Franco Gabrielli al Moscati come testimonial della donazione di sangue

Il Capo della Polizia è intervenuto in occasione del convegno organizzato dall'Associazione Donatorinati: "Il mio orgoglio non è essere al vertice di un'organizzazione formata da centomila persone, ma avere tre figli donatori". Inaugurato impianto di comunicazione nel reparto trapianti di Ematologia

IMG_20170301_103846Avellino – Il Capo della Polizia Franco Gabrielli ha fatto visita all’Ospedale Moscati di Avellino in occasione del convegno “Solidarietà Con…divisa – Progetto Desireè” dell’Associazione Donatorinati. Gabrielli, donatore e convinto sostenitore dell’Associazione, è stato chiamato ad inaugurare anche un impianto di comunicazione donato dall’Associazione grazie ai fondi del Gran Galà 2016 al reparto di ematologiati. Ad essere scettico su questo evento proprio il direttore dell’Azienda sanitaria Angelo Percopo: “Immagino che questo tipo di solidarietà camminasse in autonomia. Devo riconoscere a me stesso che sono stato sconfessato. E’ la solidarietà che fa andare avanti le strutture ospedaliere. Ringrazio l’associazione per averci offerto questa possibilità”.

Donatorinati è nata bene 14 anni fa, conta quasi 11mila iscritti. In un anno sono state raccolte olte 3mila sacche di sangue che sono servite a più di cento assistenze.

L’associazione – spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Donatori Volontari Claudio Saltari – ha recuperato una tradizione della Polizia. Il Prefetto Gabrielli era un nostro donatore anche prima di diventare Capo della Polizia e lo è ancora. Non faremo mai cadere l’opportunità di avere al fianco una grande organizzazione come la Polizia, che come lo stesso Gabrielli ha definito sono il Pronto Soccorso della società. Ricordiamo che chi dona può avere un controllo periodico dello stato di salute”.

Rizieri Annunziata, presidente dell’Associazione Donatori Volontari della Campania esordisce ricordando  una data, il 24 giugno 2005. In questo giorno si svolse la prima giornata di donazione organizzata dall’associazione: “Abbiamo iniziato un progetto importante anche con i giovani, per sensibilizzarli a questo atto di generosità. Quando ho conosciuto Desireè (la giovane che ha dato il nome al progetto) aveva 15 anni era stata strappata dalla scuola e rinchiusa in ospedale. Ora è una nostra socia e volontaria e ci aiuta a scuotere tantissimi cuori”.

Dello strumento di comunicazione collocato questa mattina nelle stanze sterili nel reparto trapianti di Ematologia parla il direttore Nicola Cantore: “I pazienti potranno comunicare con amici e familiari grazie a questi telefoni. Ricordiamo che chi accetta il trapianto lo fa per avere più chance e l’isolamento può durare per mesi. Una condizione che fa sentire la persona down. L’impianto donato dalla Polizia aiuta a migliorare lo stato d’animo del paziente e di conseguenza facilita il nostro lavoro”.

Desireè De Marco, ha raccontato alla platea, visibilmente commossa. A 15 anni ha scoperto di essere affetta da leucemia mieloide acuta, il suo midollo non era in grado di produrre cellule sane. Dopo due cicli di chemio è dovuta ricorrere al trapianto, reso possibile grazie alla compatibilità con la sorella: “Sono stata tre mesi in isolamento e questa è la parola chiave del progetto. Ero chiusa in quattro pareti di cui una di vetro, una via di comunicazione con l’esterno. E’ come vivere in una bolla di sapone, dove immagini e suoni non sono percepiti chiaramente. Dopo le dimissioni non ho potuto frequentare luoghi affollati e non potevo stare a stretto contatto con familiari e amici. Ringrazio l’istituto Amabile per non avervi fatto perdere l’anno, mi hanno dato la possibilità di studiare a casa con i docenti. E ringrazio la città di Avellino e  l’Associazione per aver dato il modo ai pazienti di comunicare più facilmente”.IMG_20170301_112921

Toccanti”, con questo termine Gabrielli descrive le parole di Desireè ricordando che “bisogna sempre tenere i piedi a terra”. Non mancano i complimenti del Capo della Polizia per il “Moscati”: “E’ una bellissima struttura del Sud, terra che amo profondamente. Spesso viene riportata come esempio negativo, invece esprime anche eccellenze di questo tipo. L’Associazione nasce all’interno della Polizia di Stato. La nostra mission è essere al servizio del cittadino. Quando l’autorità diventa vessazione è qualcosa che non ci appartiene. Donare è qualcosa di personale, è solidarietà e generosità. Valori che rifuggono dalle luci della ribalta. Però chi come me è una persona pubblica, è importante che porti la sua esperienza di donatore per dare l’esempio. Il mio orgoglio non è stare al vertice di un’organizzazione di centomila persone, ma avere tre figli donatori”.

Gabrielli sottolinea che donare il sangue è un modo per volersi bene, in quanto permette screening costante. Questo concetto è strettamente legato a come si è avvicinato alla donazione: “Se non riusciamo a solleticare la parte migliore di noi, possiamo guardare l’aspetto più egoistico. A un mio amico nel corso di una donazione è stata riscontrata una leucemia. La velocità di intervento ha permesso di superare il problema. Quando si sona ci si sente più leggero non solo per la sacca di sangue che ti tolgono, ma nell’animo. E’ essere più donne e più uomini, è donare la vita”.

Source: www.irpinia24.it