In assise per Angelo: l’iniziativa di Gaetano, Maria e di tutti quei cittadini che non faranno finta di niente

Un'intervista doppia a due cittadini che chiedono scusa per ciò che è successo e fanno un appello a tutti perché si impedisca in futuro di rivivere situazioni di abbandono sociale

Mercatone 2Avellino – Dopo la morte di Angelo, il clochard che si appoggiava al Mercatone per trascorrere la notte, parte della comunità avellinese ha avuto un sussulto interiore. Persone come Gaetano e Maria si sono mobilitate per mostrare che la Città c’è, che non è assuefatta all’indifferenza, ma vede e soffre. Pur svolgendo essi attività politica, abbiamo discusso, senza rimarcare appartenenze e personalizzare questioni, di quel che è accaduto e dell’iniziativa di presenziare al prossimo consiglio comunale con una candela in mano, osservando un semplice e religioso silenzio.

Avete chiesto ai cittadini avellinesi di munirsi di candele e di partecipare all’assise senza protestare, solo per Angelo.

Risponde Maria – “L’iniziativa nasce in maniera del tutto spontanea, l’avvenimento ci ha colpito molto umanamente e non riusciamo a catalogarlo in semplici passaggi burocratici. Al di là della nostra professione, siamo due cittadini, che hanno cominciato a leggere ciò che gli altri scrivevano sui social e ciò che riferiva la stampa e ci siamo posti delle domande. Quando muore una persona senza fissa dimora si dice il nome, questo spersonalizza ulteriormente l’individuo, è come se il soggetto non avesse una storia, poi man mano si aggiunge la narrazione dei fatti e qualcuno trova una spiegazione sociologica, antropologica, individuando responsabilità. Io, Gaetano e tutti quelli che aderiranno a questa iniziativa ci siamo responsabilizzati in prima persona e poi ci siamo interrogati sulle altre responsabilità. Vogliamo che il nostro rumoroso silenzio faccia capire a chi in quella sede deve amministrare i nostri interessi che noi vigiliamo e vigileremo perché situazioni del genere non accadano più. Non siamo più disposti a leggere giustificazioni. Laddove non possono arrivare le famiglie e la comunità è lo Stato che deve occuparsi della tutela della salute e dell’incolumità del singolo.

La situazione di Angelo era nota e per questo motivo in molti stanno “chiedendo la testa” dell’Assessore alle Politiche Sociali, Teresa Mele, ritendo che le dimissioni sarebbero state un atto dovuto.

Risponde Gaetano – “Sulla morte di una persona in stato di abbandono la questione non possono essere solo le responsabilità e la loro attribuzione. Vorrei che Lunedì la nostra comunità, con una partecipazione massiccia, possa dar segno che esiste. Non possiamo sempre pensare che le persone esistono nello spazio di un post sui social, la presenza fisica ha un valore altamente simbolico. Significa che c’è un folto gruppo di persone che chiede delle risposte, perché temi come la povertà, come la dispersione scolastica o la questione dei migranti ci riguardano da vicino. Avellino, capoluogo di provincia, non ha predisposto alcun piano di accoglienza per gli immigrati, non c’è un censimento dei livelli di povertà. Noi, però, non andiamo a chiedere la testa di nessuno, ma nostro obiettivo è sensibilizzare maggiormente chi amministra sui problemi della povertà e dell’abbandono.

Ad Avellino diverse persone hanno lamentato che in tutta la provincia ci si occuperebbe degli immigrati, dando loro un posto dove stare, mentre persone come Angelo sono destinate all’isolamento sociale. Non vi sembrano discorsi che rischiano di aggravare una lotta sociale tra poveri già in corso?

Risponde Maria – “Quando si riducono le tutele la gente si incattivisce e l’elemento nei confronti del quale si reagisce chiaramente è il diverso, in primis l’extracomunitario. Poiché le informazioni non sono ben veicolate spesso passa il messaggio che il richiedente asilo campi di sussidi, ma così non è. E’ vero che nelle cooperative c’è un mare di affarismo, ma è accettabile promuovere una guerra tra poveri”.

Interviene Gaetano – “Mi farebbe piacere se si evitasse questa gara a chi è più bisognoso. In città ci sono delle situazioni esplosive e gravissime, Angelo aveva occupato il Mercatone ma chi ci dice che non ci siano altre strutture pubbliche abbandonate occupate da persone in difficoltà?”

In altre città italiane, per via del freddo eccessivo e di scomparse come quella di Angelo, si sono lasciate aperte stazioni e altri luoghi pubblici per consentire di passare la notte al caldo.

Risponde Maria – “Come per l’emergenza neve, anche in questo caso, si predispongono delle misure perché ci si aspettano delle situazioni. Invece, nella nostra città, sembra che come si segnali un mal funzionamento della macchina si stia conducendo una crociata contro qualcuno e le vere questioni restano sotto il tappeto. Abbiamo scelto il prossimo consiglio comunale, perché all’ordine del giorno non ci saranno punti per i quali la nostra presenza possa caricarsi di altri significati”.

Interviene Gaetano – “Il consiglio comunale e piazza del popolo appartengono ai cittadini, quindi è quello il posto dove noi dobbiamo ricordare Angelo”.

Il Mercatone in un certo senso è il simbolo del fallimento collettivo di questa città…

Risponde Gaetano – “Non è il fallimento dell’amministrazione, ma di un modo di intendere la cosa pubblica. Non è andando con i lucchetti a chiudere ma dando una destinazione, chiedendosi quale sia il futuro di quella struttura, che si risponde alla comunità. Avellino non è una grande metropoli, certe situazioni sono evidenti e mi chiedo come sia possibile non intercettare le necessità di chi non ce la fa. Sappiamo tutti cosa c’è in alcuni alloggi popolari e in altre strutture, come può non rendersene conto chi dovrebbe provvedere a queste emergenze?”

Interviene Maria – Il problema è come immaginare lo Stato sociale e il futuro, smettendo di pensare solo al presente perché non ce lo possiamo più permettere”. Bisogna uscire dal servilismo, avere il coraggio di rifiutare le imposizioni del lacchè di turno e provvedere in tempo al benessere di questa comunità. E non vale solo per il Mercatone ma per tutte quelle strutture come l’Eliseo, per esempio, per le quali ancora si fatica ad attribuire un ruolo, quindi non c’è alcuna velleità di strumentalizzazione. Desideriamo semplicemente vivere la realtà e cambiarla, sapendo di poterci guardare allo specchio serenamente”.

Denunciare è importante, ma in questi casi quando si fanno delle analisi è lecito aspettarsi anche delle proposte. Voi come affrontereste la situazione?

Risponde Gaetano – “In tante città, anche più piccole di Avellino, ho visto l’esistenza di centri di accoglienza diurni, gestiti da cooperative che sono altra cosa da quelle sul nostro territorio e soprattutto non sono dislocati nelle periferie estreme, come ghetti, ma sorgono nel centro. Bisogna aprire gli occhi e pianificare, tenendo conto anche dei fondi regionali ed europei, che spesi bene molto potrebbero risolvere”.

Interviene Maria – “E’ questione di umanità, di non lasciare indietro nessuno. Auspico che tutta la comunità si interroghi e possa provare vergogna, come la proviamo noi, per quanto si è verificato, perché un domani ,ciò che è successo ad Angelo, potrebbe accadere a noi o ai nostri figli se non si mettono a punto tutele adeguate”.

di F.C.

 

Source: www.irpinia24.it