Lioni – Successo strepitoso per il cortometraggio “Meraviglie d’Entroterra”

In soli due giorni, giovedì 26 e venerdì 27 gennaio, Agostino Catarinella, sceneggiatore, nonché musicista ventitreenne, è riuscito a riempire le sale del Cinema Nuovo

FOTO AGOSTINO CATARINELLALioni – L’Anteprima Nazionale del cortometraggio, “Meraviglie d’Entroterra”, pellicola ideata, scritta e prodotta dal giovane irpino Agostino Catarinella, si è rivelata un successo strepitoso, superando, di gran lunga, le aspettative. In soli due giorni, giovedì 26 e venerdì 27 gennaio, lo sceneggiatore, nonché musicista ventitreenne, è riuscito a riempire le sale del Cinema Nuovo di Lioni. Non bastava il sold out dei biglietti, l’entusiasmo irrefrenabile del pubblico, a gran richiesta, il film-documentario è stato riproposto sul grande schermo. Venerdì 3 febbraio è partito, infatti, il “matinée” di “Meraviglie d’Entroterra”: centinaia di studenti, provenienti dalle scuole primarie e secondarie di primo grado dei comuni di Montemarano, Castelvetere e Volturara Irpina, sono accorsi al cinema di Lioni per assistere alla proiezione del cortometraggio. Un successo dietro l’altro per Agostino Catarinella, che ancora stenta a credere che il suo film sia approdato, addirittura, in tv. “Meraviglie d’Entroterra” è stato trasmesso sul canale 903 della piattaforma Sky, sabato 4 e domenica 5 febbraio, alle ore 15:00.

Un orgoglio per l’irpinia, una motivazione in più per credere che la nostra terra possa rinascere e rifiorire. Il cortometraggio, della durata di 27 minuti, circa, è ambientato  nell’antico borgo di Montemarano, negli anni ’40-’50 del Novecento, l’epoca che vide sorgere e svilupparsi il Neorealismo di Visconti , De Santis, Rossellini. Nomi illustri, pellicole prestigiose, che hanno segnato la storia cinematografica italiana e che Catarinella, grazie al suo entusiasmo e alla sua passione, è riuscito a farci riassaporare. Come De Sica e Zavattini, il giovane produttore irpino, per il suo film-documentario, ha scelto un linguaggio immediato, diretto, umile, popolare, ricco di localismi, arcaismi e forme dialettali, per rappresentare al meglio la realtà del tempo, con le sue preziose e numerose tradizioni, patrimonio incommensurabile della comunità. Nessun attore professionista, nel cast, ma gente del posto – molti i bambini e le persone anziane, tra cui la nonna dello stesso Catarinella, protagonista della pellicola – che si è prestata e si è scoperta capace di interpretare un ruolo, o meglio, di far rivivere, in quei 27 minuti, uno spaccato di vita contadina, agreste, appartenente ai propri avi o alla propria infanzia. Quello che emerge è, senza dubbio, il rapporto viscerale, ancestrale, oserei dire, simbiotico, tra l’uomo e la terra; nonostante la povertà e la penuria di cibo, in quegli anni, bastava quel poco che si possedeva a rendere felici le persone e ad aggregare le famiglie, “perché la vita,” – rammenta una voce, imponente e sublime, che sembra provenire dall’Alto, durante una scena del cortometraggio – “qualunque essa sia, vale la pena di essere vissuta”.

Un messaggio importante, emblematico, quello del produttore irpino, il quale auspica, attraverso il suo progetto, la rivalutazione e la valorizzazione dell’Irpinia, la sua amata terra, alla quale si sente profondamente devoto. <<Non è stato facile realizzare il cortometraggio>> - dichiara lo sceneggiatore – <<anche perché ho dovuto autofinanziarmi e le spese affrontate, essendo io molto giovane, sono state esorbitanti: dai costumi, al trucco, passando per gli oggetti impiegati per allestire la scena; ho curato ogni dettaglio. Il mio intento era quello di realizzare un prodotto valido ed efficace, che potesse essere apprezzato e che arrivasse al cuore di tutti. Ho creduto e credo fermamente in questo progetto, che nasce dalla voglia di esaltare le bellezze e la semplicità esemplare della nostra Irpinia, attraverso i costumi e le antiche tradizioni, come la tarantella o gli strumenti utilizzati per la lavorazione del mais>>. L’entusiasmo, la genuinità e la spiccata sensibilità umana ed intellettiva di questo giovane produttore si percepiscono dalla sincerità e dal candore dei suoi occhi, quando racconta il legame profondo che lo unisce a sua nonna. <<Sono cresciuto>> – dichiara Catarinella -  <<con i racconti e gli aneddoti di mia nonna, baluardo della mia esistenza e protagonista del mio lavoro; lei, la matriarca, l’angelo della casa, del focolare domestico, sia nella vita reale che sul set cinematografico. Ѐ a lei, oltre che alla mia gente e al mio paese, Montemarano, che ho dedicato il mio progetto; lei è stata la mia Musa ispiratrice. Recitare al suo fianco è stata un’emozione indescrivibile>>.

