Leggete Bauman – Non abbiate paura di ascoltare parole che vanno oltre il “normale” senso comune

Interpretate la realtà attraverso i vostri occhi, ma rendeteli occhi consapevoli, indossate gli occhiali di chi ha speso una vita a riflettere su ciò che accade nella nostra società

ZYGMUNT-BAUMAN-02-INED21Se la perdita di Bauman ha un senso, per me ce l’ha nell’aver concesso l’opportunità, mai scontata, di dedicare delle pagine e degli articoli, dei servizi in tv e magari – voglio essere utopica – anche delle trasmissioni televisive a colui che instancabile e infaticabile ha investigato ogni aspetto della vita umana attraverso  la vastità dello sguardo, la larghezza degli interessi, la molteplicità degli approcci. Immensa la sua produzione, con oltre 50 opere, tra cui conferenze, saggi, articoli. Provo a sollevare qui uno dei temi per cui si è più speso: la critica alla modernità.

La crescita, che mai deve fermarsi, ha assorbito nella sua furia dominatrice anche le relazioni umane. Nella società cosiddetta della ‘modernità solida’ i lavoratori e i padroni dipendevano gli uni dagli altri, vivendo in una sorta di mutua dipendenza che equilibrava i rapporti e le esigenze delle due parti. Era un’ottima situazione in cui negoziare: ci potevano essere liti, scontri ma alla fine si arrivava ad un accordo perché le parti sapevano di incontrarsi giorno dopo giorno ed erano costrette ad elaborare una sorta di vita in comune. Poi la situazione cambiò, ci fu una deregolamentazione e la possibilità di spostare i capitali altrove (delocalizzazione) molto velocemente, premendo il tasto di un computer. Così i proprietari dei capitali cessano di essere dipendenti dai lavoratori locali, adesso la dipendenza è unilaterale. I capitali oggi vengono spostati ovunque ci siano condizioni più favorevoli attraverso cui fare profitto, i lavoratori no. Quindi questa mutua dipendenza è spezzata e con essa anche la possibilità di comunicare, si distruggono  i legami, si sciolgono le connessioni”.

Liquida – per utilizzare il concetto stucchevolmente più letto di Bauman -  è questa nostra società, che ha perso il senso della comunità, priva di collanti al di là del profitto e del consumo, una società il cui imperativo è stare dentro un sistema senza la possibilità di uscire. Ci raccontano sempre la stessa storia: un essere umano è utile ad un altro soltanto a condizione di poter essere sfruttato a proprio vantaggio e che la pattumiera, destinazione ultima degli esclusi, è la prospettiva naturale per coloro che non si adeguano più.

Solo fino a 50 anni fa, la nostra era una società di produttori, non è più così. Adesso la nostra identità  - afferma Bauman – passa dal nostro ruolo di consumatori. Dai cittadini non si pretende più che contribuiscano alla formazione delle leggi, adesso si pretende che cerchiamo le soluzioni nei negozi”.

Pensateci, pensate a tutti quei concetti pseudoscientifici che ci propinano i telegiornali, a tutte quelle definizioni e a quella dialettica forbita che ci rinchiude in categorie a cui la maggior parte di coloro che attentamente seguono, con cadenza spasmodica oserei dire durante il giorno, questi notiziari nemmeno riesce a dare un significato. E non è un’offesa verso chi, a modo proprio e anche ingenuamente, è alla ricerca di spiegazioni e si pone delle domande su ciò che gli succede intorno, la critica sta negli strumenti e nei mezzi in cui queste risposte si cercano. Il pensiero di questo grande autore è una mano tesa verso chi ha la curiosità di guardare oltre, è così che va interpretato.

imagesParliamo ad esempio di povertà, quante volte avete sentito parlare di povertà relativa e assoluta, e quante spiegazioni su ciò che questi concetti significano avete ascoltato? Sociologicamente parlando è questa la definizione che si dà di povertà relativa: “[…] E’ correlata agli standard di vita prevalenti all’interno di una data comunità e comprendente bisogni che vanno al di là della semplice sopravvivenza”. Bauman la definiva invece, così: “Viene tracciata una linea, quella della povertà relativa, nel punto in cui le persone non ce la fanno più a compiere il loro dovere e in questo caso si diventa dei consumatori difettosi”. Avete mai ragionato su questi concetti in questo modo? Attraverso questo tipo di pensiero critico? Cosa c’è di più elettrizzante di guardare la realtà che ci circonda attraverso modelli di pensiero nuovi, dirompenti, che ci aprono varchi su punti di vista mai toccati prima. È così, secondo me, che si diventa cittadini consapevoli!

Sulla soglia di questo nuovo secolo il grande interrogativo è se il gioco dell’inclusione e esclusione sia l’unica forma che il nostro mondo può assumere. Concludo con un pensiero completamente personale, ciò che riconosco e che da sempre ho amato di Bauman, più di ogni altra, è stata la sua capacità di descrivere gli esiti della forsennata corsa senza meta della società post-moderna, attraverso una straziante analisi del nostro mondo,un mondo in cui la “globalizzazione delle ricchezze”  ha oscurato quella ben più mastodontica, gravissima, delle povertà.

Risvegliatevi, ritornate umani e chiedetevi cosa c’è dietro al decantato e inseguito “progresso”, iniziate a comprendere che il “mondo globale”, per come ce lo descrivono, è solo uno specchietto per le allodole.

Source: www.irpinia24.it