregorio, in occasione di un’importante degustazione di prodotti tipici locali, nello specifico, formaggi e salumi, svoltasi, nei giorni scorsi, a Paternopoli e sono rimasta profondamente colpita dal modo innovativo, oserei dire, geniale, di servire il vino in un, apparente bizzarro, corno di terracotta, che permette di esaltare i profumi e i sapori della pregiata bevanda”.

“Il vino, racconta con un velo di commozione, Angelo Romano, è il nettare che deriva dall’uva, dai grappoli generati dalla vite, ma non da tutte le viti, solo da quelle che vengono coltivate con amore ed entusiasmo e attraverso il metodo di lavorazione tradizionale, quello che oggi viene definito “biologico”. I miei genitori, Maddalena Tecce e Luigi Umberto Romano, due persone meravigliose, due instancabili lavoratori, originari, rispettivamente, di Castelfranci e di Paternopoli – entrambi i comuni sono ubicati nella zona del Taurasi DOCG – qualche decennio fa, decisero di adibire a vigneto gran parte dei territori di proprietà. Si tratta di terreni di origine vulcanica, particolarmente argillosi e ricchi di ferro, di tipo collinare, situati ad una altitudine di circa 600 mt sul livello del mare, su cui hanno trovato germoglio i vitigni autoctoni del tipo “Aglianico”, con impianto a spalliera ed allevamento a “cordone speronato”; la resa è di circa 45 quintali di uva per ettaro. Dai vigneti impiantati dai miei genitori, dai cui nomi, Maddalena e Luigi, deriva l’acronimo “Malulena”, si è giunti, nel tempo, alla creazione de “I vigneti di Malulena”, associazione che ha cuore, oltre al vino, la promozione di prodotti tipici locali, come formaggi, tartufi, funghi, noci, salumi e ortaggi, che deliziano la gastronomia e il palato“.

“Il produttore Angelo Romano e gli altri membri dell’associazione – che, come lui, hanno aderito al progetto, sposando idee ed iniziative volte allo sviluppo economico, sociale e culturale del territorio – sono la prova tangibile, afferma la dottoressa, che con il sacrificio, la dedizione e la professionalità si possono ottenere risultati esemplari. Intanto, la degustazione prosegue, incontrando il favore del pubblico e, tra un calice di Aglianico e un pezzo di soppressata locale, Angelo mi racconta, dettagliatamente, il processo di lavorazione effettuato, per ottenere un vino eccellente“:  ”Il buon vino, di qualità, spiega Angelo, lo si produce già in vigna, con processi di lavorazione tradizionali, trattamenti di sola copertura, eseguiti con zolfo e verderame, diradamento estremo, selezione dei grappoli migliori, pigiatura soffice, lunghe fermentazioni, continui travasi, per la chiarificazione e l’affinamento in botti di rovere, nonché in bottiglia. È in questo processo, attento e meticoloso, che trovano genesi i tre vini prodotti da “I Vigneti di Malulena” “.

Un lavoro soddisfacente, eseguito a regola d’arte, con passione, serietà e diligenza. L’auspicio è che progetti, come questo, possano trovare terreno fertile, in un territorio arido, dal punto di vista politico ed economico, ma ricco di risorse, sulle quali poter investire. L’Irpinia può, deve rinascere e brillare, nuovamente, di luce propria, attraverso menti valide e appassionate, come Angelo e i suoi collaboratori, e con l’ausilio di una politica meno accentratrice e più risolutiva” conclude la dottoressa Gregorio.    

Source: www.irpinia24.it