Agostino non ha grilli per la testa, non vuole diventare uno sceneggiatore di fama internazionale, non vuole essere riconosciuto per strada, a lui interessa, soltanto, che il suo messaggio arrivi al popolo, affinché altri giovani, come lui, possano preoccuparsi di valorizzare e recuperare l’ingente patrimonio storico – culturale del proprio territorio, risollevando quest’ultimo da un lungo periodo di torpore. Decisamente nobile, da parte del giovane produttore, il gesto di devolvere metà dei guadagni, ricavati dal film, alla fondazione Telethon, per finanziare la ricerca sulle malattie genetiche. <<Ho scelto di destinare il 50% degli incassi alla fondazione Telethon per dare una speranza a chi è meno fortunato di noi, a chi, da anni, combatte contro malattie, di cui ancora non si conoscono le cure. Questo gesto l’ho sentito dal profondo dell’anima, è stato dettato dal mio cuore. Dopo aver emozionato e regalato un sorriso ai miei conterranei, attraverso il film, ho rivolto lo sguardo a chi necessita di aiuto, a chi ha bisogno di sperare e di credere che una soluzione ci sia>> – conclude lo sceneggiatore. Parole incisive, che disarmano, soprattutto quando a pronunciarle è un ragazzo di soli 23 anni. Non meno saggio e brillante è il suo compagno di avventura, il collega, l’amico, a cui Agostino deve parte del suo successo. Si tratta del regista del cortometraggio, il ventunenne Dante Spiniello, anche lui irpino, di Grottolella, giovane promessa cinematografica. Al termine della proiezione del film, mi avvicino a Spiniello, per porgli qualche domanda, e scopro un ragazzo particolarmente in gamba, sicuro di sé, affabile, che non esita a raccontarmi dettagli e aneddoti. <<Ho conosciuto Agostino>> – dichiara il regista – <<attraverso l’attrice Angelina Martino. Da lì abbiamo iniziato a confrontarci, a scambiarci opinioni sui nostri progetti, sulle nostre aspettative ed è nato tutto. Lavorare con Agostino e i montemaranesi è stato entusiasmante, stimolante. Sono persone umili, spontanee, di cuore, con le quali si instaura subito un rapporto di complicità e armonia. Ѐ stato divertente girare le scene insieme a loro, anche quelle più complicate ed impegnative. Le riprese sono durate cinque giorni, sei mesi in fase di produzione>>. <<Ѐ fondamentale>> – prosegue Spiniello – <<che tra la troupe, il regista e gli attori si crei empatia, così diventa meno faticoso lavorare insieme>>. I suoi occhi si accendono di passione, quando, alla domanda in merito ai progetti futuri, con un sorriso, risponde: <<Curare la regia del film è stata un’esperienza importante, memorabile, che mi ha arricchito fortemente, sia dal punto di vista professionale che umano. Per quanto riguarda il mio avvenire, la mente elabora continuamente idee, ma adesso>> – conclude il regista - <<pensiamo al cortometraggio>>.

Vado via dalla sala 1 del Cinema Nuovo di Lioni, con un bagaglio e una certezza in più: i giovani di oggi sono appassionati, volitivi e particolarmente virtuosi. Agostino Catarinella, Dante Spiniello e Pierpaolo Carlino, l’esuberante ed intraprendente conduttore dell’anteprima del film, noto speaker radiofonico, tra l’altro, ne sono la prova lampante. Straordinario ed impeccabile l’intero staff, che include tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione e al successo del film, dalla colonna sonora, ai costumi, passando per il trucco e il parrucco, le luci e l’audio. L’Irpinia è un terreno fertile per menti fervide, eccelse e fuori dal comune, come loro e molti altri ragazzi. Bisogna riscoprire e incentivare la nostra terra, nutrirla e dissetarla costantemente, trasformarla in un manto avvolgente, confortevole e accogliente per i suoi figli, desiderosi di esprimere, proprio qui, in questi luoghi ameni, incantevoli, spesso dimenticati, abbandonati, il proprio potenziale e le proprie attitudini artistiche e professionali, senza la necessità di andare via. 

 

 

 

 

 

Source: www.irpinia24.it